“Oggi si sentono tante belle parole contro l’odio e il terrorismo. Ma, a più di un anno dal nostro esposto alla Procura di Roma per l’incitamento all’odio perpetrato daI filo-terroristi dell’UCOII, nulla è stato fatto.
Il 5 agosto 2006 presentammo un dettagliato esposto sull’inserzione dell’organizzazione islamica sul Quotidiano Nazionale, in cui si equiparavano gli atti dello Stato d’Israele nei confronti dei suoi aggressori alle stragi naziste. Pochi giorni dopo fu aperta un’indagine nei confronti del presidente Dachan e del portavoce Piccardo, che risultano interrogati il 14 febbraio scorso, poi nulla.
Con l’esposto abbiamo fornito ampia documentazione dove si evidenziava che il testo dell’inserzione era tratto da un opuscolo di Hezbollah, oltre a testimoniare una serie di gravi elementi tratti dai siti internet collegati all’UCOII. Scritti in cui si definiscono gli israeliani tutti colpevoli dei presunti crimini commessi dalle loro Forze armate, o dove si incitano tutti <<gli uomini di buona volontà>> a porre fine allo Stato d’Israele, e si arriva ad auspicare una terza guerra mondiale in cui il mondo arabo, la Cina e la Russia dovrebbero porre fine a Israele e USA. Non manca, in un sito collegato, un ayatollah sciita che afferma come dottrina religiosa la guerra contro Ebrei e Cristiani.
L’impunità evidentemente ha incoraggiato i dirigenti dell’UCOII, che ora pubblicano una raccolta di fatwa dove si legge, tra l’altro, che l’uccisione di chi abbandona l’Islam <<serve a proteggere e preservare l’intera nazione dal male>> e dunque non è contraria al principio della libertà di credo e opinione.
Di fronte a questo, non possiamo che riferire anche questo alla Procura e presentare un’interrogazione al Ministro Mastella per capire a che punto è l’azione giudiziaria.
Ci chiediamo anche, e lo chiediamo con un’altra interrogazione, che cosa pensi di fare il Ministro Amato – che avrebbe il dovere di applicare la legge Mancino che vieta ogni organizzazione dedita all’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.