Geopolitica.info: “Mozione pro-Taiwan, la mano tesa del Senato italiano”

di Giuseppe Carteny

A 13 anni dalla approvazione della analoga Mozione che la Camera dei Deputati votò alla unanimità il  4  Maggio 2004, il 27 giugno scorso il Senato ha approvato, con il voto favorevole di tutti gli schieramenti politici tranne i 5 Stelle, la Mozione a favore di Taiwan che era stata presentata nel dicembre 2016, con primo firmatario il Sen. Lucio Malan, Presidente del Gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Taiwan, e sottoscritta dai Senatori Francesco Maria Amoruso, Paolo Arrigoni, Raffaela Bellot, Massimo Caleo, Remigio Ceroni, Silvana Andreina Comaroli, Nunziante Consiglio, Sergio Divina, Emma Fattorini, Adele Gambaro, Giuseppe Francesco Marinello, Maria Paola Merloni, Emanuela Munerato, Giorgio Pagliari, Antonio Razzi; ai quali in Aula, durante la discussione, si sono uniti i Senatori Mauro Del Barba, Stefania Giannini, Albert Laniece, Claudio Micheloni, Gian Carlo Sangalli, Mario Tronti e Francesco Verducci.

Il dispositivo della Mozione impegna il Governo “a continuare a considerare attivamente, insieme ai partner UE, modalità compatibili con la One-China Policy”  – inderogabile riaffermazione divenuta ormai una recitazione “mantra” nonostante il regime di Pechino, dal 1949 ad oggi, mai abbia esercitato una qualunque forma di sovranità e di giurisdizione territoriale, marittima e aerea sull’Isola di Taiwan, sulla sua popolazione, sulle sue acque e sul suo spazio aereo  –  “per consentire la partecipazione di Taiwan, come osservatore, nei contesti multilaterali in cui la sua presenza corrisponda all’interesse della popolazione taiwanese e della comunità internazionale”.

La Mozione è senz’altro positiva, nonostante questi equilibrismi semantici, anche per il significativo e articolato testo introduttivo. Essa arriva dopo un periodo di crescenti difficoltà per Taiwan, vittima dell’aspro ostracismo cinese nei confronti del Presidente e del Parlamento taiwanesi liberamente eletti nel 2016, e di una comunità internazionale che, pur nella comprensibile considerazione di prioritari interessi economici, commerciali e finanziari, non trova l’anima e il coraggio morale per mettere un argine a queste insensate rappresaglie e perentori diktat per escludere un paese, Taiwan, che ha quasi 24 milioni di abitanti (la stessa popolazione, in Europa, della Romania) da organismi tecnici multilaterali creati per la tutela della salute delle persone e la lotta alle epidemie (WHA), la sicurezza aerea (ICAO), il contrasto alla criminalità internazionale (INTERPOL), l’impegno per la protezione del clima (UNFCCC). Tutti organismi che, come sancito nei loro atti costitutivi, devono – o, meglio, dovrebbero –  operare senza commettere alcuna discriminazione di carattere politico, razziale, religioso. Esattamente il contrario di quanto avviene, per ragioni politiche di parte, nei confronti di Taiwan.

Dunque il Senato italiano – come in Europa e nel mondo è già avvenuto nei mesi scorsi e continua ad avvenire da parte di numerosi Parlamenti di paesi democratici –  ha fatto sentire la sua libera voce.

Il dibattito in Aula si è sviluppato a partire dalle considerazioni del Senatore Malan (FI) che, presentando la Mozione e le sue fondate ragioni, ha ricordato come Taiwan rappresenti la ventiduesima economia mondiale, il diciottesimo partner della Unione Europea in termini di interscambio commerciale, e il primo partner della Cina continentale in termini di investimenti. Il Sen. Malan, giudicando importante e doverosa la partecipazione taiwanese agli organismi internazionali, ha anche dato alla discussione una profondità storica rievocando il ruolo e il contributo decisivo della Repubblica di Cina nella sconfitta dell’Asse durante il secondo conflitto mondiale, prima che il suo Governo legittimo dovesse trasferirsi a Taiwan a seguito della vittoria comunista nella guerra civile.

