Italia Chiama Italia: “Pasticci sul voto all’estero”

Lucio Malan è esponente della Giunta per le Elezioni che si sta occupando della questione dei voti elettorali. In questa intervista, Malan spiega ciò che, a suo parer,e non ha funzionato nel meccanismo e nelle procedure del voto degli italiani all’estero. E perché, se fosse per lui, si dovrebbe ricontare tutto.

Dove comincia la vostra competenza in sede di controllo delle schede?

“Il momento su cui noi, come Giunta per le elezioni, abbiamo competenza è quello dello spoglio. Lo spoglio è stato fatto in condizioni drammatiche, definite come tali dal magistrato che aveva supervisionato – o, meglio, organizzato logisticamente – lo spoglio stesso. Si è trattato di una operazione più complicata rispetto a quella delle sezioni in Italia. C’era il problema del tagliando delle buste, dentro la busta grande ci doveva essere la busta piccola ecc. In molti casi i presidenti di seggio e gli scrutatori non hanno capito le istruzioni, in altri casi si sono trovati di fronte a fatti davvero difficili da decifrare, al cospetto dei quali lo scrutatore il più esperto si sarebbe trovato in difficoltà. Per esempio, riscontrare per ciascuna delle schede l’iscrizione a quella sezione. In Italia, questa operazione si svolge nel tempo di una giornata e mezza. L’elettore si reca al seggio, mostra un documento e il controllo si fa all’istante. Per l’estero, siamo al cospetto di una operazione molto, molto più laboriosa. In più, la fretta ha complicato ancora di più le cose”.

Secondo Lei, cosa è mancato?

“La mia impressione è che ci fosse un gran numero di persone inesperte a gestire il tutto. Abbiamo trovato verbali non compilati, altri non sono mai pervenuti, altri compilati in modo da non far quadrare i conti. Devo ammettere, però, che non era facile doverli compilare”.

Il dato relativo alle incongruenze tra votanti e schede della circoscrizione Asia-Africa-Oceania è impressionante in termini percentuale: il 64%. Sono dati assolutamente rilevanti, tali da poter sovvertire l’esito stesso del voto.

“Certo. Teniamo conto che all’estero c’è un sistema elettorale proporzionale: scostamenti ce ne possono anche essere stati ma non certo di questa portata. Diciamo che le procedure elettorali del nostro Paese sono sempre state tra le migliori del mondo. Con l’aggiunta, però, pasticciata della procedura, purtroppo siamo scesi a standard cui non eravamo abituati”.

L’On. Massimo Romagnoli ha offerto le sue dimissioni per protesta, avvalorando l’ipotesi del broglio elettorale.

“Sì, è un gesto apprezzabile, che dà anche l’idea di quanto sia drammatica la situazione per un deputato eletto proprio all’estero, al punto di denunciare le condizioni drammatiche in cui è avvenuto il voto. Perché io ho parlato del voto e dello spoglio, ma c’è stata tutta una fase precedente – a partire dall’invio delle schede per finire alla manutenzione delle liste elettorali presso i Consolati – che non è accurata. Poi ci possono essere state anche delle negligenze. Ma non è che è colpa di qualcuno. In Italia le liste sono obbligatoriamente aggiornate, esiste un meccanismo automatico. Quando muore qualcuno, si è obbligati dalla legge per mille altre esigenze a denunciare la scomparsa di un parente. All’estero, invece, molti nostri connazionali non si ricordano neanche di segnalare di aver spostato la residenza né di segnalare il decesso di qualche parente, per cui ci sono sicuramente delle persone decedute che risultano ancora negli elenchi. Le schede relative a queste persone sono state mandate da qualche parte: se sono finite in mani oneste, bene, posta sprecata; viceversa, chiunque avrebbe potuto usarle”.

Per dolo o per colpa?

“Torniamo sul fatto dello spoglio. Sicuramente, la causa prevalente è un po’ di negligenza, un po’ di superficialità, inesperienza. E’ vero però che, quando si fanno dei pasticci, per chi ha cattive intenzioni è più facile approfittarne con la scusa di fare ordine a utile suo. Se c’è un po’ di caos nello spoglio delle schede, si può arrivare a guadagnare dieci, cinquanta voti mischiando le schede, poi si possono contare le schede sollevando solo i margini – come si fa con le banconote ecc. Ecco perché è necessario seguire le procedure perché, come dire, l’occasione fa l’uomo ladro”.

