Neppure Mussolini volle così pochi deputati. Ma Casaleggio sì: “La democrazia [rappresentativa] è destinata a scomparire” – #IoVotoNO

La Camera dei Deputati – così come il Senato – esiste addirittura da prima dell’Italia, tanto che al momento dell’Unità, nel 1861, era in corso l’Ottava legislatura (del regno sabaudo), forte di ben 636 deputati, sei più di oggi. Gli abitanti del Regno d’Italia erano però soltanto 22,2 milioni, poco più di un terzo di quelli attuali. Molti meno erano gli elettori: escluse tutte le donne, e fra gli uomini non poteva votare chi aveva meno di 25 anni, gli analfabeti e chi non avesse una elevata posizione sociale. In sostanza, avevano diritto di voto solo 600mila italiani: c’erano dunque 29 deputati ogni milione di abitanti, ma addirittura più di mille per un teorico milione di elettori.

Nei sessant’anni successivi la popolazione crebbe sia naturalmente sia per l’inclusione di nuovi territori, come Roma e il Veneto, e i deputati furono sempre all’incirca 550 (lo Statuto Albertino, la “costituzione” dell’epoca, non ne prevedeva il numero).

Nel 1882 fu abbassata a 21 anni l’età minima per il voto, furono ammessi alle urne anche tutti coloro che avessero conseguito l’equivalente della licenza elementare, o fossero impiegati pubblici (tranne uscieri e operai), ufficiali e sottufficiali, nonché chi fosse stato per almeno un anno consigliere comunale o provinciale. Questo portò l’elettorato a un po’ più 2 milioni di aventi diritto. Nel 1909, ad esempio, gli italiani erano saliti a 33 milioni, con una Camera di 581 deputati. C’erano dunque 18 deputati ogni milione di abitanti, ma quasi 280 per ogni milione di elettori.

Nel 1912-13 ci fu un grande balzo nell’elettorato: la nuova legge estese il voto a tutti i maschi sopra i 30 anni di età e ai 21enni alfabetizzati, purché maschi, per un totale di 8,4 milioni di elettori. Nel 1921, dunque, 39 milioni di italiani erano rappresentati da 553 deputati, 14 ogni milione di abitanti, 57 ogni milione di elettori.

Nel 1929 vi fu l’unico grande taglio del numero dei deputati, voluto da Mussolini. Il loro numero scese infatti a 400, ma certamente molto rappresentativi… dell’unico partito consentito: il Partito Nazionale Fascista. Il Gran Consiglio del Fascismo, composto da una quarantina di membri (quadrumviri della Marcia su Roma, ministri, presidente di Camera e Senato, vertici delle organizzazioni fasciste, presieduti dal capo del partito e del governo, Mussolini) sceglieva i 400 tra 850 nomi proposti dalle varie organizzazioni fasciste e statali cui poteva aggiungerne altri. La lista dei 400 era poi sottoposta a un presunto voto popolare, dove si poteva dire SÌ, oppure rischiare la propria incolumità personale e il proprio lavoro. Si scendeva così a 9,8 deputati ogni milione di abitanti, circa 30 per ogni milione di aventi diritto… a votare Sì.

Questa Camera di 400 membri fece sicuramente risparmiare qualche milione di lire dell’epoca. Approvò però le mostruose leggi razziali del 1938 contro gli Ebrei, più severe formalmente di quelle della Germania di Hitler, e – insieme a molte altre cose – spianò la via all’entrata in guerra nel 1940 che portò centinaia di migliaia di morti, povertà e distruzione. Ma nel 1939 lo stesso Mussolini ritenne che quelle modalità di elezione e quel numero non andassero bene. Fece cambiare il nome della Camera dei Deputati in Camera dei Fasci e delle Corporazioni, composta da dignitari di partito e delle istituzioni, non più sottoposta al voto popolare (un “superamento della democrazia rappresentativa”, si dice oggi), ma forte di ben 949 membri. Insomma: persino il Duce trovò che, per un paese di 40 milioni di abitanti, 400 deputati fossero pochi, pur essendo comunque scelti da lui o dai suoi uomini più fidati.

La Costituzione entrata in vigore nel 1948 stabilì che i deputati, fossero eletti da tutti i maggiorenni, donne incluse, e fossero in numero di uno ogni 80mila abitanti, 613 in quell’anno. Dunque 12,5 ogni milione di abitanti, 21 ogni milione di elettori.

Una modifica costituzionale approvata nel 1963 ha poi stabilito il numero fisso di 630 deputati, indipendente dal numero di abitanti. Siamo così arrivati, nelle ultime elezioni tenute nel 2018, a 10,4 deputati ogni milione di abitanti, appena 0,6 in più che ai tempi dei 400 deputati voluti dal fascismo. Ma molti di meno, se calcoliamo gli aventi diritto al voto: 12,4 ogni milione di elettori nel 2018, contro i 30 ogni milione dell’era mussoliniana.

Ora l’ultimo capitolo: la riforma promessa dal Movimento 5 Stelle, anche nell’ottica del suo ideologo ereditario Davide Casaleggio. “Il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile” ha detto intervistato dalla La Verità il 23 luglio 2018, a beneficio della piattaforma Rousseau, controllata da lui. Insomma, dal 1939 ad oggi gli argomenti contro la democrazia non sono cambiati molto, è cambiata solo la tecnologia. Ma, allora come oggi, non si conoscono democrazie senza un Parlamento forte e rappresentativo. Si conoscono invece diverse dittature con parlamenti indeboliti e annichiliti.

 

 

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