Contro i parlamentari, una campagna di odio sempre più aggressiva e infarcita di dati falsi

Intervento in Aula su un comunicato emesso da un sindacato di Polizia

Signora Presidente,

nei giorni scorsi, organi di informazione hanno ripreso il comunicato stampa di un sindacato di Polizia denominato COISP, il quale – prendendo spunto dai famosi prezzi del ristorante del Senato (di cui, peraltro, in quel momento era già stato deciso il drastico aumento) – ha affermato che «di fronte a certe situazioni, viene voglia di venire davanti al Senato e sparare i lacrimogeni al suo interno per sgombrarlo di una classe politica inetta», e così via.

Innanzitutto, questa vicenda è l’indice di una campagna di odio sistematico che viene diffusa su molti organi di informazione, spesso con dati non aggiornati o addirittura falsi. Ad esempio, in quel comunicato stampa si indicavano costi (non prezzi) del sempre famigerato ristorante del Senato oltre 20 volte superiori a quelli reali e, comunque, sempre considerati in chiave di anomalie, di odiosi privilegi e cose di questo genere.

Qualche giorno fa, l’8 settembre, è stato pubblicato su «La Stampa» un articolo (ce ne sono diversi ma ricordo in particolare questo) che parlava di un deputato che, dopo un delicato intervento in ospedale, è stato oggetto – ancora stordito dall’anestesia – di vessazioni personali da parte degli infermieri per il semplice fatto di essere di un deputato. Io credo che, di fronte a queste cose, non possiamo continuare a pensare che si tratti di comprensibili sfoghi o che si debba aspettare che si superi un picco dopo il quale ci sarà una discesa.

A me pare che questi episodi siano sempre più numerosi e sempre più aggressivi. Inoltre, in quegli articoli dove si citano le vicende di alcuni parlamentari oggetto di attenzioni particolarmente negative, ai limiti dell’aggressione, mi pare persino di rilevare un certo compiacimento – come per dire, «stiamo riuscendo nella campagna». Io non credo che si debba aspettare il momento in cui ci saranno delle aggressioni personali violente vere e proprie per prendere delle posizioni. Non credo che possiamo tollerare ancora di ascoltare passivamente queste cose, specialmente quando sono infarcite sistematicamente di cifre false, di prospettazioni false, di paragoni falsi.

Aggiungo che, a seguito di questi avvenimenti – anche se succede di rado, perché ognuno di noi vuole evitare di vedere la propria lettera di smentita o di rettifica intitolata con il classico «E ancora si lamentano» – per non sbagliare, di solito non vengono pubblicate le rettifiche. Sappiamo che esiste una legge relativa alla Stampa che garantisce la pubblicazione delle rettifiche ma, altresì, sappiamo che è molto difficile farla rispettare.

Io credo che sia giunto il momento di intraprendere azioni legali e anche di altro tipo per avere una tutela. In particolare – e torno al primo episodio di cui ho parlato – è inquietante che delle persone che hanno il delicato e difficile incarico di tutelare l’ordine pubblico, per il quale loro stessi – anzi, loro per primi – vengono spesso a trovarsi di fronte a manifestazioni violente e a esserne le prime vittime (cosa che giustamente quel sindacato sottolinea con forza, chiedendo ogni tutela possibile, ed è nostro assoluto dovere dare loro solidarietà in modo concreto e prevedere ogni tipo di tutela), persone, dicevo, che hanno un incarico così delicato parlino di “sparare contro il Senato”. Trovo che sia veramente inaccettabile e – guarda caso – i giornali di oggi, quando l’hanno riportato, hanno totalmente ignorato le reazioni che da parte di alcuni, pochi, parlamentari ci sono state a seguito di tale episodio.

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