Malan (FI): non è democrazia mandare avversari in carcere

Signor Presidente, colleghi senatori, traggo lo spunto dall’intervento appena terminato: qui non si tratta di una prerogativa, di un privilegio che l’ex ministro Salvini ha. Qui si tratta di un compito, che ci è affidato da una legge costituzionale, dunque dalla Costituzione, per stabilire un confine tra l’azione giudiziaria e l’autonomia delle decisioni politiche. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd’Az). Qui nessuno può rinunciare. È il Senato che deve stabilirlo e il Senato deve prendere una decisione né a difesa né tantomeno contro la persona del senatore Matteo Salvini e neanche a difesa o contro la sua linea politica. La decisione è se c’è un confine tra l’azione giudiziaria e l’autonomia delle decisioni politiche. Questa è la decisione. Ecco perché la rinuncia non esiste: il senatore Salvini può chiedere di prendere una certa decisione, ma non può rinunciare all’immunità perché la decisione non è una tutela sua personale, ma la tutela dell’attività politica (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd’Az), che nel caso di specie è stata l’attività dell’ex ministro dell’interno Salvini, oggi potrebbe riguardare l’attuale Ministro dell’interno o qualunque altro Ministro.

La senatrice Modena ha fatto esempi del passato sulla questione dei marò o su altre situazioni: non è un fatto personale. Dunque, grazie all’ordine del giorno che Forza Italia ha testé presentato congiuntamente a Fratelli d’Italia, l’Assemblea sarà chiamata a votare su questo. Chiederemo quindi che, ai sensi della legge costituzionale, si neghi l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro Matteo Salvini in quanto, ai sensi della legge costituzionale, riteniamo che il Ministro abbia agito a tutela di un preminente interesse dello Stato.

Non si tratta di stabilire se siamo o meno d’accordo con quella politica; noi siamo generalmente d’accordo, ma non è questo il punto. Qui si tratta di stabilire se l’atto che è stato oggetto dell’azione giudiziaria è stato compiuto per qualche ragione strana ed estranea all’interesse preminente dello Stato o se è stato fatto a tutela dell’interesse dello Stato. Non si tratta di stabilire né se quell’azione sia stata efficace né se la condividiamo, ma se è stata fatta come atto politico, ed è palese che sia questa la finalità, non si vede quali altre finalità potrebbero esserci.

Tra l’altro, osservo, in riferimento a coloro che interpretano spesso il ruolo del Parlamento, del Senato, su questo tipo di procedure – dall’insindacabilità alla questione degli arresti, che abbiamo esaminato nel passato, fino alla questione odierna dell’autorizzazione a procedere – che l’approccio di molti è tale per cui, visto che la magistratura «ha detto», dobbiamo semplicemente dire di sì.

Se fosse così, la Costituzione andrebbe cestinata perché è proprio la Costituzione a stabilire che il Senato si debba esprimere. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd’Az).

Non si tratta di qualche strano privilegio. Anzi, la Costituzione, nel testo originario, tutelava molto di più l’azione politica, perché era stata scritta in un periodo dove l’intrusione di poteri, l’uno nell’altro, era stata molto recente. In quel caso – mi riferisco al Ventennio precedente l’entrata in vigore della Costituzione – era stata un’intrusione del potere politico in altri poteri, ma è evidente che ci deve essere la tutela in entrambe le direzioni.

Le tutele per l’azione politica, all’epoca, erano molto più ampie, ma quelle che ancora ci sono non possono essere interpretate nel senso di assegnare al Parlamento un semplice ruolo di passacarte rispetto a una richiesta della magistratura.

E se parliamo di richieste della magistratura, ricordo che la procura della Repubblica di Catania ha chiesto l’archiviazione della questione per infondatezza della notizia di reato. Questo è quello che ha deciso la procura della Repubblica. Poi, quell’organismo che è il tribunale per i reati ministeriali, che è composto da tre membri estratti a sorte tra i magistrati del distretto con almeno cinque anni di anzianità, ha deciso di agire in modo diverso e ha chiesto, ai sensi della legge costituzionale, di procedere. Per fare questo, però, deve chiedere al Senato di esprimersi.

Il Senato deve dunque esprimersi per stabilire dei limiti. Il Senato rischia di stabilire un precedente grave, che peraltro non ha precedenti nell’applicazione della legge costituzionale, in vigore da decenni, al di là delle questioni specifiche, che sono state molto bene sviscerate dalla relazione del presidente Gasparri nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, nonché dalla relazione della relatrice Stefani (sia pure con una conclusione che non condividiamo) e dai molti interventi dei colleghi.

Tuttavia, la questione è la seguente: vogliamo essere un Paese dove chi sale al Governo, poi fa finire in carcere chi ha governato prima? (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd’Az e FdI). Oppure vogliamo essere un Paese dove chi sale al Governo cerca di governare meglio di chi ha governato prima, dimostrando di essere più bravo, sapendo che se agisce nell’interesse dello Stato (ovviamente secondo una certa visione di tale interesse), non rischierà il processo e il carcere?

Questo è il punto su cui ci dobbiamo pronunciare e per tale motivo abbiamo presentato un ordine del giorno, che voteremo convintamente. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd’Az e FdI. Congratulazioni).

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