Cyberbullismo: tutelare la dignità e l’onorabilità delle persone e proteggere i più giovani

Occorrono prevenzione, sensibilizzazione dei ragazzi e responsabilizzazione dei gestori di siti e pagine sui social networks

Signor Presidente,

il lavoro fatto in Commissione su questo disegno di legge è stato importante. Ringrazio quindi in particolare il senatore Palermo, che è il relatore, e tutti i colleghi della Commissione. Credo sia un fatto inconsueto e lodevole che si combattano fenomeni negativi come, in questo caso, il cyberbullismo – che, forse, si poteva anche chiamare nella nostra lingua (bullismo telematico o informatico) – non con il solito sistema del raddoppio, della quadruplicazione o della decuplicazione delle pene o della burocratizzazione di qualunque cosa, purtroppo è stato consueto in questi anni, ma con un approccio di prevenzione focalizzato soprattutto nel fornire gli strumenti utili a degli interventi efficaci.

Il bullismo attraverso Internet è un fenomeno di cui si è anche molto parlato nei media per fatti tragici avvenuti a danno di persone generalmente giovani e giovanissime o, comunque, fragili, ed è legato al problema della difficoltà che si incontra quando si cerca di rimuovere contenuti di un certo tipo dalla rete.

Tale rimozione resterà comunque difficile, anche una volta approvato questo disegno di legge, che mi auguro la Camera non torni a modificare. È, tuttavia, molto utile avere perlomeno gli strumenti per poter intervenire in modo rapido ed efficace in molti casi; certo, non in tutti. Non a caso, è prevista nel disegno di legge anche un’opera di sensibilizzazione, in particolare nei confronti degli studenti, dei giovani – che sono coloro che, ancor più che essere esposti, si espongono maggiormente in questo settore – ricordando loro che uno scritto o, più frequentemente, una foto postati su Internet poi risultano estremamente difficili da eliminare. Nonostante gli strumenti che il disegno di legge fornirà, tale difficoltà resterà, ragion per cui un’educazione, una sensibilizzazione in questo senso è molto importante.

C’erano già state in passato campagne d’informazione, come anche inserzioni televisive, sicuramente positive ma, naturalmente, il fenomeno resta; perché la sete di protagonismo o la leggerezza con cui si pubblicano foto scherzose – magari anche un po’ più che «scherzose» – è frequente. Poi, però, a distanza di chissà quanto tempo – anni, se non addirittura decenni – a una persona che vorrà aspirare a certi ruoli, nel privato o nel pubblico, verrà mostrata qualche foto imbarazzante di quando aveva dodici, quattordici o vent’anni. Trovo pertanto particolarmente lodevole questo approccio, non basato su irragionevoli – e di solito impraticabili – repressioni, ma su interventi specifici, puntuali, che responsabilizzano tutti coloro che operano in rete, e specialmente coloro che lo fanno gestendo siti o pagine sui social network.

Non bisogna limitare la libertà di espressione su Internet – così come non bisogna farlo nella Stampa, nella radio e tele diffusione – ma ciò non significa che un atto, che compiuto al di fuori di Internet è reato, se fatto attraverso la rete deve essere protetto da qualunque intervento in nome della libertà della rete stessa. Se la diffamazione e la violazione della privacy sono considerati reati, devono essere puniti indipendentemente dal mezzo attraverso il quale vengono posti in essere. In questo caso, però, siamo di fronte a un fenomeno che molto difficilmente costituisce reato o che, comunque, anche quando è riconosciuto come reato, è molto difficile da combattere con gli strumenti ordinari. Occorre, dunque, fornire gli strumenti anzitutto per limitare il danno, perché più che ottenere punizioni esemplari – magari dopo chissà quanti anni, a danno di persone che nel frattempo sono cambiate, per cui la pena non ha più alcuna reale funzione – bisogna innanzi tutto tutelare la dignità delle persone, in particolare dei giovani, dei giovanissimi che si trovano a essere esposti in questo modo.

Il fenomeno del bullismo, delle intimidazioni, delle molestie nei confronti di persone è, purtroppo, sempre stato molto diffuso tra i giovani, sui banchi di scuola. La rete, però, lo amplifica fortemente, ragion per cui una cosa che prima veniva diffusa tra qualche decina di persone, oggi viene potenzialmente diffusa tra milioni di persone. Ecco perché è necessario avere strumenti specifici.

L’altro ramo del Parlamento, preso dall’entusiasmo, al disegno di legge approvato dal Senato ha aggiunto anche il fenomeno del bullismo, estendendo enormemente il campo e introducendo una serie di comportamenti con definizioni molto vaghe; cosa che, da un lato, rendeva inefficace la parte sulla quale noi ci eravamo focalizzati e l’argomento sul quale il disegno di legge era nato ed era stato elaborato in Commissione e poi in Aula qui al Senato, e, dall’altro, introduceva fattispecie di comportamenti talmente vaghe che vi erano, sì, il rischio di una limitazione della libertà e di un eccesso di interventismo, nonché un obiettivo talmente vasto da essere molto difficilmente raggiungibile.

La Commissione, pertanto, ha ben fatto a ritornare – attraverso numerosi emendamenti del relatore, che mi pare siano stati votati all’unanimità dalla Commissione – all’impostazione iniziale, che ha la sua efficacia. Se poi l’altro ramo del Parlamento o questo intenderanno intervenire sul fenomeno del bullismo in generale, è opportuno, ordinato ed efficace che lo si faccia separatamente, con un altro disegno di legge. Ricordiamoci che, in questi anni, la numerazione delle leggi che ci troviamo alla fine dell’anno – che di solito è attribuita o alla legge di bilancio, come si chiama oggi, o a quello che tradizionalmente è l’ultimo provvedimento dell’anno, e cioè il decreto di proroga dei termini – si è attestata sotto al 200, mentre vi furono anni in cui le leggi approvate arrivavano a 1.000 o 1.500 (non parlo delle epoche in cui superavano le 2.000, che era l’epoca della dittatura, nella quale c’era una grande efficienza legislativa, alla quale francamente – come spero tutti noi – non aspiro). Il fatto però che un disegno di legge debba per forza essere composto da decine di articoli per poter essere degno d’approvazione credo sia negativo, perché impedisce quei tanti interventi puntuali che sono necessari e risolvono piccoli problemi. Pur trattandosi di piccoli problemi, cominciamo a risolverli: ai grandi, ci pensano i disegni di legge governativi o quelli epocali, che partono con grandissime ambizioni e non sempre raggiungono l’obiettivo, ma si spera che qualche volta lo facciano.

Qui circoscriviamo la materia e cerchiamo di tutelare i ragazzi; ma non solo, per la verità: cerchiamo di tutelare anche l’onorabilità delle persone, nell’ambito di un Internet che dev’essere libero, espressione di libertà e del pluralismo di opinione, strumento preziosissimo che, però, non può essere usato per distruggere la reputazione o addirittura la personalità di individui, in particolare quelli deboli. Cosa che non di rado, purtroppo, ha esiti tragici.

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