Se l’opera del Senato, di miglioramento dei propri bilanci, fosse stata attuata dall’intera Pubblica Amministrazione, saremmo in una situazione assai migliore in tutto il Paese

Rispetto al 2008, spese del Senato scese del 15,84%, spese per le indennità parlamentari scese del 25,5%: se lo Stato avesse avuto lo stesso andamento, invece di un deficit tra i 20 ed i 25 miliardi, avremmo un avanzo di 90 miliardi

Intervento in Aula nella discussione sul Rendiconto delle entrate e delle spese del Senato per l’anno finanziario 2011 e il Progetto di bilancio interno del Senato per l’anno finanziario 2012

Signor Presidente,

credo che chi – non saranno molti – avesse seguito l’insieme di questa discussione si sarebbe già fatto un’idea di ciò di cui stiamo parlando; si sarebbe fatto un’idea di ciò che viene detto con concretezza, con l’obiettivo di avere una buona Amministrazione del Senato, e di ciò che viene detto magari per raccogliere qualche frammento di consenso, qualche titolino, illudendosi che sia un titolone, per intemerate moralistiche che però non sono fondate sui fatti.

Non entrerò nel merito delle singole voci – anche perché lo hanno fatto molto bene il relatore Azzollini e i senatori Questori, i quali torneranno a parlare replicando su quanto è stato detto – ma vorrei sottolineare alcuni punti di carattere generale.

Si è parlato di trasparenza. Sulle singole cose ci sono dei punti probabilmente accoglibili, ma il Presidente Bonino ha spiegato molto bene, per esempio, che la trasparenza degli appalti su Internet non c’è perché non ci sono stati: pertanto questo è un elemento utile.

Più in generale, noi oggi stiamo discutendo di un bilancio dove ci sono voci estremamente dettagliate e concrete, tanto che alcuni di coloro che mi hanno preceduto hanno parlato delle singole voci dicendo che qualcosa costa troppo e che su qualcos’altro si può discutere. Tutti questi sono atti pubblici e si trovano in modo molto rapido e facile sul sito Internet del Senato: provate a fare una ricerca su Internet per vedere se nei Parlamenti degli altri Paesi si riesce a fare lo stesso.

Non accade in nessuno dei Paesi principali dell’Europa; degli altri non lo so perché, con rispetto per questi Paesi, non sono andato a vedere il Parlamento della Macedonia o del Liechtenstein, bensì quelli dei grandi Paesi, in cui non c’è un bilancio di questo genere. Se volete trovare dei dati su quanto spendono i Parlamenti dei vari Paesi europei, forse nel bilancio generale dello Stato (se riuscite a leggerlo bene) c’è una voce indicata come limite massimo delle spese per gli organi parlamentari ma non c’è il minimo dettaglio; c’è qualche dettaglio in più sulla retribuzione dei parlamentari ma (faccio l’esempio di Austria e Belgio, non sto parlando della Bielorussia) c’è una cifra totale e non è specificato se è netta o lorda, non ci sono tutte le indennità ovvero gli emolumenti accessori.

Credo, pertanto, che dovremmo innanzitutto essere coscienti di questo fatto, cioè che il nostro Paese – per la verità da anni, e ci sono continue migliorie in questo senso anche grazie a Internet – ha una trasparenza che non ha paragoni con quella che trovate negli altri Paesi, al di qua e al di là dell’oceano.

Questo è un fatto che credo vada davvero tenuto in conto e che, peraltro, è stato esplicitato dalla cosiddetta Commissione Giovannini – che ha preso nome dal presidente dell’ISTAT e che doveva accertare i trattamenti dei parlamentari e così via – la quale, con le capacità e i mezzi dell’Istituto Nazionale di Statistica, ha dovuto ammettere che è facilissimo avere un quadro chiaro e completo degli emolumenti e dei rimborsi spese dei parlamentari del nostro Paese ma, quanto agli altri Paesi, è estremamente difficile; anzi: impossibile, tanto che hanno ammesso di non poterlo fare

Parlando di risultati, i senatori Questori hanno detto molto più ampiamente quello che invece vorrei sintetizzare in una cifra: in questo senso, risultano assai utili le tabelle A e B che si trovano alla fine del documento di bilancio. Parlando solo di questa legislatura (sotto la presidenza Schifani, per intendersi), le spese del Senato sono scese dell’8,83 per cento in termini nominali rispetto al 2008; purtroppo, però, poiché esiste una cosa che si chiama inflazione – l’euro del 2012 evidentemente vale meno di quello del 2008 – e, se facciamo un paragone in termini di potere d’acquisto, siamo scesi del 15,84 per cento, che è sicuramente un risultato di cui dobbiamo essere fieri.

