È Lucio Malan, questore del Senato della Repubblica nonché membro della Commissione permanente sugli Affari costituzionali, a esporre le ragioni del No al referendum nel convegno voluto e organizzato dal centrodestra cittadino.
Anche a dimostrazione dell’unità ritrovata e della comunanza di obiettivi, seduto al tavolo dei relatori a fianco di Lucio Malan, Giuseppe Serranò, che ha presentato e ringraziato il comitato, e Franco Crinò che, dopo i saluti di rito, ha introdotto la discussione passando il testimone al parlamentare. Presenti, dunque, all’incontro – svoltosi in concomitanza con un altro convegno che, invece, enunciava le ragioni del Sì – un nutrito gruppo di cittadini, oltre ai diversi esponenti di Azione Nazionale, CDU, Forza Italia e Nuova Calabria.
Semplice e lineare la disquisizione di Malan, che ha focalizzato le ragioni del proprio No al referendum costituzionale su una base a tre punti.
Partendo dalla disamina che, secondo i contrari alla riforma della Costituzione e del Senato, fa perno sul retro passo che introduce un accentramento nei poteri dello Stato con la drastica diminuzione delle competenze alle Regioni, Malan esprime quello che, ovviamente, è la sua posizione di opposizione alle modifiche proposte dal Governo renzi. Perché – secondo Malan, e non è l’unico – i territori devono essere governati da chi realmente conosce necessità e problematiche, vizi e virtù. “Se, poi, si osserva con attenzione la rimodulazione del Senato, ci si rende chiaramente conto di come quello che il Governo Renzi propone come uno snellimento nel processo legislativo e di rappresentatività delle autonomie locali sia solo una mossa per accentrare maggiormente i poteri del Governo”.
Dunque, secondo la disamina fornita da Malan, non vi sarebbe né la fine del bicameralismo perfetto – proprio perché, per come studiata la riforma costituzionale, lo rende più confuso e crea conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato – né una reale diminuzione dei costi della politica. “Se l’obiettivo è quello – precisa – si potrebbero intercettare moltissimi altri modi che non andrebbero a toccare la Costituzione”.
Fra le ragioni del No e puntello degli oppositori, l’illegittimità della riforma stessa prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. “Da non trascurare, poi, il connubio fra riforma costituzionale e legge elettorale, l’Italicum, che insieme – conclude Malan – non aumenta la sovranità popolare; più probabilmente il contrario, consegnando il potere di Governo nelle mani del Premier e dell’Esecutivo.
La posizione di Malan, pur analizzando la questione nazionale, è riuscita ad aprire, in particolare con riferimneto all’autonomia regionale, una finestra sulle ricadute territoriali che l’approvazione o meno del referendum produrrebbero.
“Centro”, dunque – se questo era l’obiettivo del centrodestra cittadino, compattato adesso da un comune obiettivo e, probabilmente, in fase di trattativa per una futura unione politica territoriale.