Il Governo rispetti le leggi in vigore a tutela della legalità, trasparenza e concorrenza

Signor Presidente, nel merito degli aspetti tecnici del provvedimento parlerà il senatore Ruspandini per il Gruppo Fratelli d’Italia in fase di dichiarazione di voto e ha già parlato il senatore De Bertoldi, nel cui intervento mi riconosco completamente, ivi inclusa la parte che riguarda le aggressioni verbali dell’onorevole Quartapelle all’onorevole Meloni. Non entro nel merito, altrimenti – giustamente – la Presidenza tornerebbe a richiamarmi.

Voglio sottolineare tre aspetti del provvedimento. È una delega al Governo che gli dà ampia discrezionalità. Faccio l’esempio del comma che è stato aggiunto in corso d’esame in Commissione, con il quale si dà la delega al Governo di rivedere le competenze dell’Autorità nazionale anticorruzione in materia di contratti pubblici, cosa estremamente generica. Naturalmente tutti speriamo che lo faccia bene, però direi che il Governo innanzi tutto dovrebbe attuare quello che già la legge stabilisce, oltre a quanto la delega chiede.

La legge si basa, tra gli altri, su principi fondamentali dell’ordinamento nazionale e di quello europeo, quali la legalità, la trasparenza, la concorrenza e la necessità di non andare incontro – come specificamente menzionato – a procedura di infrazione da parte dell’Unione europea, che in tema di concorrenza ha regole molto precise e già più volte l’Italia è incappata in procedure di infrazione, che rappresentano costi, oltre che una perdita di credibilità per la nostra Nazione. Faccio esempi molto concreti dove questi principi, però, non vengono applicati. Cominciamo dalla procedura di infrazione.

Nel 2007 il Governo tentò di estendere la concessione dell’autostrada Brescia-Padova senza alcuna motivazione, se non quella di continuare a tenere lo stesso gestore. Parliamo di un’autostrada estremamente remunerativa, che produce utili che si avvicinano alla metà dell’incasso; praticamente non ci sono altri settori legali dove vi siano guadagni di questo genere. L’Unione europea aprì una procedura perché disse che non era giustificabile la proroga di una concessione – peraltro così importante – se non abbinata a qualche forte motivazione, quale, ad esempio, la realizzazione di nuova tratta. Benissimo. L’Esecutivo dell’epoca, il secondo Governo Prodi, addusse quale ragione per la proroga il completamento dell’Autostrada Valdastico Nord, per collegare la Brescia-Padova all’Autostrada del Brennero.

Nel testo che fu approvato in Parlamento fu giustamente inserita anche una clausola per evitare che non si rispettasse quanto detto, ed entro il 30 giugno del 2013 avrebbe dovuto essere presentato il progetto definitivo, completo, della nuova tratta. Ebbene, il progetto non è mai stato presentato, e dico mai.

Due mesi prima di quella scadenza – nella primavera 2013 – venne presentato un progetto preliminare, dunque non definitivo, per cui non si poteva costruire neppure un centimetro di strada; ripeto, un progetto preliminare di uno dei due lotti di cui doveva comporsi l’autostrada. Ebbene, sulla base di quel progetto, un altissimo dirigente del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (ora anche della mobilità sostenibile) stabilì che era soddisfatto quanto previsto nella convenzione – che invece chiedeva una cosa completamente diversa – e pertanto la concessione veniva estesa fino al 2026, cioè per vent’anni dalla scadenza originaria. La cosa ancora più folle è che quella delibera del CIPE – oggi CIPESS, perché si è aggiunto lo sviluppo sostenibile – è stata definitivamente annullata dal Consiglio di Stato.

In altre parole, è stata prorogata fino al 2026 – e questo avveniva nel 2018 – la concessione per un’autostrada che comporta utili per circa un centinaio di milioni all’anno, tutti pagati dagli automobilisti, non piovono certo dal cielo, sulla base di un documento del tutto inidoneo a soddisfare quanto prevedeva la legge approvata in Parlamento; un documento che è stato definitivamente annullato dal Consiglio di Stato.

