“La morte di Charlie Gard è sconvolgente per le implicazioni legali che essa comporta. Che dei genitori debbano lottare per mesi contro plotoni di medici e giudici per tentare terapie sul loro figlio, e che venga dato loro torto negando persino concessioni sulle modalità e sul luogo dove il bambino deve essere privato dei sostegni vitali, è la negazione della civiltà e la celebrazione dello Stato che si erge a divinità, padrona delle vite dei suoi sudditi. Che ciò sia fatto in nome del migliore interesse di Charlie è ulteriore segno di abiezione morale.
La lotta del piccolo Charlie e dei suoi straordinari genitori non deve essere inutile. Deve suonare come un allarme per chi non vuole che sia lo Stato a decidere se la vita e la morte delle persone è opportuna o no. Per questo sto preparando un disegno di legge composto, essenzialmente, di due parti. La prima, più simbolica, per proibire qualunque tipo di finanziamento o sostegno pubblico a convegni, conferenze o studi ai quali partecipino i medici e i giudici che hanno deciso contro il volere dei genitori di Charlie e contro la vita del bambino. La seconda parte è volta a porre rimedio al guasto prodotto dal decreto legislativo 28 dicembre 2013 n. 154, che ha soppresso il concetto di “potestà genitoriale” introducendo quello di “responsabilità genitoriale” – le stesse parole oggi usate nel Regno Unito e che hanno permesso ai giudici di quel Paese di perpetrare ciò che abbiamo visto nei mesi scorsi. Tale passaggio è stato fatto abusando della delega contenuta nella legge 219 del 2012, che non prevedeva affatto l’abolizione della ‘potestà genitoriale’ bensì di delineare ‘la nozione di responsabilità genitoriale quale aspetto dell’esercizio della potestà genitoriale’. Non si tratta di parole ma di concetti fondamentali: con quell’atto, lo Stato ha in pratica strappato ai genitori la ‘potestà’, lasciando solo la responsabilità. Guardando il caso di Charlie Gard, vediamo cosa questo significa.
Io sono convinto che ora Charlie sia in mani del tutto diverse da quelle dei cosiddetti medici e giudici che hanno voluto decretare la sua morte, ma è responsabilità, questa sì, di ogni persona evitare che una simile barbarie diventi la regola. Poco importa che i fatti siano avvenuti a Londra. La Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, coinvolta nella vicenda, ha giurisdizione sul Regno Unito tanto quanto sull’Italia”.