NOI DIFENDIAMO LA LIBERTÀ DELL’ITALIA E DIFENDIAMO IL BENESSERE E LA LIBERTÀ DEI VENEZUELANI

INTERVENTO IN AULA

Signor Presidente, colleghi senatori, signor Ministro degli affari esteri, abbiamo dovuto aspettare sei giorni e qualche ora per averla in Aula. Certamente lei ha un’agenda molto fitta e ha sicuramente avuto molti incontri importanti, però, lasci che citi anch’io il Ministro dell’interno: «Prima gli italiani». (Applausi dal Gruppo FI-BP). Non soltanto prima i senatori italiani, ma prima gli italiani che sono in Venezuela e che, ora dopo ora, in questi sei giorni in cui abbiamo aspettato, rischiano la vita a causa di condizioni drammatiche per tutti. I nostri connazionali in Venezuela vivono in un Paese in cui non c’è la libertà e in cui è difficile approvvigionarsi di cibo e di acqua. I farmaci si comprano al mercato nero. Riceviamo dei messaggi: le colleghe Minuto, Lonardo e altri ci fanno vedere i messaggi che ricevono da persone che sono lì. I farmaci li trovano – se li trovano, e spesso non ci sono – al mercato nero, con degli esborsi spaventosi. I bambini in stato di denutrizione sono numerosissimi, come nei peggiori Paesi poveri. Stiamo parlando di un Paese che, pochi decenni fa, era tra i più ricchi del mondo e che ha tutt’ora le potenzialità per essere tra i Paesi più ricchi, con un sottosuolo ricchissimo e una struttura economica che era forte. Oggi c’è invece un’inflazione che – è difficile addirittura dirlo – è pari a 10 milioni per cento. In pratica vuol dire che, in media ogni ventidue giorni, i prezzi raddoppiano. Questo vuol dire la distruzione dell’economia

La situazione è talmente disperata che anche coloro che altrimenti non avrebbero intrapreso la via dell’impegno e della discesa in piazza hanno avuto il coraggio di farlo, con la pancia vuota e il rischio che a casa magari arrivino le squadracce a portare via qualche parente. (Applausi dal Gruppo FI-BP e del senatore Steger).

Ho letto quanto ci ha scritto un nostro nazionale: «Avevo cinque parenti spariti, e poi abbiamo trovato i loro corpi: uccisi dal regime. Fino a qualche tempo fa portavo, una volta alla settimana, un fiore su queste cinque tombe, ora non posso più fare neppure questo». (Applausi dai Gruppi FI-BP e Aut (SVP-PATT, UV)). Questa è la situazione e ciò avveniva un anno fa.

L’opposizione democratica in Venezuela ha aspettato tantissimo. Quella del presidente dell’Assemblea nazionale Juan Guaidó non è stato un colpo di testa: ha aspettato mesi e mesi prima di assumere tale decisione, nella speranza che il famoso dialogo desse qualche frutto. Dopo un anno e più di situazione insostenibile, dopo otto mesi dalle elezioni farsa del Presidente della Repubblica e dopo che sono stati tagliati la luce, l’acqua e ogni tipo di supporto all’Assemblea nazionale, il presidente Guaidó, con il consenso dell’Assemblea, ha applicato la Costituzione del Venezuela, che all’articolo 233 stabilisce chiaramente che, in mancanza del Presidente – e un Presidente eletto con elezioni farsa non è un Presidente – il Presidente dell’Assemblea nazionale assume provvisoriamente il ruolo di Presidente della Repubblica per garantire di arrivare a delle elezioni.

Signor Ministro, dopo sei giorni e dopo aver fatto comunicati sempre parecchio ambigui, parlando di un’attesa per le posizioni comuni dell’Unione europea, lei viene in questa sede e torna a riproporci, accanto a un dettaglio burocratico – di cui comunque la ringraziamo – una posizione che è ambigua nella forma – ovvero nell’apparenza – ma, come ha detto il presidente Casini, chiara nella sostanza: l’Italia non si schiera. L’Italia non riesce a schierarsi e a prendere una posizione tra il dittatore e chi – invece – forte della Costituzione e del sostegno popolare che ha eletto l’Assemblea nazionale, ha fatto un atto coraggioso di cui dobbiamo essere riconoscenti. (Applausi dai Gruppi FI-BP e Aut (SVP-PATT, UV) ) e dei senatori De Bertoldi e Ferrari).

Signor Ministro, lei ci ha detto delle cose interessanti e ci ha parlato delle dichiarazioni comuni fatte a livello di Unione europea, cui però è sempre mancato quel passo decisivo fatto da tanti altri Paesi – lei stesso ci ha parlato di sei Paesi dell’Unione europea – cioè riconoscere il presidente Juan Guaidó come Presidente temporaneo per arrivare a elezioni democratiche.

La domanda cui lei avrebbe dovuto rispondere, senza che gliela si facesse, è la seguente: come mai nei comunicati ufficiali l’Unione europea non ha fatto questo passo, mentre lo hanno fatto Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito e altri? (Applausi dai Gruppi FI-BP e Aut (SVP-PATT, UV) e dei senatori De Bertoldi e Ferrari). Come mai? Il sospetto che sia proprio a causa della posizione italiana, che si è espressa contro quelle condizioni, è forte. Allo stesso modo, è forte il sospetto che sia stata la posizione italiana – forse accanto a quella greca, con cui c’è stata una comunanza di intenti da parte dei senatori del MoVimento 5 Stelle – a portare alla mancata espressione del termine entro cui devono essere proclamate nuove elezioni.