Gli interessati, cioè la gestione dell’autostrada, che guarda caso nel frattempo è finita sotto il tallone di Atlantia Benetton – evidentemente sono tra i bisognosi cui il Governo deve fare regali – hanno presentato un ricorso in Cassazione contro l’annullamento del Consiglio di Stato che la Cassazione ha respinto addebitando le spese.

Su questo ho presentato numerose interrogazioni e il Governo non ha mai risposto. Ricordo che qui si parla di trasparenza e che rispondere alle interrogazioni è dovere del Governo, non una gentile facoltà che si esercita una volta ogni tanto, quando qualcuno insiste: basta leggere il Regolamento del Senato, che evidentemente è analogo a quello dell’altro ramo del Parlamento. Mi chiedo dove sia in questo caso la trasparenza, con una concessione mutata sostanzialmente e materialmente nel suo contenuto, senza neppure informare il Parlamento, neppure quando richiesti, sebbene fosse stata approvata per legge. Dove sono, dunque, la trasparenza e la legalità?

A proposito di legalità: chi è quel dirigente che ha approvato gentilmente questo regalo ai poveri Atlantia Benetton? Non ne faccio il nome, perché non è una questione personale: sarà sicuramente una brava persona, però sta facendo delle cose che non hanno nulla a che fare con la legge. La legge anticorruzione, che è quella che istituisce l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) – le cui facoltà vengono mutate, attraverso una delega al Governo, dal disegno di legge in esame – prevede che ci sia una rotazione in tutte le posizioni della pubblica amministrazione che possono essere soggette a pericolo di corruzione. Un signore, che con una firma può spostare di qua o di là centinaia e centinaia di milioni di euro, probabilmente dovrebbe essere soggetto a rotazione. Questo signore è dal 1997 sempre nello stesso settore, quello delle concessioni autostradali, e fa cose come quella che ho illustrato. Tutto questo è stato oggetto di interrogazioni, a cui non è mai stata data una risposta.

Questo stesso dirigente, che contro la legge anticorruzione continua a stare lì dal secolo scorso – fa un certo effetto pensarlo – e nel secolo che si è appena cominciato, ha anche fatto un’altra cosa, sempre all’insegna della legalità e della correttezza. Sappiamo bene che i ristori per le aziende danneggiate dalla pandemia da Covid-19 funzionano in questo modo: ci deve essere stata una riduzione di almeno il 33 per cento del fatturato, il ristoro non può superare il 20 per cento del fatturato stesso e il 10 per cento se si sta sopra una certa quota di fatturato. Pertanto, la quota è tra il 10 e il 20 per cento se c’è stata una riduzione del 33 per cento. Migliaia di aziende sono fallite, perché queste misure si sono rivelate in molti casi insufficienti: ebbene, quello stesso dirigente, che contro la legge anticorruzione è da venticinque anni in questo ambito un tantino delicato e soprattutto dall’alto valore economico e finanziario, ha deciso, dopo aver consultato gli interessati, cioè i beneficiati, che ai concessionari autostradali viene dato un ristoro del 100 per cento, anche se non c’è una riduzione del fatturato che arriva al 33 per cento, che – guarda caso – è proprio ciò che accade con Autostrade per l’Italia di Atlantia Benetton.

Ci sarebbe molto altro da dire, ma ho solo dieci minuti a disposizione. Si tratta di vicende che vanno avanti da anni, su cui il Governo regolarmente non risponde alle interrogazioni. Il Governo, che riceve una delega per approvare leggi che – come già dovrebbero fare, evidentemente – tutelino la legalità, la trasparenza e la concorrenza e prevengano procedure di infrazione da parte dell’Unione europea, cominci a farlo molto prima della redazione del testo – a proposito del quale, giustamente, si auspicava che se ci deve essere un testo, deve essere fatto in fretta – rispetti la legge, risponda all’interrogazione e, se deve fare regali, li faccia alla gente che ha bisogno e non ai miliardari, che hanno gravissime responsabilità sulla coscienza, come nel crollo del ponte Morandi, così come la magistratura sta accertando in questi mesi.

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