Whistleblowing: una norma che rischia di essere estremamente efficace nell’impedire alla Pubblica Amministrazione di lavorare

Sarà sufficiente una segnalazione generica per godere di anni e anni di tutela. Nel frattempo, l’amministrazione sarà paralizzata e il merito calpestato

Intervento in Aula nella discussione del disegno di legge a tutela degli autori di segnalazioni di condotte illecite nel settore pubblico e privato

Signor Presidente,

la necessità di lottare contro la corruzione – e, segnatamente, contro chi per interesse personale prende decisioni contrarie al bene pubblico – è una cosa che non solo condivido ma che pratico anche, in particolare in quest’Aula. Tuttavia, ritengo che la cosa vada fatta nel rispetto delle regole, senza trasformare il nostro Paese e i nostri uffici, pubblici e privati, in uno Stato di Polizia e di delazione, dove essa viene incoraggiata quanto più è generica.

Mi spiego meglio. Abbiamo sempre il solito problema, specialmente in questa legislatura: il titolo è sempre condivisibile e ci sono sempre cose bellissime, come la buona scuola (e chi non è per la buona scuola?); il jobs act (e chi è per non creare jobs, anche se forse li vorrebbe in lingua italiana?); adesso, si tratta di difendere chi segnala irregolarità o fatti illeciti nella Pubblica Amministrazione. Più che giusto e lo condivido pienamente, ma ritengo odioso l’approfittare di posizioni pubbliche per recare danno alla cosa pubblica che si amministra, a beneficio proprio o altrui (e quand’è a beneficio altrui, evidentemente ci sarà una riconoscenza da parte di questo altrui). Ritengo ancora peggiore la violazione delle regole di concorsi pubblici, di gare di appalto e di altre cose di questo genere perché, proprio dove dovrebbe esserci la regolarità e la competizione leale con regole chiare, specialmente quando le regole sono dettate dallo Stato, ci deve essere una severità nei confronti di chi commette irregolarità. Detto questo, con questo provvedimento, che ha un bellissimo titolo, si sta facendo un’altra cosa.

Si sarebbero potuti fare alcuni interventi e alcuni dettagli di queste norme li ritengo anche positivi, ma la cosa importante è che si dà la possibilità a qualunque lavoratore, addirittura temporaneo o di ditte esterne alla Pubblica Amministrazione, di guadagnarsi diversi anni di tutela da “qualsiasi tipo di atto organizzativo” – così viene definito nel testo di legge – che possa avere ripercussioni negative sulla persona stessa.

Cari Colleghi del Movimento 5 Stelle, che siete i principali protagonisti che hanno spinto per questo provvedimento e che avete un riscontro nel Paese perché gli Italiani condividono perfettamente ciò che ho detto e che voi dite e, cioè, che la corruzione va combattuta: il problema non è così semplice. Sarebbe troppo facile se ci fossero quelli con l’etichetta dei buoni, che dobbiamo tutelare in ogni caso, e quelli con l’etichetta dei cattivi, che dobbiamo massacrare in ogni caso. Così sarebbe molto facile. È come combattere gli sprechi nella Pubblica Amministrazione. Se ci fosse la voce di bilancio «sprechi», cancelleremmo quella voce e saremmo a posto. Non è così nella vita reale; non è detto che chiunque segnali in modo generico qualche condotta illecita da parte della Pubblica Amministrazione sia il buono e che la persona colpita da questa segnalazione sia il cattivo. Ecco perché esistono i tribunali; ecco perché non basta un’accusa, almeno nel nostro Paese, per condannare una persona. Qualche giorno fa si è celebrato un grande eroe ribelle e protagonista della rivoluzione di Cuba che faceva questo. A Cuba bastava il sospetto per essere messi al paredón, cioè condannati alla pena capitale tramite fucilazione, guidata dal suddetto personaggio, riprodotto su tante magliette commerciali. Se questa è la giustizia in cui si crede, allora questo provvedimento va bene. Altrimenti dobbiamo pensare ai riflessi che, se approvata questa legge, avrebbe sulla reale vita della Pubblica Amministrazione.

