Smentita alle menzogne di Renzi sui costi del Parlamento e dei parlamentari

Lettera inviata ad alcune delle tantissime trasmissioni dove il Presidente del Consiglio è andato a fare propaganda per ‘Sì’

in qualità di Senatore Questore del Senato, ai sensi dell’articolo 8 della legge sulla Stampa dell’8 febbraio 1948, n. 47, nonché in forza della legge 22 febbraio 1948 n. 28 sulla parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie, chiedo di poter rettificare quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, dott. Matteo Renzi, nella puntata del _________ 2016 della trasmissione da Lei condotta, in particolare sui punti in cui ha affermato:

  • che attualmente i parlamentari italiani sono i più pagati del mondo;
  • che attualmente i parlamentari italiani percepiscono 25mila euro al mese;
  • che attualmente il parlamento italiano è il più costoso del mondo;
  • che con la riforma costituzionale ci saranno 500 milioni di risparmio all’anno.

Osservo che tali affermazioni sono stati centrali nelle argomentazioni del Presidente Renzi, tant’è vero che le ha ripetute più volte. È dunque doveroso ristabilire la verità, proprio perché gli ascoltatori ricevano informazioni affidabili.

Tali affermazioni sono del tutto false. Ma, mentre il punto 4) rientra nella dialettica della materia referendaria, i primi tre punti chiamano direttamente in causa la rispettabilità e l’onorabilità del Parlamento e dei suoi componenti, e me fra questi, poiché sappiamo bene che di questi tempi l’accusa più grave ai “politici” è di guadagnare troppo e di non essersi decurtati in nulla le proprie prerogative e privilegi (che, invece, sono stati assai ridotti negli ultimi dieci anni).

È chiaro che, se le affermazioni del Presidente Renzi corrispondessero al vero, saremmo in una notevole anomalia – poiché non siamo il Paese più grande al mondo né quello più ricco, e non avrebbe senso avere il Parlamento più costoso e i parlamentari più pagati. Affermare queste cose è gravemente lesivo, oltre che della verità, della mia e della nostra onorabilità e del mio del nostro prestigio istituzionale. Per questo, ai sensi della citata legge sulla Stampa, chiedo la rettifica e, in nome della citata legge sulla par condicio, chiedo tempo adeguato per esporre la realtà dei fatti, precisando di essere favorevole a una riduzione dei costi delle istituzioni e di esserlo da lungo tempo – tant’è vero che, da quando sono nel Consiglio di Presidenza del Senato, le spese di funzionamento (cioè tutte le spese non previdenziali) sono state ridotte da 371,5 a 279 milioni di euro annui: 92,5 milioni di risparmio all’anno, che diventano 129 milioni – pari al 32% – tenendo conto dell’inflazione. E questo senza bisogno di stravolgere la Costituzione o limitare la rappresentanza democratica.

Chiedo di poter illustrare di persona, in brevissima sintesi, questi punti:

  • Anche a seguito delle forti decurtazioni da noi votate al nostro trattamento economico e alle nostre prerogative avvenute negli ultimi anni, quantificabili in una riduzione complessiva in termini reali del 32% dal 2005, è falso che i parlamentari italiani sono “i più pagati del mondo”: senza alcun dubbio i colleghi di Francia, Germania, Regno Unito, Parlamento Europeo e Stati Uniti d’America percepiscono indennità nette superiori e hanno un trattamento economico complessivo molto superiore, anche di parecchie volte, rispetto al nostro; molti altri Parlamenti non hanno la medesima trasparenza del nostro e, dunque, non è possibile sapere qual è il trattamento economico dei loro membri.
  • Anche calcolando il lordo, cioè includendo nella nostra “paga” quello che in realtà va al Fisco o alla Previdenza, oltre a tutti i rimborsi spese, è falso che un parlamentare “prenda” 25mila euro al mese come menzionato dal Dott. Renzi; una rapida occhiata ai siti ufficiali di Camera e Senato consente di verificare nel dettaglio che la somma di tutti i lordi è ben sotto i 20mila, di cui solo 5mila euro netti sono la “paga” vera e propria; gli altri sono imposte, trattenute e rimborsi spese, in parte erogati solo a fronte di giustificativi e in parte forfettari;
  • È falso che il Parlamento italiano sia il più costoso del mondo – forse solo il più trasparente; nel 2015, il totale delle spese della Camera ammontava a 897 milioni, di cui solo 510 sono spese di funzionamento poiché il resto sono pensioni degli ex dipendenti e degli ex deputati; nessun altro Parlamento eroga le pensioni dal proprio bilancio, ma lo fa attraverso la previdenza ordinaria (pur mantenendo quasi sempre, ad es. in Germania, condizioni privilegiate per i parlamentari, cosa che non avviene più in Italia)*. Le spese del Senato nel 2015 sono state di 495 milioni di euro di cui solo 279 per il funzionamento; in totale, perciò, il funzionamento del Parlamento italiano costa 789 milioni. Renzi dice che è il più costoso del mondo, il pensiero dunque corre a quello degli Stati Uniti – il Paese più ricco e potente del mondo: il suo Parlamento, che si chiama Congresso, costa di meno? Decisamente no! Pur mantenendo riservato il proprio bilancio, al contrario di come facciamo noi da decenni, sappiamo il suo costo totale attraverso la legge annuale che lo finanzia: si tratta di 3,27 miliardi di dollari, pari a circa 3 miliardi di euro; cui andrebbero aggiunti – trattandosi di uno Stato federale – i costi dei Parlamenti dei 50 stati che, con una sola eccezione, sono bicamerali. Ma, di certo, il Parlamento degli Stati Uniti è più costoso di quello italiano: quasi il quadruplo. Nel 2015, le spese dell’Assemblea Nazionale francese (incluso quelle per i canale televisivo che da noi è incluso nel bilancio) sono state 534,6 milioni, quelle del Senato francese (idem) 342,4. Totale: 877 milioni contro 789 del “Parlamento più costoso del mondo”;
  • È falso che, con le norme contenute nella riforma Renzi-Boschi, si risparmierebbero 500 milioni all’anno; basti la stima fatta dalla Ragioneria Generale dello Stato (cui “è delegata la certezza e l’affidabilità dei conti dello Stato, la verifica e l’analisi degli andamenti della spesa pubblica”) di 57,7 milioni e basti sapere che la voce principale citata da Renzi e da lui valutata in 320 milioni è il risparmio del “personale politico” delle Province, i cui compensi e rimborsi, dall’entrata in vigore della legge “Delrio” il 7 aprile 2014, sono pari a zero (vedi il comma 84 dell’articolo unico). Solo la straordinaria faccia tosta del Presidente Renzi può far credere di far risparmiare 320 milioni su una spesa di zero euro!

