Il NordEst Quotidiano: “Autostrada del Brennero (e Autovie Venete), la concessione in house non è cosa scontata”

Malan: «Mi risultano forti problematiche giuridiche all’interno del Ministero concedente. Una cosa è certa: con il centrodestra al Governo, rivedremo tutte le posizioni aperte per superare l’attuale sistema»

Il mondo delle concessioni autostradali potrebbe essere prossimo a una profonda rivisitazione, a iniziare dalle concessioni ancora aperte, come quelle di Autobrennero e di Autovie Venete, la cui trasformazione in società “in house” non è affatto scontata. Secondo il senatore azzurro Lucio Malan, che durante la scorsa legislatura ha sempre denunciato le storture del settore, la prossima legislatura potrebbe vedere profondi cambiamenti – specie se il centrodestra avrà la maggioranza per governare.

Senatore Malan, come giudica la situazione di Autobrennero e di Autovie Venete? Il passaggio a una gestione “in house” da parte delle due Regioni, con una concessione trentennale senza gara, è cosa già decisa?

Tra le due Regioni a guida PD e il Governo Gentiloni, sono stati presi degli accordi politici per “regalare” senza alcuna gara il rinnovo delle concessioni per altri trent’anni alle due amministrazioni. L’Unione Europea ha accettato mal volentieri questa decisione, tant’è che il Governo ha dovuto arrampicarsi sui vetri per farla passare. Ma il problema è, ora, all’interno del Ministero, dove mi risultano esserci fortissime problematiche sull’assetto giuridico e normativo di un simile passaggio, cosa che rende molto difficile la trasformazione della volontà politica in un atto concreto, tanto che l’annunciata firma finale slitta ogni volta di mese in mese.

In Trentino Alto Adige danno per cosa già fatta il rinnovo di Autobrennero con la concessione “in house”…

Potrebbero avere qualche sorpresa nelle prossime settimane, perché il rinnovo non è cosa per niente scontata, soprattutto se gli elettori daranno la maggioranza al centrodestra. Devo ricordare che è stato l’ultimo Governo Berlusconi, con il compianto Ministro Matteoli, a iniziare le procedure per il rinnovo della concessione tramite una gara aperta, poi inspiegabilmente annullata dai nuovi Governi di centrosinistra. In ballo c’è una concessione che è molto ricca e che potrebbe indurre potenziali concorrenti anche a fare ricorso una volta rilasciata (sempre che lo sia) la concessione “in house”, riaprendo tutti i giochi – specie se l’Europa sarà chiamata a esprimersi giuridicamente sul merito. La cosa più lineare era completare la gara in modo trasparente e aggiudicarla a chi avesse fatto l’offerta migliore per lo Stato italiano.

Sul caso Autobrennero (e, in misura minore, su Autovie Venete) è in ballo una montagna di miliardi di euro…

Sì, e mi pare poco corretto che oltre 5 miliardi per Autobrennero e circa 3 per Autovie Venete vengano gestite dalla filiazioni locali del PD nazionale. Si tratta, di fatto, di una sorta di privatizzazione di ingenti risorse pubbliche, che potrebbero andare a beneficio di tutta la collettività e del bilancio dello Stato in primo luogo. Poi, c’è anche il fatto, sempre messo sotto traccia, che l’attuale sistema delle concessioni finisce con il penalizzare ingiustamente chi le autostrade le utilizza ogni giorno in mancanza di alternative concrete. Dopo avere ampiamente ammortizzato il loro costo di costruzione durante la prima concessione, poi già prorogata una prima volta, sarebbe utile e giusto che le concessioni autostradali tornassero in capo a chi le ha originariamente concesse, in modo da distribuire più equamente i benefici di queste infrastrutture senza avvantaggiare i soliti noti, oltre ad avere un servizio più efficiente. Sempre riguardo all’Autobrennero, mi pare che praticamente ogni giorno l’autostrada abbia problemi di traffico, il più delle volte rallentato o fermo per incidenti o per l’incapacità di smaltire la mole dei veicoli su una tratta internazionale che, negli ultimi trent’anni, non è mai stata sostanzialmente potenziata.

Lei sostiene che, anche nei recenti provvedimenti di proroga delle concessioni in essere per i gruppi Benetton, Gavio e Toto, il Governo Gentiloni pare avere utilizzato un trattamento di riguardo…

Quando un concessionario ottiene una proroga della concessione su tutte le tratte che gestisce in cambio di ammodernamenti solo su alcune tratte e in cambio di un tasso di remunerazione calcolato a oltre il 7%, quando sul mercato finanziario internazionale si accede a prestiti a un tasso medio inferiore al 2%, non so quanti imprenditori possano fare affari di questo genere, con una remunerazione garantita del 5% a fronte di piani d’investimento precedenti spesso non ancora completati. Sarebbero in tanti a volerlo fare. Ma così non è, perché le concessioni autostradali sono cosa per pochi fortunati. Molto meglio sarebbe stato mettere a gara pubblica gli interventi da effettuare e fare vincere l’offerta migliore.

Lei ha detto che sarebbe ormai ora di superare l’attuale regime delle concessioni autostradali, anche per abbassare i costi per gli utenti.

Quando lo Stato italiano ha inaugurato il regime delle concessioni autostradali per infrastrutturare il Paese, si era in una situazione decisamente diversa. Primo – perché c’erano pochi soldi; secondo – perché il grosso degli interventi era stato affidato a una società del gruppo IRI, che rientrava nella sfera pubblica. Dopo le privatizzazioni volute da Romano Prodi, lo Stato ha di fatto abiurato al suo ruolo, favorendo la rendita finanziaria di pochi concessionari privati. Vedrei bene un sistema differente, dove lo Stato costruisce direttamente le opere infrastrutturali finanziandosi a basso prezzo sui mercati internazionali del credito e appaltando poi la manutenzione ordinaria tramite gare pubbliche, il cui costo dovrebbe essere finanziato da tasse nate originariamente a questo scopo – come il bollo di circolazione delle auto, poi trasformato in tassa di proprietà – ma lo stesso potrebbe essere tramite una piccola quota delle accise gravanti sui carburanti. In questo modo, si potrebbero ridurre in modo consistente i pedaggi – tra l’altro, recentemente aumentati in modo assai consistente proprio grazie a un provvedimento del Governo Gentiloni – in modo da gravare meno sulle tasche di chi, molto spesso, un’alternativa all’autostrada per i suoi spostamenti non ce l’ha.

 

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