Partecipate? Introdurre un criterio molto semplice: la concorrenza

Si fa una gara, chi vince gestisce e chi perde fa qualcos’altro. E questo dovrebbe valere anche per le autostrade, l’acqua e i trasporti

Intervento in Aula in dichiarazione di voto sulla delega al Governo per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche

Signor Presidente,

forse è bene ricordare che siamo nella situazione di oggi per via del referendum del 2011, che è stato spacciato come un referendum per mantenere l’acqua pubblica quando, invece, il testo di legge – tra l’altro in un emendamento di un senatore del Partito Democratico – affermava chiaramente che l’acqua in quanto tale restava un bene pubblico ma la sua gestione, cioè il fatto di portarla nelle case dei cittadini, era un’attività che doveva essere sottoposta a concorrenza. E ciò poteva essere fatto sia dalle società partecipate che da quelle non partecipate, ma con un qualcosa che è diventato molto raro, e cioè facendo delle gare all’esito delle quali chi è bravo se ne occupa, chi non lo è perde la gara e farà qualcosa altro o non fa nulla.

Questa è la soluzione che avevamo trovato con la legge del 2009 e che, poi, è stata abrogata con una campagna piena di bugie – alle quali, per la verità, non c’è stata una grande risposta – che portò a una vittoria dell’abrogazione.

Da allora, dal mese dopo, proprio il Partito Democratico ha cominciato a dire: ah, queste partecipate; pensa un po’ queste partecipate. Esiste un criterio molto bello che vale per le partecipate e per le non partecipate: si fa una gara, chi vince gestisce e chi perde fa qualcos’altro. E questo dovrebbe valere per tutto: per le autostrade, per l’acqua, per i trasporti, per tutto. Al contrario, si preferisce avere criteri molto strani, come le perdite o le non perdite, e in questo modo finiscono per essere incoraggiate le società che impongono, tramite vari meccanismi, delle tariffe insensate ai cittadini: quelle di sicuro non sono in perdita e nessuno pensa di scioglierle.

Bisognerebbe, allora, introdurre un criterio molto semplice: la concorrenza. Noi lo avevamo fatto nel 2009, ma il referendum ha abrogato tale disposizione nel 2011.

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