Da Federalisti Liberal-Democratici, mozione di sfiducia al Governo Dini. “Riforme subito o si vada alle elezioni”

Le nostre proposte di riforme istituzionali, fiscali, economiche e della Pubblica Amministrazione, per garantire che le istituzioni rispondano ai Cittadini e non ai Partiti

Intervento in Aula nella discussione sulle comunicazioni del Governo

Signor Presidente, Signori rappresentanti del Governo,

come la quasi totalità dei deputati federalisti e liberaldemocratici, sono stato eletto nel Polo delle Libertà e, in particolare, in una formazione federalista. Ho promesso, dunque, agli elettori – e sulla base di questo sono stato eletto – di lavorare per le riforme istituzionali. In particolare, per quelle di carattere autonomista e federalista, per garantire che le istituzioni rispondano ai Cittadini e non ai Partiti o ai poteri forti delle oligarchie, per alleggerire il peso dello Stato sulle libertà dei Cittadini, sulle tasche dei Cittadini, sulla pazienza, sul tempo e sul lavoro dei Cittadini. Sono stato eletto per fare in modo che le tasse non venissero aumentate. Per questi motivi, abbiamo appoggiato il Governo Berlusconi che, nei pochissimi mesi in cui ha guidato la politica del Paese, ha fatto qualcosa – anche se, per la verità, ha fatto troppo poco in materia di riforme istituzionali perché il Ministro competente non si è dimostrato assolutamente all’altezza della situazione. Ricordo che esso, purtroppo, era stato indicato dalla Lega nella persona di uno dei suoi esponenti. Per tenere fede al programma che ho detto poc’anzi, siamo usciti dal Gruppo della Lega Nord, che ha destabilizzato l’intero quadro politico, rendendo impossibile il lavoro di qualsiasi Governo; in particolare, essa ha fatto in modo che governasse una coalizione, una Maggioranza che includeva proprio quella Sinistra che è contraria alle riforme istituzionali; che è contraria a dare più potere diretto ai Cittadini e invece favorevole a darne di più ai Partiti e a rispondere ai poteri forti delle oligarchie; che è contraria ad alleggerire il peso dello Stato sulle tasche, sul tempo, sul lavoro e sulla libertà dei cittadini.

Noi federalisti e liberaldemocratici – lo voglio sottolineare – non abbiamo mai votato a favore di nessuna nuova tassa, ad eccezione di quella i cui proventi sono stati destinati agli alluvionati del Piemonte, peraltro di moderata entità e a carico solo dei percettori di redditi elevati. Essendo contrari all’aumento delle tasse, siamo stati per forza contro il Governo attuale, sostenuto – lo ricordo, perché molto spesso i Partiti stessi che lo sostengono fingono di non farlo di fronte agli elettori – dal PDS, dai Popolari, dai Verdi, dagli altri cosiddetti «cespugli» e dalla Lega Nord. Per quanto riguarda le riforme, le ritenevamo urgenti due anni fa e le riteniamo urgentissime oggi: non si può più prendere tempo! L’inquietudine del Paese aumenta, la situazione finanziaria peggiora, ed essa diverrà particolarmente difficile quando cesserà l’attuale favorevole congiuntura economica.

Ecco, dunque, le ragioni della nostra mozione di sfiducia, sulla quale stiamo cercando di raggiungere il numero di firme necessarie per la sua formale presentazione. La nostra mozione di sfiducia – lo sottolineo – è l’unica finora esistente, ad eccezione di quella elaborata dal Gruppo di Rifondazione Comunista. Con essa chiediamo che ci sia subito lo spazio per un Governo che renda possibili le riforme: basta con i rinvii! A cosa serve chiedere a questo Governo, come fa l’attuale Maggioranza, di andare ancora avanti per alcuni mesi? Un Governo che – lo ricordiamo – aveva basato il suo programma sulla realizzazione di quattro punti, i quali potevano essere esauriti già nella primavera del 1995! Esso è stato poi investito del compito di predisporre la legge finanziaria per il 1996; ora gli si chiede di restare in carica per l’intera durata del semestre di Presidenza europea e forse, a giugno, gli si chiederà ancora di fare qualcos’altro. Abbiamo già perso un anno sulla via delle riforme: ora basta!