Le nuove elezioni non possono essere gestite da Nicolás Maduro, da chi ha tenuto il comportamento di cui abbiamo parlato, esautorando, contro la Costituzione e ogni garanzia costituzionale, l’Assemblea nazionale democraticamente eletta per affidare i poteri legislativi a un organo di giustizia controllato da lui stesso. Possiamo metterli sullo stesso piano? No, non possiamo farlo. Possiamo fidarci di un presidente come Maduro quale garante delle elezioni democratiche? Possiamo fidarci di un Presidente, eletto con elezioni farsa, che adesso chiede le elezioni dell’unico organo che è legittimamente rappresentante della volontà popolare e cioè l’Assemblea nazionale? Non possiamo.

Che l’Italia venga superata da tutti gli organi, dagli organismi dell’Unione europea e da tanti altri Paesi; che l’Italia, con tanti cittadini italiani (200.000 con la cittadinanza italiana) che vivono lì (alcuni iscritti all’AIRE e altri no) e che in Venezuela ha forse un paio di milioni di cittadini di origine italiana, non si schieri quando i nostri concittadini ce lo chiedono (lo chiedono ai nostri rappresentanti, quando riescono ad andare in Venezuela) fa davvero cadere le braccia e ci fa dire che questo non è il Governo che rappresenta davvero gli italiani. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Perché ha aspettato così a lungo, signor Ministro? Ma il peggio è che noi di Forza Italia e tutta l’opposizione avevamo chiesto che, quando lei fosse venuto (e avremmo voluto che venisse molto prima), le sue fossero comunicazioni, cioè che il Senato potesse votare. La maggioranza l’ha impedito e il perché lo capiamo dalla posizione che lei ha illustrato, perché votare vuol dire prendere posizioni chiare e non stare nell’ambiguità. (Applausi dai Gruppi FI-BP e Aut (SVP-PATT, UV) e dei senatori Ferrari e De Bertoldi). Da quello che abbiamo ascoltato – per la verità, più da quanto abbiamo sentito fuori dal Parlamento che da quanto abbiamo sentito in questa sede – in quest’Assemblea ci dovrebbe essere una vasta maggioranza favorevole al riconoscimento di Juan Guaidó e alla richiesta che sotto la sua Presidenza si arrivi a elezioni democratiche in Venezuela. Tuttavia ci viene impedito di votare. Dico che ci sarebbe una vasta maggioranza perché il ministro Salvini è stato piuttosto chiaro. Viene, però, impedito di votare, un po’ come in Venezuela. (Applausi dai Gruppi FI-BP, PD e Aut (SVP-PATT, UV)).

Non voglio dire che sia la stessa cosa, naturalmente, ma se accettiamo, come posizioni parimenti ammissibili, quella del presidente Maduro e quella del presidente Guaidó, se accettiamo che il Parlamento venga esautorato a beneficio di un organo nominato da un signore che è stato eletto tramite elezioni farsa, se lo accettiamo all’estero, c’è il rischio che un giorno lo si accetti anche nel nostro Paese.

Noi difendiamo la libertà dell’Italia, difendiamo la libertà dei venezuelani e soprattutto difendiamo la libertà, il benessere e la sopravvivenza dei nostri concittadini che vivono in Venezuela. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

In questi giorni il Parlamento europeo ha esaminato la questione; ieri il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha annunciato di essere in costante contatto telefonico col presidente Juan Guaidó; io avrei voluto ascoltare qualcosa del genere anche da lei o dal Presidente del Consiglio. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Evidentemente invece si scelgono altre vie. Domani verrà di nuovo affrontato il tema del Venezuela dal Parlamento europeo, che ha parecchie altre cose da fare, però ha trovato il tempo. Noi, in sei giorni, invece, riusciamo solo ad avere una comunicazione, senza poter esprimere un voto. Domani il Parlamento europeo voterà delle mozioni, tra le quali penso che passeranno sicuramente quelle del Partito Popolare Europeo, che chiedono esplicitamente il riconoscimento di Juan Guaidó come Presidente legittimo del Venezuela, in attesa di democratiche elezioni. (Applausi dal Gruppo FI-BP e del senatore Steger).

Il Parlamento europeo lo farà domani; noi non solo non lo facciamo, ma non abbiamo neanche il diritto di votare. Questo non va bene! (Applausi dai Gruppi FI-BP e Aut (SVP-PATT, UV)). Questo ci copre di vergogna, in particolare di fronte ai nostri connazionali che soffrono in Venezuela e che hanno il coraggio di opporsi a un regime criminale, affamatore, complice dei trafficanti di droga (Applausi dai Gruppi FI-BP, PD, FdI e Aut (SVP-PATT, UV) e che poi dà a prezzo di favore il petrolio a una certa grande potenza asiatica. Questo è inaccettabile ed è vergognoso per il nostro Paese! (Applausi dai Gruppi FI-BP, PD, FdI e Aut (SVP-PATT, UV). Molte congratulazioni).

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