CronacaQui Torino: “Niente tasse sulle imprese che assumono disoccupati”

di Lucio Malan, candidato PdL al Senato della Repubblica

Doveva essere il Governo dei sacrifici, quello guidato dal professor Mario Monti. E così è stato, senza dubbio. Basta un dato per fotografare gli effetti che poco più di un anno di tecnocrazia ha avuto sul sistema-Paese: in Italia, i disoccupati sono quasi 2 milioni e 900mila, pari all’11%. In un anno, i cittadini in cerca di un’occupazione sono aumentati del 10,7%. In altri termini, 474mila Italiani che, da un giorno all’altro, si sono trovati senza un posto di lavoro – fisso o precario che fosse. E, come spesso accadde, la categoria più colpita è quella dei giovani, con un tasso di disoccupazione che, nella fascia tra i 15 e i 24 anni, tocca il 36,6%, ponendo così l’Italia ai vertici delle classifiche europee. Complessivamente, sono 606mila i nostri ragazzi che non riescono a trovare un contratto e, con esso, la possibilità di costruirsi un futuro autonomo.

Numeri da far tremare i polsi ma che, con la loro fredda oggettività, mostrano cosa è capace di fare un ricetta economica basata unicamente sulle tasse e applicata a un mercato del lavoro che deve già fronteggiare un periodo di recessione senza precedenti. Numeri che dimostrano quanto sia necessario cambiare rotta. E introdurre incentivi efficaci, che convincano finalmente le aziende a investire sulel assunzioni. Ancora una volta, si tratta di una rivoluzione innanzittutto culturale.

Con il Governo dei tecnocrati guidato da Mario Monti, per un imprenditore assumere signfiica accollarsi oneri fiscali insostenibili. Con la proposta lanciata dal PdL e dal suo presidente Silvio Berlusconi, investire su nuovi collaboratori significa impugnare la leva per far ripartire un mercato del lavoro che, ormai, sprofonda nella stagnazione. E questo grazie alla detassazione dei nuovi contratti.

L’impegno del PdL è, infatti, quello di azzerrare per cinque anni la tassazione sui contratti di apprendistato e, più in generale, sulle prime assunzioni a tempo indeterminato dei giovani. Allo stesso modo, bisogna favorire le imprese più giovani, introducendo vantaggi fiscali per un tempo di tre anni e cancellando progressivamente il fattore lavoro dal calcolo dell’IRAP.  Una proposta che corrisponde alle richieste degli imprenditori che, ogni giorno, devono combattere con un sistema imbrigliato da burocrazia e tasse.

Secondo un’analisi effettuata dalla CGIA di Mestre, un operaio occupato nell’industria, con uno stipendio mensile netto di 1.226 euro, costa al suo titolare ben 2.241 euro. Quest’ultimo importo è dato dalla somma della retribuzione lorda (1.672 euro) e dal prelievo a carico del datore di lavoro (pari a circa 568 euro). Le cose non vanno meglio nemmeno a un ipotetico impiegato che lavora in un’azienda industriale, che porta a casa 1.620 euro mensili netti. Al suo datore di lavoro costa ben 3.050 euro. Questa cifra è data dalla somma tra la retribuzione lorda (2.312 euro) e il prelievo a carico del suo titolare (738 euro).

Con la nostra proposta, il costo sarebbe esclusivamente quello dello stipendio netto che, in quanto spesa, potrà essere portato in detrazione dagli utili.

Torna in alto