Parliamo dello stesso Governo che, nella Finanziaria, ha scritto: «Nei confronti dei datori di lavoro che hanno presentato l’istanza di regolarizzazione» […], «per la durata di un anno a decorrere dalla data di presentazione sono sospese le eventuali ispezioni e verifiche da parte degli organi di controllo e vigilanza […], anche con riferimento a quelle concernenti la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori».
Intervento in Aula sulla delega al Governo in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro
Signor Presidente,
nel disegno di legge in esame c’è anzitutto il problema – che ho sollevato anche in sede di espressione del parere da parte della Commissione affari costituzionali – di una delega da esercitare ai sensi dell’articolo 76 della Costituzione, che più ampia di così non credo si possa immaginare.
Faccio un solo esempio, che però è il cuore del provvedimento. Il comma 2 dell’articolo 1 riporta i princìpi e i criteri direttivi cui si devono ispirare i decreti delegati, tra i quali, alla lettera c), si legge: «applicazione della normativa in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro (…) prevedendo: 1) misure di particolare tutela per determinate categorie di lavoratori e lavoratrici e per specifiche tipologie di lavoro o settori di attività; (…)». In poche righe c’è praticamente una normativa vastissima, impressionante. Il Governo dovrà redigere ed emanare un provvedimento che avrà valore di legge sulla base di poche righe di totale genericità. Mi chiedo dove mai vadano a finire il dovere e, soprattutto, la prerogativa costituzionale assegnata al Parlamento, al quale spetta il compito di fare le leggi.
Pochi paragrafi dopo, troviamo l’indicazione di altri princìpi e criteri direttivi generali. Siamo alla lettera e) del comma 2 dell’articolo 1, che recita: «riordino della normativa in materia di macchine, impianti, attrezzature di lavoro, opere provvisionali e dispositivi di protezione individuale, al fine di operare il necessario coordinamento tra le direttive di prodotto e quelle di utilizzo concernenti la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro, e di razionalizzare il sistema pubblico di controllo». Anche in questo caso si tratta di una materia vastissima, che credo verrà affrontata con centinaia di articoli, anche perché spero che non si torni, non essendoci necessità di porre la fiducia, al sistema della Finanziaria con un articolo e più di mille commi. Per cui, una totale abdicazione del Parlamento nei confronti del Governo per redigere le leggi.
Si può anche dire che non importa, perché ciò che conta è che le leggi siano fatte bene ma, al termine del mio intervento, tornerò su un punto che dimostrerà che delegare al Governo, privando di fatto il Parlamento di quella facoltà e di quel dovere di fare le leggi e di controllare, ma in modo reale, gli atti del Governo (figuriamoci quando il Governo agisce in via del tutto straordinaria, dice la Costituzione, per redigere lui stesso le leggi), non sempre è positivo. Intanto, rivolgo un invito al rappresentante del Governo e, attraverso lui, in particolare al Ministero competente per questo settore. A seguito dell’intervento del collega Stracquadanio, vorrei infatti che il Governo ci fornisse – possibilmente in sede di replica ma, qualora questa giungesse troppo presto, anche quando affronteremo gli emendamenti – i numeri ai quali si faceva riferimento.
Si dice che si porta avanti questo disegno di legge per rispondere al gran numero di infortuni sul lavoro. Abbiamo il dovere di sapere quanti di tali infortuni avvengano per motivi che non siano del tutto non affrontabili con un provvedimento di legge. In altre parole, di questi infortuni (comunque sempre troppo numerosi, perché dovremmo riuscire a ridurli il più possibile), quanti avvengono perché le norme non sono sufficienti? Quanti invece per il mancato rispetto delle norme? Quanti in realtà sono conseguenza di incidenti stradali, per cui il problema sarebbe affrontabile in tutt’altro modo? Credo sia fondamentale saperlo, altrimenti rispondiamo a un’emergenza in maniera non del tutto corretta. Dovremmo intanto sapere qual’è l’emergenza, perché, se fosse conseguenza di norme che non funzionano (però, da quanto abbiamo sentito, non credo sia così), dovremmo agire in un certo modo ma, se fosse conseguenza di altro, dovremmo guardare in un’altra direzione. Faccio dunque un esplicito invito al Governo a risponderci su questo punto.
Intervengo poi su due aspetti specifici di questo provvedimento. Il primo è più di forma, persino faceto, il secondo è assai più serio. Al comma 1 dell’articolo 1 si dice che: «Il Governo è delegato ad adottare (…) uno o più decreti legislativi (…) attraverso il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni» – il che naturalmente va benissimo – «(…) anche con riguardo alle differenze di genere e alla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati». Si parla delle differenze di genere. Si usa questo termine secondo me perché si pensa che faccia più chic rispetto al termine «sesso», invece sono due cose diverse; si pensa che sia un modo politically correct di dire «sesso» ma sono due cose sociologicamente diverse, e credo che non sfugga.
