UE: Malan (Fdi), Conferenza futuro Europa le conferisce strapotere

Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi senatori, questa Conferenza sul futuro dell’Europa è un’operazione davvero curiosa: mi chiedo quanti, al di fuori degli addetti ai lavori, se ne siano davvero interessati. Certamente non è stato un tema di discussione diffuso tra la gente e tra i cittadini, ma anche tra chi si occupa attivamente di politica. Doveva essere un esperimento di esercizio di democrazia partecipativa, ma ha mostrato molte ombre e dubbi sull’attendibilità di tutte le procedure e sulla percorribilità delle proposte pervenute e formulate.

Le modalità di lavoro sono state quelle di convocare 800 cittadini, scelti con metodo cosiddetto casuale da un’azienda specializzata in indagini di mercato. Per intendersi, si tratta di un’azienda specializzata nel vedere cosa i consumatori cercano in un prodotto, per fare in modo che i prodotti stessi vengano venduti più facilmente: è una cosa parecchio diversa dal coordinare persone, peraltro scelte a caso – come dicono – per formulare proposte che sono assolutamente politiche. Non per nulla ci sono state molte lamentele e perplessità, condivise da molti eurodeputati, da parlamentari nazionali e membri dei Governi nazionali, che hanno rilevato anche una scarsa attenzione alle procedure e addirittura l’impossibilità di verificare che i cittadini, trattandosi di riunioni da remoto, seguissero davvero i lavori.

Una delle cose curiose è che, benché la popolazione italiana sia pari al 14 per cento della popolazione dell’Unione europea, degli 800 partecipanti soltanto 22 sono italiani, cioè meno del 3 per cento. A fronte del 14 per cento della popolazione, meno del 3 per cento dei partecipanti è italiano. Chissà perché? Non si sa. Dunque, questi 800 partecipanti, di cui appunto 22 italiani, sono stati suddivisi in panel, utilizzando questo termine anche nella versione italiana, perché a quanto pare le parole commissione o gruppo di lavoro sono state ritenute non idonee ad esprimere il concetto nella nostra lingua. Questi quattro panel hanno dunque elaborato la bellezza di 368 proposte, denominate raccomandazioni. È piuttosto difficile capire come persone scelte a caso, che per di più non si incontrano fisicamente, senza votare – questa è un’altra particolarità – possano elaborare delle proposte. È evidente dunque che il grosso del lavoro è stato svolto dall’organizzazione, la cui presidenza era sotto l’egida della presidenza della Commissione europea, della presidenza del Consiglio europeo e della presidenza del Parlamento europeo, che a loro volta hanno designato tre rappresentanti: un francese, un belga e una croata.

L’approvazione definitiva avverrà sempre senza voti (per cui non si capisce bene come) nella sessione plenaria che si deve ancora svolgere, pertanto le proposte teoricamente non sono state ancora approvate, anche se è evidente che queste 368 raccomandazioni lo saranno, perché, dati i meccanismi particolari con cui sono già state elaborate, saranno approvate venerdì e sabato.

È quindi interessante leggere queste 368 proposte che sono tutte, veramente senza escluderne una, volte a un allargamento dei poteri dell’Unione europea, o assumendo funzioni che oggi sono degli Stati nazionali o degli enti locali, oppure imponendo a cittadini e aziende nuovi vincoli, nuove regole, nuovi condizionamenti. I Parlamenti e i Governi nazionali sono citati pochissime volte e soltanto per dire cosa deve essere loro imposto di fare. Faccio qualche esempio: tra le proposte, che finiscono per sembrare quasi unanimi, ci sono l’eutanasia, il matrimonio, indipendentemente dal sesso e – con un’espressione curiosa – dall’età adulta (che non capisco bene cosa voglia dire, ma spero non significhi ciò che temo), nonché naturalmente l’adozione, indipendentemente da chi forma queste questi nuclei familiari. Si avverte la smania di insegnare ai cittadini europei come devono pensare, perché ci sono campagne che, più che per informazione, servono per educare i cittadini a pensare in un certo modo, come è scritto esplicitamente.

Noi non pensiamo che sia questa la funzione dell’Unione europea; riteniamo che debba valorizzare le straordinarie qualità che hanno gli Stati membri, a cominciare dall’Italia, e non uniformarli in un grigiore indistinto.

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