Dove si sono maggiormente concentrati i possibili errori?

“Da quanto mi è stato dato constatare dal primo sguardo preliminare ai verbali dell’estero, le procedure, nella maggior parte delle sezioni, non sono state seguite. Per esempio, quella che prevede di estrarre una scheda per volta e poterla attribuire a questo o a quel Partito oppure stabilire se è nulla o bianca. Le schede sono state rovesciate – come si è visto da alcuni filmati e fotografie – tutte su un tavolone da una allegra brigata di scrutatori, accatastandole in pile divise per Partiti. Non è così che si fa, perché in questo modo sono possibili dei brogli, diciamo pure degli errori. Il singolo voto conta se pensiamo che, a livello nazionale, lo schieramento che ha vinto lo ha fatto con uno spostamento di 24.000 voti”.

Secondo Lei, sarebbe auspicabile un controllo preciso e totale di tutte le schede, che potrebbe portare in teoria anche a un ribaltamento del risultato elettorale? Sarebbe un vulnus gravissimo.

“Credo invece che sarebbe grave non controllare solo nel timore che qualcuno ci possa perdere. Penso che, da un controllo, noi della CdL ci guadagneremmo ma, dovessimo anche perderci – qualche seggio intendo – non importa. Credo sia più importante che i singoli cittadini abbiano la coscienza che il loro voto, il voto di chiunque, è sacro perché è il fondamento della democrazia. Noi siamo all’Opposizione, male che vada vi resteremmo. Se fossimo stati noi al Governo in una tale situazione di dubbio, saremmo stati noi per primi a chiedere il controllo accurato delle schede”.

Un messaggio per gli elettori dell’estero che sono preoccupati e sentono l’incertezza?

“Posso dire che il primo errore è stato il grande entusiasmo con il quale si è voluto facilitare il più possibile i nostri connazionali all’estero introducendo il voto postale. Questo dà luogo a difficoltà d’ordine burocratico, a pasticci e a qualche episodio difficilmente perseguibile. Supponiamo che in qualche lontano Stato straniero un signore, mettendo annunci sui giornali, fosse disposto a comprare schede elettorali pagandole un tot per poi usarle fraudolentemente: come faremmo a perseguire questo signore? Se si trovasse sul territorio italiano, lo si potrebbe perseguire immediatamente per tutta una serie di reati. All’estero come facciamo? A quello Stato estero non importa nulla; anzi: parecchi Stati esteri sono stati piuttosto contrariati dal fatto che ci fossero dei parlamentari eletti in quanto rappresentanti di quel territorio. Credo che dovremo chiedere ai nostri connazionali, intanto, di aver fiducia, perché tutti i controlli che stiamo facendo tendono a sancire la regolarità del loro voto. Poi, per l’avvenire, bisognerà chiedere loro il sacrificio di andare al Consolato a votare. Solo presso quella struttura potrà essere garantita la regolarità del voto. Sacrificio perché, spesso, gli uffici consolari distano parecchi chilometri. Io stesso sono stato italiano all’estero iscritto all’A.I.R.E. Il mio consolato, per esempio, era lontano 500 chilometri: si trovava a San Francisco mentre io abitavo nel Nevada. Quell’anno, se la legge sul voto all’estero fosse stata operativa già da allora, sarebbe stato un bel problema per me recarmi al Consolato per votare”.

Ma, in confronto agli altri Paesi, come giudica il nostro sistema?

“L’Italia, da un punto di vista elettorale, ha un’ottima tradizione. Sono stato osservatore internazionale in diverse elezioni di Paesi esteri, e devo dire che le nostre procedure sono tra le più garantiste per quanto concerne la correttezza – sia dal punto di vista dell’iscrizione, sia dal punto di vista della facilità di esprimere il vot; intendo dire, con una certa comodità e facilità. Non possiamo venire meno a questi principi con gli italiani all’estero. Le procedure dovranno essere trasparenti e regolari come se avvenissero in territorio italiano, perché chi va in giro a fare compra-vendita di voti all’estero non è perseguibile. Quindi bisogna tendere a rendere impossibile ogni anomalia”.

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