Guerra dei sessi in Parlamento sul ‘fatidico sì’. Due schieramenti opposti: uno si batte perche’ sia consentito il matrimonio tra persone dello stesso sesso; l’altro e’ pronto a dare battaglia nelle aule parlamentari perche’, al contrario, sia un’integrazione all’articolo 29 della Costituzione a sancire che l’unica unione in matrimonio possibile e’ quella tra un uomo e una donna.
Da una parte della barricata ci sono i parlamentari radicali Donatella Poretti, Rita Bernardini e Marco Perduca, palleggiati dalla deputata del PD Anna Paola Concia: e’ il fronte del matrimonio senza distinzione di sesso, di chi sostiene come la Costituzione non vieti esplicitamente il matrimonio basato su nuove forme di relazione affettiva, come le famiglie formate da due uomini o da due donne.
Dall’altra il fronte piu’ conservatore, formato da PdL e Lega, che chiede un intervento del legislatore per chiarire, con una modifica alla Carta fondamentale, come il matrimonio possa essere solo ed esclusivamente l’unione tra un uomo e una donna. Un’alleanza PdL-Carroccio che sostiene come il riconoscimento di carattere matrimoniale dei legami omosessuali sia “del tutto ingiustificato”, sottolinea Lucio Malan, primo firmatario del ddl presentato a palazzo Madama.
No ad interpretazioni “dinamiche” dell’articolo 29 della Costituzione, dicono PdL e Lega. Anzi, per essere sicuri che non vi siano stravolgimenti del dettato costituzionale, e’ opportuno cambiare la norma che fissa il principio entro il quale il legislatore puo’ muoversi. Insomma, sia scritto chiaramente nella Costituzione che ‘La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come societa’ naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna’.
Anche perche’, sottolineano i firmatari del ddl Malan, se in Italia si aprissero le porte ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, allora non si potrebbe negare l’accesso nell’ordinamento anche al diritto alla poligamia: “Se il legame sentimentale e sessuale e’ meritevole in quanto tale di riconoscimento statale, quale ragionamento – argomenta Malan – puo’ giustificare quello poligamico di minore dignita’ rispetto a quello omosessuale?”.
“Non dare alle coppie omosessuali le stesse prerogative riservate a quelle eterosessuali – insiste Malan – non e’ una discriminazione, poiche’ il matrimonio civile non ha nulla a che fare con il legame affettivo e neppure con i rapporti sessuali, ma solo con la loro potenzialita’ generativa. La legge, infatti, tutela anche i figli avuti con la fecondazione assistita o senza affetto. Viceversa, prevede obblighi di carattere sessuale, la fedelta’ e il conseguente ‘dovere coniugale’ sempre in relazione alla riproduzione alla quale il matrimonio e’ legato. Del resto, l’adulterio non e’ piu’ reato, ma costituisce una violazione delle regole del matrimonio”.