Con un provvedimento-calderone, tutto viene lasciato all’arbitrio del Governo. Negando ai Cittadini e ai loro rappresentanti il diritto di saperne di più

Intervento in Aula per l’illustrazione di una questione pregiudiziale sulla delega al Governo per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche

Signor Presidente,

cerco di sintetizzare qui le ampie ragioni che abbiamo illustrato nel testo scritto.

Anzitutto, siamo di fronte ad un provvedimento omnibus, un grande calderone in cui si mette insieme tutto ciò che ha a che fare con la pubblica amministrazione (il criterio di omogeneità è completamente dimenticato); tutto ciò che è pubblica amministrazione (cioè praticamente tutto quello che lo Stato fa e che dovrebbe essere oggetto della gran parte della nostra attività legislativa) è dentro il provvedimento. Su tutto c’è una delega al Governo, molto spesso estremamente vaga. Pertanto, non vi è omogeneità ma, soprattutto, non c’è quello che l’articolo 76 della Costituzione richiede per l’esercizio della delegazione legislativa, a partire dagli oggetti definiti – il provvedimento contiene l’universo mondo e non oggetti definiti – e dai principi, che sono del tutto vaghi. Senza andare lontano, basta guardare l’articolo 1, lettera b), dove si dice: «ridefinire e semplificare i procedimenti amministrativi, in relazione alle esigenze di celerità, certezza dei tempi e trasparenza nei confronti dei cittadini e delle imprese, mediante una disciplina basata sulla loro digitalizzazione (…)». Si parla quindi di «ridefinire e semplificare»: questo significa che si può fare di tutto; si possono allargare le maglie o si possono stringere; si possono ulteriormente burocratizzare queste regole oppure si possono – magari – semplificare. È tutto lasciato all’arbitrio del Governo. Poi, quando arriverà in Parlamento, la Commissione potrà esprimere il suo parere – sempre che non sia già ordinato alla maggioranza un semplice assenso, perché, in questo caso, verrà probabilmente ignorato. Questo modo di introdurre i cosiddetti criteri è usato in generale. Ridefinizione: cosa vuol dire ridefinire? Significa rifare da capo a piedi. Ma sembra una cosa possibile? Quando uno vuole fare dei lavori di restauro in uno stabile, non può scrivere all’ufficio del catasto e all’ufficio del Comune soltanto che vuole ammodernare casa sua: deve scrivere specificando cosa farà, altrimenti non avrà il permesso. Così dovremmo fare noi con il Governo.

In questo caso, invece, c’è la possibilità di fare qualunque cosa ad arbitrio del Governo, e questo crea anche un notevole vantaggio, naturalmente incostituzionale (peccato per questo piccolo dettaglio), per il Governo. Siccome il Governo si è rivelato molto bravo nel dare i titoli ai provvedimenti, ma molto meno bravo nello scrivere i testi, qui rimaniamo ai titoli. «La Buona Scuola»: chi non voterebbe per una buona scuola? Poi, però, c’è il problema che dal testo non veniva fuori una gran buona scuola. Oppure faccio l’esempio del Jobs Act: con un inglese un po’ maccheronico, deve essere una legge per aumentare i posti di lavoro. Poi è diventata un unemployment act, perché, da quando è in vigore, abbiamo nuovamente toccato il record di disoccupazione giovanile e di disoccupazione assoluta. Perché il testo non era all’altezza del titolo.

Con questo provvedimento c’è stata la trovata geniale: si mettono solo i titoli, si scrive il titolo di un articolo e si chiede al Governo di fare un bel lavoro. Chi non vorrebbe ridefinire per semplificare e rendere più consone alle aspettative dei cittadini e al criterio della trasparenza le leggi su tutto l’universo mondo che viene toccato in questo disegno di legge? Com’è noto, c’è di tutto: dai forestali agli uffici degli enti locali. Riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato: è tutto così; è tutto titoli e il testo lo farà, poi, il Governo per comodo suo, senza il disturbo di avere un Parlamento dove persone elette dai cittadini possano fare delle proposte e, ciò che più conta, farle alla luce del sole. Su un determinato punto, si dovrebbe sapere chi ha votato sì, chi ha votato no e chi ha fatto la proposta. Invece salteranno fuori una serie di mostri di decreti legislativi dentro i quali ci sarà di tutto e nessuno saprà chi l’ha scritto. Sì, certo, è il Governo, però ci sarà l’ufficio X, l’ufficio Y – come abbiamo più volte sentito dire. Non sarà possibile, di fatto, emendare i singoli punti, per cui ciascuno potrà fare il proprio comodo.

Questo è l’ideale per chi governa ma non è l’ideale per la democrazia, non è l’ideale per la Costituzione, tanto meno è l’ideale per i Cittadini. I quali pagano delle tasse, come noto molto alte, per sostenere la pubblica amministrazione, e avrebbero diritto che i loro rappresentanti potessero mettere il naso su come la pubblica amministrazione viene organizzata, visto che c’è tutta una procedura garantita dalla Costituzione per farlo.

Per questo chiediamo di non proseguire con la discussione di questo provvedimento e, al Governo, di venirci a chiedere dei sì e dei no su cose definite e con dei criteri precisi, come impone la Costituzione.

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