È chiaro che la struttura del bilancio dello Stato è ben diversa da quella del bilancio del Senato, ma – come ha detto bene il senatore Stradiotto – il bilancio del Senato è particolarmente rigido, per tutta una serie di ragioni che sappiamo. Se, però, volessimo ipotizzare che la spesa pubblica dello Stato dal 2008 a oggi avesse avuto lo stesso andamento di quella del Senato, lo Stato avrebbe un bilancio migliore di 113 miliardi rispetto a quello che ha in realtà. Questo vuol dire che, se lo Stato avesse avuto lo stesso andamento del Senato, quest’anno – anziché avere tale deficit probabile, che si dovrebbe aggirare tra i 20 ed i 25 miliardi (ma i colleghi della Commissione bilancio lo sanno molto meglio di me) – avremmo un avanzo di 90 miliardi. E pensare che il Senato non è amministrato da tecnici, ma i senatori Questori e tutto il Consiglio di Presidenza sono classificati come «politici» (e non so se questo possa essere un handicap o meno).

Se, poi, applichiamo questo stesso criterio alle spese per le indennità parlamentari, rispetto al 2008 abbiamo una riduzione del 13,39 per cento in termini nominali e, tenendo conto dell’inflazione, del 25,5 per cento. Se facciamo il paragone con il 2005, addirittura abbiamo una riduzione del 15,75 per cento in termini nominali e addirittura del 27,57 per cento a parità di valore d’acquisto, cioè tenuto conto dell’inflazione.

A fronte di queste cifre incoraggianti, però, vi è tuttora un deficit grave, che è quello di verità. Stiamo dicendo queste cose, ma a volte diventa difficile crederci persino per noi che le sappiamo e le diciamo, visto che ogni giorno leggiamo sui giornali esattamente l’opposto – ossia che i parlamentari non si sono decurtati in alcun modo i loro compensi, che il Senato non ha fatto alcuna riduzione e così via. Purtroppo, è in atto una campagna molto ben organizzata, anche se sembra spontanea, che insiste nel ripetere mille volte la bugia: si sa che la propaganda malvagia punta su questo, ossia che la ripetizione crea verità, e, chissà perché, questa cosa ha un nome tedesco (me l’ha insegnato il collega Possa): «Wiederholung macht die Wahrheit». Purtroppo ne siamo vittime, e dobbiamo certamente reagire.

Vorrei dire, poi, qualcosa rispetto ad alcune affermazioni di Colleghi. Ci sono Colleghi che hanno detto che ci sarebbero senatori che tengono i loro collaboratori in situazioni di irregolarità, in nero. Inviterei i Colleghi a fare i nomi, perché, se non si fanno i nomi, dicendo che «ci sono dei senatori che», si fa un favore solo ad alcune persone – e cioè a coloro che effettivamente hanno i collaboratori in nero e che, magari, pensavano di essere i soli; perché buttando il fango su tutti, chi davvero ha comportamenti scorretti la fa moralmente franca. Inviterei allora o a stare zitti o a fare i nomi: i nomi sono stati promessi ma, naturalmente, non ne è arrivato nemmeno uno!

E vorrei ricordare che il Senato è andato al di là del proprio dovere perché, come ben sappiamo, ha previsto una regolamentazione stringente per l’accesso ai Palazzi: non accede ai Palazzi il collaboratore di un parlamentare se non ha un contratto regolare. Questo ha fatto il Senato, andando al di là delle proprie funzioni, perché dirimere le vertenze tra un datore di lavoro e i suoi dipendenti non è cosa che spetti al Senato: è cosa che spetta ai tribunali, dove chi si ritiene danneggiato ha il diritto, e forse persino il dovere, di rivolgersi.

Vorrei concludere dicendo che è importante quello che è stato fatto e ancora più importante è che ne siamo consapevoli e cercare di trasmettere ciò all’esterno. Dobbiamo avere la coscienza che, certamente, ci sono margini di miglioramento e, certamente, si può proseguire con quest’opera; ma anche che, quello che abbiamo fatto, l’abbiamo fatto per difendere le istituzioni, perché – com’è stato più volte detto – siamo orgogliosi del difficile compito al quale siamo stati chiamati. Credo sia importante mostrare di avere quest’orgoglio non unendosi alla fiumana della menzogna e della denigrazione, che ha il solo effetto di avvantaggiare chi meriterebbe davvero di essere denigrato, ma – anzi – contrastandola. Non così il Senato nel suo insieme, che ha attuato un’opera di miglioramento dei propri bilanci e dei saldi che, come ho detto, se fosse stata attuata dall’intera Pubblica Amministrazione saremmo in una situazione assai migliore in tutto il Paese!

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on email