Si dà a una Maggioranza parlamentare la possibilità di occupare completamente un’istituzione finanziata con il canone al cui pagamento sono soggetti tutti i Cittadini
Intervento in Aula per dichiarazione di voto sul disegno di legge di riordino del Consiglio di Amministrazione RAI-TV SpA
Signor Presidente,
Sulla vicenda della riforma del Consiglio di Amministrazione della RAI e, più in generale, dei problemi del servizio pubblico radiotelevisivo, noi Federalisti e Liberal-democratici, assieme agli amici del Partito federalista, abbiamo sempre tenuto un atteggiamento di grande chiarezza e di assoluta coerenza. Fin dall’inizio abbiamo affermato che ciò che ci interessava, ciò che avrebbe potuto determinare un nostro voto favorevole o contrario, era l’accoglimento di alcune richieste.
Noi vogliamo che sia rispettata la volontà dei Cittadini italiani i quali, in un recente referendum, si sono espressi a favore della collocazione presso privati di quote dell’azionariato della RAI. Noi vogliamo che il servizio pubblico svolga veramente una funzione di servizio pubblico: noi diciamo «no» all’informazione che, con il timbro del servizio pubblico, ossia con una sorta di patente di imparzialità fasulla, è in realtà al servizio di una parte politica, prevalentemente il centrosinistra, che da decenni infiltra i suoi uomini all’interno dell’azienda. (Noi federalisti, infatti, non avendo infiltrato nessuno, siamo generalmente ignorati dal servizio pubblico; in particolare, in questa vicenda lo siamo stati quasi totalmente, e la nostra posizione in merito al Consiglio di Amministrazione della RAI è stata del tutto ignorata dalla informazione della RAI.) Diciamo «no» all’intrattenimento di Stato, diciamo «no» ai comici di regime, alle ballerine a partecipazione statale, ai cantanti lottizzati, ai film di Stato e anche all’intrattenimento di Stato per bambini, magari anche quello infarcito di spot. Diciamo invece «sì» alle trasmissioni culturali – che non siano però le lezioni universitarie trasmesse alle 4 del mattino, che nessuno segue e comunque, se per caso qualcuno le guarda, sono troppo noiose per poter effettivamente diffondere la cultura. Diciamo «sì» alla formazione e all’informazione civica dei cittadini di tutte le età, diciamo «sì» all’accesso delle forze politiche e sociali, purché sia un accesso chiaro e non mascherato nell’informazione di Stato e lottizzata a favore di alcuni Partiti, con esclusione di altri. Diciamo «si» alla ripresa dei lavori del Parlamento o di altre istituzioni – come potrebbero essere, a livello regionale, i Consigli regionali. Diciamo «sì» a trasmissioni educative per bambini e per ragazzi, senza violenza e senza spot. Queste cose il privato non le può fare o può farle assai meno bene e con assai minori possibilità rispetto al servizio pubblico: dunque, per il principio di sussidiarietà, vorremmo che se ne occupasse il servizio pubblico. Quest’ultimo, invece, non se ne occupa oppure lo fa troppo poco o troppo male.
Nessuna delle richieste che ho elencato, che rappresentano i punti fermi della nostra posizione sul servizio radiotelevisivo, è attualmente contenuta nel testo che stiamo per approvare. Abbiamo tentato di inserire tali elementi nel provvedimento, presentando un emendamento che è stato frettolosamente bocciato dalla Maggioranza di centrosinistra, con il voto a favore espresso invece da tutte le forze del Polo. Abbiamo tentato di introdurre l’elemento della privatizzazione e abbiamo anche cercato di inserire il concetto del servizio pubblico che ho descritto prima – cioè senza informazione lottizzata e senza un costoso intrattenimento, che è realizzato molto meglio dai soggetti privati – ma l’ordine del giorno che conteneva tali principi è stato bocciato dalle Sinistre e dalla Lega Nord e ha ricevuto il voto favorevole soltanto delle forze del Polo. Nulla di tutto ciò che ho indicato, quindi, è attualmente contenuto nel testo del provvedimento, né negli ordini del giorno che a esso si riferiscono. Al contrario, il progetto di legge muta certamente il meccanismo di nomina del Consiglio d’Amministrazione della RAI e con la figura del commissario, inserita dal centrosinistra all’ultimo momento dopo le trattative, si dà a una Maggioranza parlamentare la possibilità di occupare completamente questa azienda pubblica, che è finanziata con il canone al cui pagamento sono soggetti tutti i cittadini.
(Voglio incidentalmente sottolineare che assieme a tutto il Polo – salvo una piccola formazione al suo interno – noi abbiamo votato a favore dell’ordine del giorno dei riformatori volto ad abolire il canone RAI. Osservo, peraltro, che la Lega Nord, la quale per anni ha condotto campagne contro il canone, invitando anche alla disobbedienza civile – ossia, al rifiuto del pagamento – ha invece votato contro l’ordine del giorno volto all’abolizione del canone stesso. Non sappiamo come spiegarlo, se non con l’osservanza della sua appartenenza alla nuova maggioranza di centrosinistra.)
Il provvedimento in esame ha un altro difetto: è pensato esplicitamente per funzionare una sola volta, ossia questa volta, in modo che l’attuale Maggioranza parlamentare di centrosinistra possa avere la RAI in mano al momento di andare alle elezioni. È questo lo scopo principale del provvedimento. A tale ragione siamo indifferenti: non potremo certamente votare a favore e ci sembra anche inutile votare contro, perché il provvedimento non influenza i requisiti principali che noi vogliamo dal servizio pubblico. È questa la ragione della nostra astensione.
La Camera approva.