Riorganizzazione dei Servizi: una legge certamente migliorativa, che consentirà a chi lavora per la sicurezza dello Stato e dei Cittadini di operare con più serenità

Intervento in Aula nella discussione sull’organizzazione dei servizi di informazione e sicurezza

Signor Presidente,

questo disegno di legge rappresenta sicuramente un fatto positivo per l’organizzazione dei Servizi di sicurezza e soprattutto, ciò che più conta, per la sicurezza dello Stato. Ci sono diversi elementi che innovano la realtà dei Servizi di sicurezza e la adeguano alla situazione che, indubbiamente, è molto mutata da quando nel 1981 fu votata la legge fino a oggi in vigore.

In particolare, possiamo citare tra i fatti positivi una divisione chiara e razionale tra le competenze dei due Servizi. Oggi le competenze sono difficili da individuare e dunque anche le responsabilità. La divisione tra sicurezza esterna e sicurezza interna risponde alle esigenze dei nostri giorni, dei nostri anni, e consente una più facile individuazione delle rispettive competenze e, dunque, delle rispettive responsabilità. Positiva anche la riconduzione al Presidente del Consiglio della responsabilità dei Servizi nel loro insieme.

Qualche perplessità desta la presenza di due organismi a livello ministeriale, governativo, a livello di monitoraggio e di direzione politica di questi Servizi, perché non appare, quantomeno al momento, così chiara la divisione di compiti tra di essi. Io conto che, nel prosieguo del dibattito, questo emerga ed eventualmente possano essere individuate misure per chiarificare anche nel testo queste eventuali incertezze.

È anche estremamente importante che si siano definite in modo chiaro, anche con l’introduzione di alcuni nuovi articoli nel Codice di procedura penale e nel Codice penale, le garanzie funzionali. Effettivamente è di vitale importanza che gli uomini che lavorano nei Servizi abbiano la possibilità di svolgere il loro difficile lavoro nel modo migliore, coperti da garanzie che devono, giustamente, avere limiti rigorosi – e limiti rigorosi ci sono – in modo che, oltre ai rischi di carattere fisico che affrontano spesso, agendo in zone o in ambienti estremamente difficili ed estremamente pericolosi, abbiano anche un’adeguata tutela dal punto di vista legale.

Si tratta di elementi molto importanti, che però devono necessariamente essere accompagnati da una reale attuazione di ciò che anche in questo disegno di legge viene espresso ma che non deve passare in secondo piano per il solo fatto che è, di solito, contenuto nell’introduzione dei commi uno dei diversi articoli, e cioè il principio di leale e fattiva collaborazione tra i vari organi dello Stato, tra il Governo e i Servizi e (poiché i Servizi dipendono dal Governo) tra l’attività svolta per la sicurezza dello Stato, la Magistratura e, ovviamente, le Forze dell’Ordine. Questo il disegno di legge lo specifica e lo richiede; naturalmente poi, però, le leggi e le procedure vengono applicate da uomini e da donne e a loro dovrà essere richiesta una particolare attenzione, una particolare lealtà e spirito di collaborazione che non deve cedere a esigenze di altro tipo – di carattere politico o, peggio ancora, mediatico.

Il disegno di legge è scritto in modo chiaro e dovrebbe fare in modo che non avvenga nuovamente ciò che è accaduto nel passato e anche molto recentemente. In realtà, ciò sta accadendo anche in questi giorni, quando uomini dei Servizi segreti che hanno prestato e prestano la loro opera al servizio dello Stato vengono dati in pasto ai media attraverso operazioni giudiziarie quantomeno spericolate.

È un aspetto estremamente importante: nessuna buona organizzazione può produrre i suoi effetti se non vi è senso di responsabilità da parte di coloro ai quali questa responsabilità è affidata – che si tratti del Governo, dei Servizi segreti ovvero della Magistratura – e se non c’è da parte loro un’effettiva collaborazione. Ricordo, altresì, che la legge oggi in vigore fu un passo avanti all’epoca perché delineò le procedure precise che dovevano essere seguite quando ai Servizi segreti giungevano informazioni importanti per la sicurezza dello Stato.

Vi ricordo che, durante l’inchiesta condotta dalla cosiddetta Commissione Mitrokhin, sono state rilevate forti anomalie – quantomeno nell’applicazione di quei princìpi – ma su ciò c’è stata scarsissima attenzione; probabilmente per esigenze di parte, si è ritenuto – dal momento che la questione è stata fatta emergere da una Commissione non gradita all’attuale Maggioranza di Governo – di trascurare, ignorare o addirittura negare quanto è emerso in modo molto chiaro ed è stato peraltro riportato alla Magistratura. Questo è un capitolo non chiuso ma sicuramente appartenente al passato; si spera che, una volta approvato il disegno di legge al nostro esame, queste vicende non si ripetano, che le procedure siano chiare e che chi vìola la procedura, da qualunque ambito provenga la violazione, sia punito. Meglio ancora, ci auguriamo che non avvengano tali violazioni, ma la vigilanza da parte di tutti gli organi e tutte le persone coinvolte, assieme allo spirito di collaborazione, deve essere costante.

Quanto è avvenuto negli scorsi anni ha dimostrato anche al grande pubblico l’utilità di tali organismi che, ovviamente, non agiscono sotto i riflettori televisivi; anzi: i loro successi maggiori sono quelli che non vengono neppure conosciuti dall’opinione pubblica. Quando negli scorsi anni sono stati arrestati gruppi e persone che avevano l’intenzione di compiere attentati terroristici nel nostro Paese – come ne sono stati compiuti in altri Paesi in questi anni – queste notizie logicamente non hanno avuto grande rilievo sui media ma si sono rivelate importantissime: se non fossero avvenuti quegli arresti, avremmo avuto notizie di molto maggior rilievo e, soprattutto, molto più tragiche. Avremmo avuto notizia di attentati, di decine o centinaia di morti, com’è avvenuto in altri Paesi. Chi ha portato a termine questo lavoro fa parte principalmente dei Servizi di sicurezza e ha lavorato con grande rischio personale, esponendosi – l’abbiamo visto – anche al rischio di azioni giudiziarie nei suoi confronti.

Conosciamo il ruolo rivestito dai Servizi segreti, non soltanto in Italia ma anche all’estero, nella liberazione di Italiani che erano stati sequestrati. Il lavoro prestato in siffatte circostanze è stato anche pubblicamente e giustamente riconosciuto. Sappiamo anche che l’uomo che morì nel portare a compimento la liberazione di uno di questi ostaggi apparteneva a questi Servizi. Dobbiamo, per gratitudine a lui e ai tanti uomini e donne che lavorano in questi settori, essere spinti a un senso di responsabilità nell’applicare le leggi.

In questi giorni, in questa mattinata, il senso di responsabilità si applica nell’approvare una legge certamente migliorativa, che consentirà a chi lavora per la sicurezza dello Stato (cioè dei cittadini) di operare con più serenità, pur svolgendo un compito estremamente difficile, spesso disconosciuto, e a volte addirittura perseguito per via giudiziaria.

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