Che dire, allora, degli immigrati? Hanno le stesse possibilità di venire in Parlamento di noi, Cittadini da sempre?
Intervento in Aula, per dichiarazione di voto in dissenso dal Gruppo, sui disegni di legge concernenti la parità di genere nell’accesso alle cariche elettive
Signor Presidente,
se, per ipotesi assurda, in questo Paese non votassero le donne e votassero solo gli uomini, delle norme che costringessero a votare anche per delle donne sarebbero doverose ma, in realtà, sarebbe doveroso farle votare a loro. Se, per una maledizione non potessero votare, bisognerebbe imporre una norma di questo genere. Ma in questo Paese le donne votano dal 1946: sono libere di votare per chi vogliono, così come sono stati e sono liberi di votare per chi vogliono gli uomini.
In una competizione in cui le qualità delle donne hanno tutte le possibilità di emergere e in cui oltre la metà di coloro che compongono la giuria di questa grande competizione che sono le elezioni sono donne, io davvero non riesco a capire concettualmente dove sia la necessità di dare una corsia preferenziale, di assegnare particolari possibilità alle donne, che hanno tutte le qualità – e lo vediamo in quest’Assemblea e fuori da questa Assemblea – per riuscire in questa come in tutte le altre professioni. Io davvero in questo non riesco a capire la differenza.
Nel 1948 passò il principio fondamentale, peraltro già affermato nelle elezioni del 1946, che le donne sono uguali agli uomini. Ora abbiamo scoperto, evidentemente, che le donne sono inferiori perché bisogna dare loro delle facilitazioni particolari. Io non lo credo assolutamente, e ritengo che le donne abbiano esattamente le stesse possibilità degli uomini.
Ma la cosa che più mi respinge di questa legge è il tipo di società che ne emerge. Non è solo una questione di presenza nei Consigli comunali e neanche di presenza nelle Aule parlamentari (che, poi, è il vero obiettivo di questa legge, anche se non le riguarda direttamente), ma il punto è la concezione di società: una società dove le donne dovrebbero per forza essere rappresentate dalle donne e gli uomini dagli uomini. Una società di questo genere è l’opposto di quello che penso come democrazia e come società. La mia concezione Cristiana e Liberale della società è veramente all’opposto.
E, poi, un’altra cosa riguardo al pensare che le donne abbiano di per sé delle possibilità inferiori, e dunque bisogna trovare dei sistemi per fargliene avere di più rispetto agli uomini: ma allora cosa dovremmo dire degli immigrati? Pensate che un immigrato di prima generazione abbia le stesse possibilità di venire in Parlamento di noi che, almeno credo, Cittadini lo siamo da moltissimo e lo siamo probabilmente da sempre? Se cominciamo a seguire queste logiche, dovremmo anche poi accettare – per esempio – che una donna possa essere visitata soltanto da un medico donna. Al pronto soccorso dovrebbero esserci un medico donna per la donna e un medico uomo per l’uomo. E non sarebbe sbagliato, allora, forse dire che un imputato o una parte in causa uomo debba essere giudicato da un magistrato uomo e, se donna, da un magistrato donna? Perché no? Perché no?
Una società di questo genere è l’opposto di quello che io voglio possano avere mia figlia e mio figlio. Pertanto, voterò contro.