L’Opinione: “La lunga strada della Sanità USA”

Un’assicurazione per tutti è il motto con cui Barack Obama ha costruito la campagna elettorale per la presidenza e oggi sia la Camera che il Senato americano hanno segnato il primo step per abbattere il muro bipartisan della sanità. Su questo tema abbiamo incontrato il Senatore segretario del PdL, Lucio Malan, uno dei politici più esperti del panorama istituzionale oltreoceano.

Senatore Malan, dopo il voto favorevole della Camera, il Senato americano ha segnato un punto importante per la riforma della sanità. Ce la farà Obama?

“Senz’altro può essere considerata una vittoria il via libera del Senato, ma non dimentichiamo che questa vittoria si fonda su compromessi sbilan­ciati tra Camera e Senato: alla Camera la legge è passata con appena cinque voti di maggioranza (215-220), grazie a un emendamento introdotto in extremis per modificare le norme sull’aborto. L’interruzione di gravidanza è infatti uno dei te­mi più discussi e la proposta iniziale prevedeva finanziamenti pubblici anche per le assicurazioni che rimborsano le spese mediche degli aborti. Un cavillo che ha scatenato l’ira da parte della stessa maggioranza e ha costretto l’Esecutivo a cancel­lare l’emendamento ed è con questa manovra che il Senato ha incassato la maggioranza di 60 su 100. Purtroppo questo colpo di coda rischia di fare cadere i consensi ottenuti alla Camera.

E’ un circolo vizioso che rischia di bloccare il provve­dimento. Non dimentichiamo che a novembre 2010 i deputati saranno sottoposti al vaglio di­retto dei cittadini e non potranno sorvolare su un tema di così alta rilevanza pubblica”.

E se questo problema politico venisse risolto?

“In quel caso allora Obama si troverebbe in un periodo storico favorevole per sperare in un’approvazione della riforma sanitaria. Se facciamo un’analisi di comparazione storico-politica ricordiamo che anche Clinton nel suo mandato presidenziale aveva portato avanti, insieme alla moglie, la battaglia per la riforma sanitaria. In quegli anni però l’America viveva ancora in una fase di ottimismo lontana da qualsiasi necessità di assistenzialismo statale. Oggi le cose sono cambiate, e Obama ha dalla sua parte un Paese investito da una crisi senza precedenti, e per la prima volta il cittadino sente il bisogno di un soccorso statale”.

Quanto peso avrà sul voto finale il costo della manovra sanitaria?

“Per l’America di oggi ha una rilevanza altissima. La manovra, secondo il Congressional Budget Office, costerà 849 miliardi di dollari in dieci anni, ma dovrebbe abbattere il deficit pubblico di 127 miliardi nello stesso arco di tempo. E’ una cifra colossale che va calibrata anche tra l’otti­mismo democratico e la posizione critica dei repubblicani che in corso di seduta hanno valu­tato il costo della manovra diversamente: il vero prezzo della manovra supererebbe i 1500 mi­liardi. Bisognerà vedere se peseranno di più l’emergenza economica o le tasche e i voti del cittadino americano”.

Per la prima volta interviene un’assistenza pub­blica per i più deboli, l’America sta cambian­do?

“Senz’altro si, ma non dipende certo dall’entrata in campo della <public option> che include la nascita di una compagnia assicurativa statale. E’ certo un passo storico, ma approfondendo si nota che, se la legge venisse approvata, i singoli Stati potrebbero impedire l’ingresso del Governo nel mercato assicurativo locale al momento del­l’attuazione della riforma. Un escamotage stu­diato per ottenere il voto dei senatori moderati contrari a un ruolo forte dello Stato e quindi un­’opportunità storica, ma che andrà rivista”.

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