Signor Presidente, è un momento che non avremmo mai voluto vivere quello di dover commemorare Silvio Berlusconi, del quale si potrebbero dire mille cose, ma in questo momento bisogna limitarsi ad alcune, tralasciandone tantissime altre: episodi, detti, ricordi.
Berlusconi è stato un innovatore, prima ancora di essere un imprenditore; è stato naturalmente un innovatore come imprenditore nei tanti campi in cui si è cimentato ed è impossibile citarli tutti. Nell’edilizia aveva una nuova idea di città: non i casermoni fatti per moltiplicare il numero di unità abitative a scapito dello stile di vita, ma proprio il contrario. È stato un innovatore nelle televisioni, in modo straordinario e sconvolgente, tanto da sovvertire tutti i pronostici. È stato innovatore nel calcio, raggiungendo traguardi relativamente in poco tempo, che altri club magari hanno raggiunto ma in moltissimo tempo. È stato un imprenditore che ha costruito le fortune sue e delle sue aziende grazie alla capacità innovativa di offrire servizi e idee: ad esempio, con le sue televisioni, servizi ai cittadini, cui forniva nuovi contenuti, come servizi agli inserzionisti, dando nuove opportunità ad essi e in particolare a quelle tante medie e medio-piccole aziende – la grande forza dell’Italia – che nel regime di monopolio precedente avevano enormi difficoltà o erano impossibilitate ad ottenerle. Ha costruito la sua fortuna imprenditoriale grazie alle sue capacità di innovazione e non, come altri hanno fatto magari nei decenni, grazie a sovvenzioni e a prebende sotto vari aspetti. No, sempre e solo con le forze sue e dei suoi tanti collaboratori.
Poi c’è stata la discesa in campo, la ragione per cui abbiamo avuto l’onore di averlo come collega qui al Senato, di averlo come Presidente del Consiglio e di vederlo ricoprire cariche importantissime più a lungo di qualunque altro nella storia della Repubblica italiana. La sua discesa in campo fu dovuta a una straordinaria intuizione, a un’innovazione. Egli intuì e capì che c’era un popolo che si riconosceva in determinati valori, in determinati principi, in determinate idee e anche umori, che era compatibile con un’ampia area degli italiani. Capì che non era né giusto, né ragionevole non far partecipare gli elettori di destra, di quel Movimento Sociale che si stava trasformando in Alleanza Nazionale, non già alla competizione elettorale, alla quale sempre avevano partecipato, ma alla possibilità di scegliere chi governa. La stessa cosa capì che valeva per gli elettori della Lega, all’epoca presente solo nel Nord Italia. Anch’essi meritavano la possibilità, insieme ai tanti elettori del partito che lui fondò e che in due mesi portò a risultati straordinari (Forza Italia), di gareggiare per il Governo e più volte di arrivarci.
Berlusconi è stato Presidente del Consiglio per tre volte. Ha guidato quattro Governi, ma dal 2001 al 2006 c’è stata continuità. E queste tre volte, guarda caso (sembra scontato, ma non lo è stato in molti altri casi), hanno coinciso con tre chiare vittorie elettorali, cosa che non è avvenuta per altri. Oltre a queste tre vittorie, c’è stata anche la vittoria del settembre scorso. La vittoria dell’attuale coalizione che ora vede al Governo il presidente Giorgia Meloni è frutto dell’intuizione di Silvio Berlusconi, fondatore e leader a lungo del centrodestra, di questa idea del centrodestra. Un’idea che può essere portata anche a livello europeo. Se altri leader in Europa avessero avuto le stesse idee, le stesse intuizioni e la stessa capacità di amalgamare, ci sarebbero stati forse meno partiti estremisti e meno divisioni inutili anche in altri Paesi, con beneficio di tutti, non soltanto delle parti moderate, di centro destra e conservatrici (a seconda di come possono essere chiamate nei vari Paesi).
Tutto questo, che è solo una piccola parte di ciò che si potrebbe dire, dice poco per i tanti di noi che abbiamo avuto la fortuna e l’onore di conoscere personalmente Silvio Berlusconi, perché il vuoto che lascia, lo straordinario messaggio e lo straordinario ricordo che lascia in ciascuno di noi non è solo negli straordinari traguardi che ha raggiunto nella politica, nell’imprenditoria e nello sport, ma il suo ricordo è soprattutto per la sua umanità, per la capacità – anche questo è stato detto, ma è giusto ripeterlo, perché evidentemente abbiamo un sentire comune su questo – di mettersi in sintonia con ciascuno. Uno degli uomini di maggiore successo in assoluto in così tanti campi sapeva essere in sintonia con i Capi di Stato da una parte, ma anche con la gente più comune. Sapeva mettersi nei loro panni, sapeva lavorare con loro, sapeva capire le loro esigenze. Per questo molti, pur non avendolo conosciuto da vicino, l’hanno amato, perché comprendevano questa sua empatia e questa straordinaria umanità che ha sempre espresso.
Ci mancherà moltissimo il presidente Berlusconi. Ci lascia però moltissimo, non solo l’eredità politica di cui ho parlato, ma un grande esempio, quella capacità di essere allo stesso tempo un combattente strenuo dal primo all’ultimo giorno del suo impegno politico e, dunque, all’ultimo giorno della sua vita, senza mai però avere parole di odio per nessuno, neanche contro coloro che l’hanno espresso, anche fin troppo recentemente, nei suoi confronti.
Tutto il Gruppo Fratelli d’Italia si stringe ai colleghi e agli amici di Forza Italia, alla famiglia, a tutti coloro che sono stati vicino a lui, ai suoi tantissimi collaboratori e cito perché presente, uno per tutti, il dottor Gianni Letta.
Aggiungo ancora un pensiero: grazie, presidente Berlusconi, per quello che hai fatto, per come sei stato, il tuo ricordo ci darà ulteriore forza nel lavorare per il bene dell’Italia che tu hai tanto amato. (Applausi).