Illustri Colleghi, vi siete mai chiesti come mai gli imprenditori lamentano che, per aprire in Italia uno stabilimento, ci vogliono tre o quattro anni e, invece, in Francia, Svizzera e Germania – non sto parlando di Paesi strani o faciloni con le regole o di Stati canaglia – per fare la stessa cosa ci vogliono uno o due mesi? Ci sarà una ragione? Sfortuna? È il clima italiano o la Pubblica Amministrazione è lenta e paralizzata per tante ragioni come l’eccesso di controlli, di certificazioni e contro-certificazioni e, soprattutto, dal fatto che un dirigente della Pubblica Amministrazione italiana, che dà un’autorizzazione, ad esempio, per costruire uno stabilimento che poi produrrà e darà posti di lavoro, ha il terrore che arrivi qualcuno che dica che forse l’ha fatto per fare il favore a qualcuno? Ieri aveva il terrore, con questa legge avrà la certezza, perché a quel lavoratore – magari è un lavoratore «si fa per dire», nel senso che non ha particolare amore per il proprio lavoro – sarà sufficiente presentare una segnalazione – nota bene: una segnalazione e non una denuncia – per trovarsi tutelato contro qualunque provvedimento. Avete mai sentito parlare del fatto che non c’è molta meritocrazia nella Pubblica Amministrazione? Si dice, poi si fanno su di essa i convegni e magari non la si pratica molto. Poi si approva una legge in base alla quale si renderà ulteriormente difficile, anzi gravemente rischioso per un dirigente cercare di fare la differenza tra il lavoratore che non lavora e il lavoratore che si impegna. Dappertutto, e in particolare negli uffici pubblici, un lavoratore che non fa il proprio lavoro, oltre a procurare un danno alla collettività, perché i cittadini che aspettano un servizio non lo avranno, costringerà un suo collega a lavorare per due. Chiunque abbia lavorato lo sa. Chi non ha mai lavorato, effettivamente, potrebbe non saperlo.

Naturalmente, esistono anche alcune figure adamantine, ma già oggi si può denunciare chi commette un illecito perché esistono delle protezioni. Con una dicitura generica, onnicomprensiva, però, sarà sufficiente a un lavoratore un po’ restio a lavorare – oltre alle tanti armi che ha oggi a sua disposizione – fare una generica segnalazione, una raccomandata al responsabile della corruzione o all’ANAC e poi, conservando l’assoluta garanzia del suo anonimato, potrà godere di anni e anni di tutela rispetto alle sue condizioni di lavoro. Pertanto: «meritocrazia, ciao ciao». E poi, se quel lavoratore è già un po’ avanti negli anni, arriverà la pensione e, nel frattempo, l’amministrazione sarà paralizzata e il merito calpestato. Vorrei, inoltre, sottolineare che queste misure sono incredibilmente ampie, perché si riferiscono anche ai collaboratori e ai consulenti, con qualsiasi tipologia di contratto o di incarico, nonché ai lavoratori e ai collaboratori a qualsiasi titolo di imprese fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere in favore dell’amministrazione pubblica.

C’è il rischio che questa norma sia estremamente efficace: non per lottare contro la corruzione, ma per impedire alla Pubblica Amministrazione di lavorare. Cosa succederà allora? Molte imprese si trasferiranno all’estero, cosa che già fanno. Le incoraggiamo ulteriormente. Poi, quando da noi mancheranno completamente i posti di lavoro e tante aziende, continueremo ad andare dall’Italia all’estero e attribuiremo ciò alla sfortuna, al clima, a chissà cosa. Lo si deve, invece, attribuire a leggi come quella in esame, che rendono la Pubblica Amministrazione incapace di agire. Non si è mai visto un dirigente punito per aver dato in ritardo un’autorizzazione a far partire un’attività produttiva; mentre invece, se dà un’autorizzazione con cui si può finalmente produrre e assumere, rischia la delazione in anonimato con segnalazioni generiche che bloccano la Pubblica Amministrazione e garantiscono il segnalante da qualunque provvedimento.

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