Nella lotta al terrorismo, a difesa della pace e della sicurezza internazionale, il nostro Paese non può rimanere indifferente e non può che dare il proprio sostegno
Intervento in Aula nella discussione sulle comunicazioni del Governo relative all’impegno italiano in Afghanistan
Signor Presidente, Signori rappresentanti del Governo, Colleghi senatori,
voglio innanzitutto sottolineare la grande rilevanza politica e istituzionale del fatto che il Parlamento venga nuovamente coinvolto in questo passaggio dell’impegno militare italiano nella missione in Afghanistan. Come è stato già detto, non vi era l’obbligo giuridico di affrontare questo passaggio; passaggio che però è stato preannunciato dal Presidente del Consiglio quando, alcuni giorni fa, ha riferito sulla politica estera del nostro Paese. Occorre sottolineare che il 7 novembre 2001, allorché il Parlamento approvò con un’ampia maggioranza le comunicazioni del Governo, esse comprendevano la seguente specificazione: «…per l’Esercito è stato individuato un contingente di circa 1.000 militari, il cui impiego potrebbe collocarsi in una fase successiva, con compiti di scorta armata e supporto alle organizzazioni umanitarie».
Il fatto che il Parlamento venga nuovamente coinvolto è dunque particolarmente importante, così come sono importanti la tempestività con cui avviene questo passaggio parlamentare e l’accuratezza delle informazioni che sono state fornite dal Ministro della difesa il 7 novembre dello scorso anno e nella giornata di ieri. Vorrei sommessamente ricordare che, in passato, la tempestività e accuratezza non sono state pari; mi riferisco ai fatti del 1999, occasione in cui pure non mancò il sostegno da parte dell’attuale Maggioranza al Governo allora in carica. Credo, perciò, che tutti debbano dare atto al Governo di questa correttezza politico-istituzionale – anche coloro che hanno inteso e intendono votare contro le comunicazioni del Ministro.
Venendo al merito, ritengo sia importante sottolineare alcuni aspetti del successo dell’operazione internazionale contro il terrorismo. È stato eliminato un regime, quello dei talebani, all’interno feroce come pochi altri nella Storia – contro la sua popolazione, in particolare le donne – e all’esterno estremamente pericoloso perché univa la spregiudicatezza della violenza terrorista alle possibilità garantite da uno Stato sovrano, con relativo controllo del territorio e rappresentanza internazionale. È stato instaurato un Governo provvisorio che, tra mille difficoltà e con tutti i problemi che sono stati ricordati, sta comunque lavorando per la normalizzazione del Paese, un Paese – non dimentichiamolo – che si trova in una situazione di guerra o di dittatura fanatica fin dall’intervento sovietico del 1979.
Va anche detto che le perdite da parte della coalizione internazionale sono state limitatissime, per quanto dolorose, a dispetto delle nere previsioni fatte da taluni. Le vittime tra la popolazione civile, anch’esse perdite dolorose che si è cercato di evitare con ogni sforzo, sono state comunque molto limitate – specialmente in considerazione della difficoltà delle operazioni, che erano rivolte non contro un esercito regolare ma contro dei terroristi, guerriglieri abituati a mescolarsi alla popolazione civile, della quale peraltro facevano parte.
Questi successi sono testimoniati in primo luogo da un dato, forse il più importante e positivo tra quelli elencati dal Ministro; mi riferisco ai due milioni di profughi rientrati nel loro Paese. È un dato importantissimo perché testimonia che, nonostante le difficoltà e i problemi che ancora affliggono l’Afghanistan e che pure sono stati sottolineati, questa gente ha potuto finalmente ritornare. È un segno che la situazione, per quanto ancora difficile, è estremamente migliorata.
Va aggiunto che, nel corso delle operazioni – sia con riguardo a ciò che è stato trovato in Afghanistan, sia con riferimento a ciò che è stato svelato dai mezzi di informazione mondiale – sono emerse prove inconfutabili ed evidenti della strettissima collaborazione del regime dei talebani con il criminale attacco dell’11 settembre 2001 a New York.
Va sottolineato anche che l’attiva partecipazione italiana alla coalizione antiterrorismo ha consentito e consente al nostro Paese di far pesare le proprie opinioni in ambito internazionale, a cominciare dal nostro profondo convincimento dell’importanza che riveste, nell’ambito dell’impegno per la pace internazionale, una politica che consenta lo sviluppo dei Paesi più poveri, con l’obiettivo di liberare dalla miseria e dalla disperazione i milioni di uomini e di donne che ancora ne sono afflitti.
In considerazione di tutto questo, chi il 7 novembre scorso ha dato il proprio appoggio all’impegno militare italiano in Afghanistan non può che confermarlo oggi, se possibile con maggiore convinzione, alla luce dei risultati ottenuti, dell’atteggiamento del Governo nei confronti del Parlamento, e allo scopo di garantire il più ampio sostegno ai nostri militari. Mi aspetterei, anzi, se non leggessi i giornali, che anche qualcuno di coloro che il 7 novembre scorso si opposero a questo intervento si convincesse oggi a unire il proprio voto a sostegno dell’azione della coalizione internazionale.
Quanto a noi di Forza Italia, nel manifestare il grande apprezzamento e il pieno appoggio all’operato del Governo, desideriamo far sentire a tutti i militari italiani che sono impegnati all’estero, in particolare a quelli che sono e saranno impegnati in Afghanistan, il nostro sostegno, che dovremo mantenere attento e costante durante tutta la durata di queste missioni, certi che – come ha dichiarato il Ministro della Difesa – saranno prese tutte, assolutamente tutte le precauzioni per tutelare la sicurezza dei nostri militari in una situazione che non nasconde dei rischi oggettivi.
È stato detto che i malvagi trionfano solo se i probi rimangono indifferenti, aspettando magari che altri facciano ciò che andrebbe fatto. Ebbene, nella lotta al terrorismo a difesa della pace e della sicurezza internazionale, il nostro Paese non può rimanere indifferente e non può che dare il proprio sostegno in questa importantissima azione internazionale.