Scarcerare terroristi e far mancare l’appoggio agli uomini del SISMI non è la via giusta per evitare che altri terroristi rapiscano Italiani e incoraggiare i Servizi a far il loro lavoro

È alle singole persone che dobbiamo dedicare la nostra attività – per padre Giancarlo Bossi, per i milioni di perseguitati Cristiani nel mondo, e per gli uomini ai quali chiediamo di rischiare la loro vita

Intervento in Aula nella discussione sull’informativa del Governo concernente il rapimento del missionario italiano, padre Giancarlo Bossi

Signor Presidente,

voglio ringraziare il vice Ministro Danieli per essere venuto a riferire con celerità su questa vicenda, e voglio garantire da parte di Forza Italia tutto l’appoggio per l’attività che certamente il Governo sta svolgendo per arrivare alla liberazione di padre Giancarlo Bossi – come è testimoniato dalla presenza sul posto della nostra collega, l’Onorevole Margherita Boniver.

Detto questo, credo vadano svolte alcune considerazioni politiche di carattere generale. Indubbiamente, infatti, la situazione che si è venuta a creare non è facile. Si può, tuttavia, svolgere qualche considerazione sulla politica del Governo in generale rispetto alla situazione che si è venuta a creare. Credo che ciò che è stato fatto alcuni mesi fa, cioè far scarcerare dal Governo afghano alcuni terroristi per ottenere la liberazione del giornalista Mastrogiacomo, non sia stata la giusta via per scoraggiare e per prevenire altri terroristi dal rapire altri cittadini italiani.

Far mancare l’appoggio agli uomini del SISMI, com’è avvenuto in questi mesi, non è la via giusta per incoraggiare quegli uomini – che lavorano sul campo, forse proprio nelle Filippine o in altre zone – a svolgere il loro lavoro, che comporta rischi sia di carattere fisico sia di carattere giuridico. Far marcare loro ogni appoggio, lasciandoli in balia di inchieste che francamente lasciano perplessi, non è un buon modo per scoraggiare coloro che possono pensare di rapire un cittadino italiano – o più in generale qualunque cittadino inerme, perché naturalmente non dobbiamo pensare solo ai cittadini italiani; non è un buon modo per avere i nostri uomini pronti, operativi ed efficaci nel momento in cui dobbiamo chiedere loro di rischiare la vita. Ricordo che il ruolo dei Servizi segreti è stato fondamentale nella liberazione di altri ostaggi e il sacrificio di Nicola Calipari, uomo dei Servizi, per la liberazione di Giuliana Sgrena rappresenta certamente una vivida testimonianza in tal senso.

Ieri sera, mentre partecipavo alla manifestazione richiamata anche da altri Colleghi, riflettevo sul fatto che è incredibile che occorra una manifestazione – promossa da un coraggioso giornalista, peraltro di religione musulmana, in coincidenza con il rapimento di padre Giancarlo Bossi – per rendersi conto, per ricordare e per tentare di far sapere che oggi i Cristiani sono il gruppo di persone più perseguitato, quello che conta più vittime al mondo di tutte le categorie e non solo tra i religiosi.

Credo che il Governo, oltre a intervenire come sta facendo – speriamo con buon esito, per questo caso specifico – abbia il compito di agire anche in altre direzioni. Credo sia compito del Governo far sentire la sua positiva vicinanza agli uomini che rischiano in circostanze simili; credo sia compito del Governo far sapere – come è stato detto molto bene dai Colleghi che sono intervenuti prima di me – che non passerà sotto silenzio il rapimento di cittadini italiani o di altri cittadini innocenti e che non si resterà indifferenti di fronte alla violazione costante della libertà religiosa.

Ciò vale, naturalmente, per i gruppi terroristici delle Filippine ma soprattutto – e può valere più facilmente, perché sono di certo più facili da individuare come referenti – vale nei confronti dei Governi di quei Paesi che in Asia in generale ma non soltanto in Asia, violano sistematicamente la libertà religiosa. Sarebbe lungo fare qui l’elenco; “Asia News” informa che, sostanzialmente, in tutta l’Asia è in pericolo la libertà religiosa: valga per tutti l’esempio della Cina.

Vorrei dire al Governo, che sta lavorando oggi per padre Giancarlo Bossi così come ha lavorato in passato per altri rapiti, che non si può pensare di ottenere improvvisamente, quando ci sono occasioni ufficiali, il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa in ogni Paese. È necessario, invece, che per ogni Paese si prenda a cuore almeno un caso di una persona perseguitata, in carcere per le proprie convinzioni religiose, a volte anche senza alcuna comunicazione alla famiglia, chiedendo al Governo di quel Paese se non la liberazione, almeno di avere notizie. In caso contrario, infatti, nel momento in cui il Governo si occupasse di tutto – dei diritti in generale, facendo appelli in generale – non otterrebbe nulla e non farebbe sentire la sua vera volontà.

I diritti sono un fatto giuridico ma l’oggetto, l’attenzione principale deve andare alle singole persone, e alle singole persone dobbiamo dedicare la nostra attività – per padre Giancarlo Bossi ma anche per i milioni di perseguitati che ci sono nel mondo.

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