 

UN PICCOLO APPROFONDIMENTO:

“I parlamentari italiani sono i più pagati del mondo”: FALSO!

Riporto solo quattro esempi: Germania, Francia, USA e Parlamento Europeo, tenendo presente che parecchi altri Parlamenti non hanno trasparenza per quanto riguarda i compensi, dunque è impossibile fare paragoni.

Sommando tutte le voci del trattamento economico di un senatore, consultabili nel sito ufficiale del Senato, al lordo delle imposte nazionali e locali si arriva a 19.715,31€ al mese, mentre per i deputati siamo a 18.947,91 di cui circa 5mila euro sono la “paga” netta (l’indennità); il resto sono imposte, ritenute o rimborsi spese. Ebbene, la sola somma a disposizione di un deputato tedesco per retribuire il personale supera questa cifra: si tratta di 20.391€ mensili. Ancora più alta la somma destinata alla stessa finalità per ognuno dei 751 deputati del Parlamento Europeo: 23.292€ al mese. Anche qui il dato si trova facilmente nel sito del Bundestag, avendo cura di consultare la versione in tedesco poiché, nelle altre lingue, le informazioni sono meno approfondite e non aggiornate; quanto al Parlamento Europeo, invece, i dati sono chiari in ogni lingua.

Questo solo elemento ci dimostra che quanto detto dal Dott. Renzi è falso. Il totale delle voci del trattamento economico dei nostri colleghi tedeschi assomma infatti a 35.027€, quello degli europarlamentari a 41.022€: oltre il doppio di noi senatori.

Neppure con l’artificio di contare il totale della spesa dei parlamentari italiani a fronte di quelli tedeschi, meno numerosi, si può arrivare a quanto detto da Renzi. Infatti, per i 945 italiani si spendono – al lordo – 18 milioni al mese, mentre i 630 deputati tedeschi arrivano a 22 milioni. E questo senza contare i costi dei membri del Bundesrat e il fatto che i membri del Bundestag hanno ciascuno l’auto di servizio per girare a Berlino, cosa riservata solo a una cinquantina di parlamentari italiani, oltre a uffici per 54 metri quadri contro i soli 10 metri di un senatore (che però include anche lo spazio riservato agli uffici del gruppo, duqnuel per sé ha in media 6 metri) e ancor meno per un deputato; per non parlare dei membri dei parlamenti dei Länder, che sono più del doppio dei nostri consiglieri regionali e pagati più del doppio.

Ma il raffronto non riguarda solo la Germania. Anche i senatori e i deputati francesi sono più “pagati” sia in termini di indennità netta sia in termini di totale.

Ma andiamo a Washington. I documenti ufficiali del Congresso dicono che l’indennità dei deputati e dei senatori è di 174.000$, pari a circa 158.000€: è superiore anche nel lordo a quella degli italiani, di ben il 27%. Al netto, la differenza è dell’84% (circa novemila euro contro circa cinquemila).

I rimborsi di ogni deputato USA sono mediamente 104.659$ al mese (circa 93.500€) – quanto 11 deputati italiani; quelli di un senatore addirittura 325.000$ (circa 295.000€), quanto 32 senatori italiani. Dunque, 10 dei 100 senatori di Washington costano in rimborsi quanto tutti i 320 senatori italiani.

*Ad esempio, con un anno di servizio, un deputato tedesco ha diritto a una pensione di 233€, uno italiano zero; dopo quattro anni ,un tedesco prenderà 932€, uno italiano zero; dopo cinque anni, 1165€ il tedesco, 850 l’italiano. Parliamo sempre di cifre lorde, ed essendo le tasse più basse in Germania, il confronto sul netto sarebbe ancora più favorevole per loro.

 

Roma, 1 ottobre 2016

 

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