“Chieda scusa al Presidente Ciampi, chieda scusa ai nostri soldati, chieda scusa agli Italiani, Signor Presidente del Consiglio, se vuole iniziare in un atteggiamento perlomeno di decenza il suo mandato a capo del Governo di questo Paese!”

In Iraq, l’Italia non ha partecipato a una “guerra”: è intervenuta solo a guerra finita, sulla base di una risoluzione delle Nazioni Unite e con l’autorizzazione del Consiglio Supremo della Difesa presieduto dal Presidente Ciampi

Intervento in Aula sulle comunicazioni del neo Presidente del Consiglio dei Ministri

Signor Presidente del Consiglio,

non ci aspettavamo molto dal suo discorso di oggi. Lei è da quasi trent’anni nella vita politica italiana, in parte partecipando direttamente al confronto politico e in parte gestendo le aziende di Stato per conto della politica. Dunque, la conosciamo troppo bene perché ci potessimo aspettare qualcosa di originale e di concreto dal suo intervento di oggi. O credevamo di conoscerla. Lo stesso atteggiamento quasi apatico dei senatori della Maggioranza dimostra che persino loro, in realtà, oggi non si aspettavano molto da Lei.

Tuttavia, ha ottenuto un generale applauso di tutta l’Assemblea, Maggioranza e Opposizione, non per Lei ma per il Presidente Ciampi – che da oggi ci onoriamo di avere come Collega. A lui è rivolto – cito le sue parole – «un pensiero di gratitudine per il modo esemplare con cui ha interpretato il suo ruolo di garante di tutti, per la sensibilità e misura con cui in ogni circostanza ha saputo farsi interprete del comune sentire degli Italiani, per la passione con cui ha alimentato l’amor di patria».

Poi, però, Signor Presidente del Consiglio, è riuscito a stupirci tutti con un’affermazione gravissima e, soprattutto, in contrasto proprio con quelle parole che le hanno fatto ottenere l’applauso di tutta l’Assemblea per Lei e per il Presidente Ciampi. Cito le sue parole: «…così come, in alcuni casi, abbiamo ritenuta legittima e doverosa la partecipazione militare dell’Italia a importanti missioni di pace, delle quali andiamo orgogliosi, non abbiamo invece condiviso la guerra in Iraq e la partecipazione dell’Italia a tale guerra».

Lei, Signor Presidente del Consiglio, ha sostenuto che l’Italia ha partecipato alla “guerra” in Iraq: una mistificazione vergognosa, infamante e pericolosa per il nostro Paese e, in particolare, per i soldati che operano all’estero a fini di pace e su mandato delle Nazioni Unite. L’Italia non ha partecipato a quella guerra: è intervenuta con i suoi soldati solo a guerra finita, sulla base di una risoluzione delle Nazioni Unite. È stata una missione di pace per la quale il Segretario generale delle Nazioni Unite ha più volte ringraziato l’Italia, gli uomini e le donne che con la nostra bandiera hanno servito la causa della pace in quel difficile teatro di operazioni.

Le ricordo, Signor Presidente del Consiglio, che fu il Consiglio Supremo della Difesa – presieduto dal Presidente Ciampi – ad autorizzare la missione militare in Iraq, poiché riteneva quella missione conforme all’articolo 11 della Costituzione: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Con le sue affermazioni, Presidente Prodi, ha accusato – neanche tanto implicitamente – il Presidente Ciampi di aver dato il via libera a una violazione della Costituzione.

Sicurezza_i Caduti di NassiriyaA che valgono le sue parole di gratitudine nei confronti del Presidente Ciampi, che oggi ci ha fatto l’onore della sua presenza nel suo primo giorno da senatore a vita, se poi lo accusa di aver violato la Costituzione – rida pure, Presidente Prodi; mi pare che ci sia poco da ridere su questo! – e non certo in una parte ordinamentale, non in una questione di procedura, ma in una parte sostanziale come l’articolo 11, che Lei stesso ha dichiarato che deve essere la guida nella politica estera del nostro Paese. Con il suo intervento, Lei ha dato ragione agli infami individui che, nelle manifestazioni della sua parte politica (benché sconfessati dai leader della sua parte politica), hanno proclamato l’infame grido (e l’hanno scritto sui loro cartelli) «Una, dieci, cento Nassiriya». Presidente Prodi, nel Suo intervento ha fatto molte affermazioni che meritano una forte critica, ma questa le ha superate – e in qualche modo le ha coperte – tutte. E mi compiaccio, Presidente Prodi, che Lei riesca a ridere di quello che sta ascoltando!

Le chiedo formalmente e fortemente, per il bene del nostro Paese – che era il titolo del Suo programma, anche se voi avete l’abitudine di buttare via il programma una volta vinte le elezioni – di domandare scusa al Presidente Ciampi per ciò che ha detto e di domandare scusa ai nostri soldati, che sono andati in Iraq a difendere la pace, a difendere quella popolazione e non a fare una guerra contraria alla Costituzione, come Lei ha detto che è stato fatto.

Lei deve chiedere scusa all’Italia intera che – sia nella parte che era favorevole alla nostra missione di pace in Iraq, sia nella parte che non lo era – è orgogliosa dei soldati che in quella terra hanno servito con onore e dedizione e che, in alcuni dolorosi casi, vi hanno lasciato la vita. Con il suo intervento, Lei ha anche dato ragione a quel suo Ministro che, in occasione dei funerali di Stato di alcuni Caduti in quella terra, ha avuto atteggiamenti decisamente non consoni a nessuno e tantomeno a un Ministro della Repubblica.

Le chiedo davvero di compiere questo gesto di conciliazione. È inutile e ipocrita che Lei ci chieda di agire in modo aperto, di essere aperti al dialogo, se poi Lei il dialogo lo chiude in questo modo decisivo e gravissimo.

Chieda scusa al Presidente Ciampi, chieda scusa ai nostri soldati, chieda scusa agli Italiani, Signor Presidente del Consiglio, se vuole iniziare non dico in concordia ma, perlomeno, in un atteggiamento di decenza il suo mandato a capo del Governo di questo Paese!

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