Radio Vaticana: “Utero in affitto: aggirata legge che lo vieta”

In Italia la “barbara pratica dell’utero in affitto” è vietata ma sta passando per via giurisprudenziale, attraverso alcune agenzie straniere che cercano coppie sul mercato italiano: è la denuncia che arriva dall’associazione Pro Vita Onlus e da parte di alcuni parlamentari che, in una conferenza stampa tenutasi oggi in Senato, hanno presentato una serie di iniziative che impegnano il Governo anche a livello internazionale per la messa al bando della maternità surrogata. […]

Il senatore Lucio Malan, insieme ad altri parlamentari, si è fatto latore di alcune di proposte legislative che mirano a trovare un accordo trasversale: “Chiederemo al Governo di adoperarsi in sede internazionale perché questa pratica venga definita – come lo ha già fatto al Consiglio d’Europa – contraria alla dignità della donna. Chiederemo una risposta all’interrogazione che domanda il perché dell’inerzia della Procura della Repubblica di Milano di fronte alla denuncia dettagliatissima e provatissima della commercializzazione e della pubblicizzazione in Italia della pratica dell’utero in affitto, espressamente vietata dalla legge. In terzo luogo, abbiamo presentato un Disegno di Legge che prevede l’espresso divieto dell’utero in affitto, anche se praticato all’estero, con la punibilità per coloro che, dopo aver fatto questa pratica, vengano a risiedere in Italia o già risiedessero precedentemente in Italia; e prevedendo contro lo sfruttamento della gravidanza le stesse pene che ci sono per lo sfruttamento della prostituzione, ovvero per il turismo sessuale, e cioè il turismo riproduttivo”.

C’è la possibilità di trovare una trasversalità su queste proposte?

“Io lo spero, perché da parte anche delle componenti della Maggioranza ci sono stati degli atti e dei documenti che sono stati presentati e che vanno in questo senso; però questi documenti non erano altro che ordini del giorno presentati in occasione della legge Cirinnà, fatti scomparire dal Governo con il voto di fiducia che – come è noto –  al Senato spazza via non solo gli emendamenti, ma anche gli ordini del giorno”.

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