Abbiamo apprezzato la parte del discorso del Presidente del Consiglio laddove ha dichiarato che «è largamente condivisa nel paese l’esigenza di aprire un processo costituente per la revisione della forma di Governo, per la riforma dello Stato in direzione di una struttura federale, per differenziare le funzioni delle Camere, una delle quali dovrebbe rappresentare più esplicitamente le Regioni». Abbiamo certamente apprezzato questa parte del suo discorso e abbiamo altresì apprezzato l’accenno a una modifica della legge elettorale nazionale.

Purtroppo, dobbiamo ricordare che la legge elettorale regionale, uno dei quattro punti dell’originario programma del Governo Dini, è stata modificata in senso proporzionale; o, meglio: è stato mantenuto il vecchio impianto proporzionale, quando tutte le proposte di riforma della stessa, salvo una, quella che poi è stata approvata, indicavano una modifica in senso maggioritario. Di conseguenza, non vogliamo più riforme del genere ed è per questo che chiediamo un altro Governo per realizzare le riforme.

Per quanto riguarda appunto le riforme istituzionali, che concretamente vogliamo siano approvate, abbiamo elaborato la nostra proposta nell’estate scorsa e proprio ieri l’abbiamo presentata insieme ad alcuni colleghi di altri Gruppi. Il primo firmatario di tale proposta, infatti, è l’onorevole Taradash e, oltre a me, essa è stata sottoscritta dall’attuale e dal precedente presidente del nostro Gruppo, gli Onorevoli Lantella e Costa. Nella nostra proposta chiediamo l’elezione a suffragio universale del Capo dell’Esecutivo – il quale, tra l’altro, deve avere il potere di nominare e di rimuovere i Ministri e di porre il veto su provvedimenti di spesa, per garantire concretamente la sovranità del Popolo, sancita dall’articolo 1 della Costituzione e stabilendo così un forte presidio alla solidità della finanza pubblica.

Proponiamo inoltre la compiuta autonomia, anche finanziaria, delle Regioni in un quadro federalista, per rafforzare l’identità e l’integrità nazionale; proponiamo di esercitare un più responsabile controllo della spesa e di dare risposte appropriate e differenziate alle diverse realtà del Paese.

Noi riteniamo che si debba consentire anche a una minoranza qualificata delle Camere di promuovere Commissioni d’inchiesta e di estendere la possibilità di ricorso alla Corte Costituzionale.

Chiediamo ancora di diminuire il numero dei parlamentari; di affidare alle Regioni la funzione legislativa su tutte le materie non riservate allo Stato; di riservare al Senato la rappresentanza delle Regioni; di rafforzare i poteri dei Comuni; di sancire l’autonomia finanziaria e tributaria delle Regioni, stabilendo che lo Stato destini fondi alle stesse solo per promuovere il riequilibrio delle aree meno favorite e, possibilmente, con un unico trasferimento annuo, per dare maggiore trasparenza ai trasferimenti stessi. Nella nostra proposta è anche prevista l’abolizione della figura del commissario di Governo, per dare dignità e autonomia reale alle Regioni.

Chiediamo subito una riforma della pubblica amministrazione secondo criteri di responsabilità di chi la dirige, o comunque ne fa parte, secondo criteri di remunerazione del merito, di efficienza, di trasparenza e di reale servizio ai Cittadini.

Chiediamo anche che vengano adottate subito misure volte a limitare il deficit e il debito pubblico; per fare ciò, non bisogna aspettare la prossima legge finanziaria. Se, infatti, si provvedesse nell’immediato ad alienazioni di beni dello Stato per 20 o 30mila miliardi, vi sarebbero immediati effetti sui tassi d’interesse e, dunque, sul costo del denaro per le aziende. Si tratta di un provvedimento che noi vogliamo immediatamente; ciò darebbe senz’altro autorevolezza alla Presidenza italiana durante il semestre europeo.

Non possiamo continuare ad attendere scadenze che diventano sempre più vaghe. Per tutta l’estate scorsa abbiamo sentito i rappresentanti del PDS affermare che si sarebbe votato sicuramente nel novembre del 1995 e ora si parla di elezioni sicuramente nel giugno 1996: ne abbiamo abbastanza di sicurezze fasulle! Vogliamo un Governo in grado di portare avanti le riforme al più presto e per tale motivo con la nostra mozione di sfiducia chiediamo che finisca l’attività dell’attuale Governo, ribadendo che o si varano subito le riforme oppure si vada alle elezioni!

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