Un paese, Taiwan, che oggi occupa una posizione strategica, in un “punto delicato dello scacchiere militare, oltre che della politica internazionale”, come ha ricordato il Senatore Sangalli (PD) il quale ha anche sottolineato con forza il valore della democrazia taiwanese fino alla elezione popolare del Presidente della Repubblica.

Un paese, secondo il Sen. Consiglio (Lega Nord), in cui “i diritti civili, sociali e sindacali, come pure quelli religiosi, sono assolutamente garantiti” e che per il Sen. Marinello (AP-NCD) ha dimostrato di essere “un baluardo di libertà e di democrazia” oltre al necessario rilievo, messo in evidenza dall’esponente del partito del Ministro degli Esteri, Alfano, degli intensi rapporti economici e culturali, in continuo sviluppo, con l’Italia e con gli altri membri della Unione Europea.

Nei diversi interventi è stato inoltre considerato il fatto, che è all’origine della presentazione della Mozione, della ormai sistematica pretesa cinese  – a seguito delle elezioni taiwanesi del 2016 e del loro risultato sgradito al politburo di Pechino –  di escludere Taiwan anche dai consessi multilaterali nei quali aveva partecipato, in qualità di osservatore, negli anni precedenti, con particolare riferimento all’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (ICAO) e alla Assemblea Mondiale della Sanità (WHA).

Come affermato dal Senatore Arrigoni (Lega Nord), se l’ostracismo politico di Pechino è da giudicare grave, appare ancor più grave che organizzazioni della natura e dei doveri della WHA e dell’ICAO “si siano prestate a questi giochi” visto che dovrebbero operare “al di fuori e al di sopra di ogni motivazione razziale, religiosa, politica ed economica”.

E che si tratti, da tutti i punti di vista, di straordinaria gravità è palese considerando la realtà delle cose, le motivazioni che determinano questa forma di neo-razzismo politico e le sue possibili conseguenze. Infatti, attraverso gli scali aeroportuali di Taiwan transitano, annualmente, circa 60 milioni di passeggeri. Escludere Taiwan dalla 39° Assemblea dell’ICAO (dopo aver partecipato a quella precedente, nel 2013), come anche escluderla dalla WHA (dopo aver partecipato alle 8 sessioni tenutesi dal 2009  al 2016), ha rappresentato – a parte l’inaccettabile ingiustizia – una totale assurdità foriera di possibili pericoli e di negative conseguenze per la sicurezza sanitaria globale, dato che, come ricordato sempre dal Senatore Arrigoni, “virus, malattie ed  epidemie non si fermano dinnanzi ai confini nazionali né ai regimi di qualunque colore politico”. E la tragica esperienza della SARS, nella prima metà del passato decennio, dovrebbe essere di insegnamento e di ammonimento.

Sulla base di queste ragionevoli riflessioni la Mozione è stata infine approvata con il voto di tutte le forze politiche, eccetto, come già ricordato, il Movimento 5 Stelle che ha optato per l’astensione (che, al Senato, equivale al voto contrario), mostrando per l’ennesima volta una innata e lunare stravaganza oltre ad una inossidabile e sterile vena polemica fine a sé stessa. Ma, ed è un punto non secondario, dimostrando anche, purtroppo, una indifferenza per le sorti di un paese amico, libero e democratico, di grande rilievo economico internazionale non fosse altro per la sua imponente produzione di componentistica elettronica che “alimenta” tutto il mondo, sempre solidale e costruttivo con paesi e popoli in via di sviluppo, situato in una posizione geostrategica, quella dell’area Asia-Pacifico, cruciale per l’avvenire e il destino dell’umanità.

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