C’è chi la vuole alternata, chi al ‘mattarellum’, chi proporzionale o a doppio turno. C’è chi non la vuole per niente e chi la vuole per forza; c’è chi preferisce il fumo ma dimentica l’arrosto e chi tesse la tela e chi la disfa. Per tutti si chiama legge elettorale, ma solo uno di loro ha il timone per navigare tra le zattere dei dispersi dell’Opposizione: il senatore Lucio Malan, relatore al Senato sulla legge elettorale.
Sono ben 26 i ddl per modificare la legge elettorale di cui Lei è relatore in Commissione Affari Costituzionali al Senato: qual è il loro comun denominatore?
“Nel complesso, c’è la volontà di riformare la legge elettorale ma il vero comun denominatore dell’Opposizione è l’abolizione del premio di Maggioranza – con il rischio, e in alcuni casi la certezza, di un ritorno di fatto al sistema proporzionale; un’intenzione che sembra più un tuffo nostalgico nel passato piuttosto che una riforma. In compenso, per districarsi in questo marasma di provvedimenti, ho voluto mettere a disposizione sul mio sito una ‘scheda riassuntiva delle proposte’, in modo da dare al cittadino un quadro più chiaro della situazione”.
Quali sono i rischi?
“Il rischio più grande è tornare a ignorare la volontà dei cittadini: prima della ‘rivoluzione del ‘94’, con il sistema proporzionale l’elettore non veniva rispettato nel suo ruolo, in quanto i Partiti decidevano in seguito alle elezioni con chi allearsi e, dunque, quale politica fare. Inoltre, con un sistema proporzionale, verrebbe meno la necessità primaria di una Maggioranza coesa, con il rischio di un indebolimento della governabilità”.
Tra le varie proposte, per la Maggioranza il ddl Quagliariello è il favorito: perché?
“Perché ha lo scopo preciso di rafforzare la governabilità, introducendo il premio di Mmaggioranza nazionale anche al Senato – mentre oggi è su base regionale. Si consolida il sistema bipolare anziché rievocare il fantasma inattuale del proporzionale”.
La polemica sulla legge elettorale è tornata ai podi delle classifiche politiche soprattutto per le polemiche del neo-Partito FLI. Sono state avanzate proposte concrete dai finiani?
“In Commissione al Senato non sono pervenuti ddl, né esponenti del neo-Partito si sono fatti firmatari di proposte quando erano ancora membri del PdL”.
C’è veramente bisogno, secondo Lei, di questa riforma?
“Non è una delle riforme che sta più a cuore ai cittadini, ma di certo è un cavallo di battaglia per l’Opposizione dopo che molti, anche della Maggioranza, hanno detto ogni male della legge in vigore. Da parte del PdL, c’è l’obiettivo di rafforzare la governabilità e il rispetto della volontà dei cittadini, dunque le intenzioni sono serie. Non pensiamo, però, che questo faccia sparire i problemi dell’Italia, alla risoluzione dei quali continuiamo principalmente a dedicarci”.