Tornando, invece, all’argomento in discussione, dal momento che secondo queste direttive si dovrebbe intervenire sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro, certamente alcune esigenze sono diverse per le donne rispetto agli uomini per evidenti motivi, in particolare se si considera la situazione delle donne in gravidanza. Non trovando spiegazioni, mi sono chiesto – e in questo senso ho voluto fare una verifica rispetto ai lavori della Commissione – in che cosa i lavoratori immigrati sono diversi da quelli non immigrati per quanto riguarda la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro. Forse che una strumentazione o un ambiente di lavoro che può essere salubre per un italiano può non esserlo per un immigrato o viceversa? Forse che se un immigrato cade non si fa male esattamente come un italiano? Verrebbe da citare Shakespeare quando il mercante di Venezia ebreo parlando contro i suoi avversari dice: «Forse che, se ci pungono, non proviamo dolore anche noi»? Mi chiedo dunque sulla base di quale criterio si sia proceduto. Dopo un’analisi degli atti della Commissione, è risultato che il relatore – e mi auguro che egli possa farlo in sede di replica – non ha illustrato l’emendamento in questione. Senza alcuna discussione, è stato votato con il parere favorevole del relatore e del Governo.
Un’altra questione di importanza anche superiore – e mi auguro che in fase di applicazione della delega cadrà l’argomento secondo cui gli immigrati non hanno diritto a forme di tutela analoghe a quelle assicurate agli italiani – è che il Parlamento ha in primo luogo il dovere di predisporre le leggi e non dovrebbe in nessun caso abdicarvi. In quei casi in cui di fatto ciò avviene dovrebbe comunque, secondo quanto previsto dalla Costituzione, poter esercitare un controllo. Detto questo, resta il fatto che di questo Governo ci si fida assai poco, ma sarebbe lungo fare l’elenco dei motivi generali. Esaminando però più da vicino il disegno di legge al nostro esame, ho potuto notare una questione che, in un primo momento e per ottimi motivi, non avevo verificato. L’articolo 10 del disegno di legge riformula per intero il comma 1198 della legge finanziaria 2007. Non cito l’articolo, ma certo è che questo Governo, nel momento in cui gli fa comodo, evita di presentare leggi scandite per articoli, come prescritto dalla Costituzione. Ora, incuriosito, ho voluto leggere il comma 1198 che il Parlamento ha approvato senza alcuna discussione. Quando si presentano 1365 commi in un colpo solo, viene meno il potere di controllo del Parlamento e resta solo la possibilità di votare in senso contrario. Sono dunque per 1365 motivi contento che si sia votato contro, ma resta il fatto che, purtroppo, non è stato possibile esaminarli singolarmente – anche se sono convinto che la Maggioranza, che ha votato in senso favorevole per una specifica richiesta del Governo, non avrebbe mai accettato, se fosse stata possibile una discussione, il comma 1198. Tale comma, infatti, dice una cosa spaventosa: «Nei confronti dei datori di lavoro che hanno presentato l’istanza di regolarizzazione di cui al comma 1192,» (un comma che incoraggia – e questo va benissimo – la regolarizzazione dei lavoratori non inquadrati, in nero) «per la durata di un anno a decorrere dalla data di presentazione, sono sospese le eventuali ispezioni e verifiche da parte degli organi di controllo e vigilanza nella materia oggetto della regolarizzazione anche con riferimento a quelle concernenti la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori».
Qui si sono criticate le sanatorie, i condoni del Governo Berlusconi – che, peraltro, hanno consentito di far pagare le tasse a coloro che prima non le avevano pagate, ma si trattava comunque di soldi mentre in questo caso si ha a che fare con la sicurezza dei lavoratori. Nel caso di un datore di lavoro che paga si prevede che per un anno non si facciano i controlli sulla tutela della sicurezza e della salute sul posto di lavoro. È una cosa spaventosa!
Ecco perché non bisogna abdicare alla nostra facoltà – che non è un diritto bensì un dovere – di predisporre le leggi. Sono convinto che neanche un senatore della Maggioranza – figuriamoci dell’Opposizione, che ha votato contro – avrebbe mai accettato, potendone discutere, di votare una mostruosità simile.
Questo articolo 10, di conseguenza, è certamente giusto, ma io dico: il Governo, che evidentemente si è accorto di questo problema, che emana decreti-legge su qualunque cosa e la settimana scorsa ha ipotizzato di farne uno contro lo sfruttamento dei lavoratori immigrati mentre il Parlamento sta approvando un provvedimento di questo genere, perché non fa un decreto-legge per correggere questa mostruosità? Ha emanato un decreto-legge addirittura immediatamente prima che entrasse in vigore la Finanziaria per cassare quel famigerato comma che realizzava un altro condono, un altro colpo di spugna (almeno in quel caso se ne accorse), perché non lo fa anche in questa situazione? Dobbiamo aspettare che si concluda l’iter di questo provvedimento, sul quale esprimo tutte le mie perplessità riallacciandomi all’intervento di diversi Colleghi? Facciamola questa cosa e ricordiamoci che, se ci fosse stato un aumento degli infortuni (che, mi pare, grazie al Cielo non c’è stato, probabilmente perché nessuno ha deciso di approfittarne), esso sarebbe stato determinato da una norma del genere, grazie alla quale, se un datore di lavoro aveva dei lavoratori in nero, poteva pagare per regolarizzarli (e questa è una buona cosa) ma per un anno, pazienza, non si sarebbero fatti più i controlli sulla sicurezza.
È veramente una cosa incredibile, che ci consiglia una volta di più di non fidarci del Governo per fare le leggi, anche perché è nostro dovere, ce lo dice la Costituzione, che dobbiamo farle noi le leggi e non lasciare che si facciano queste mostruosità che, ripeto, nessun senatore – né dell’Opposizione, né della Maggioranza, costretta a votare a favore per via del voto di fiducia (cosa che non li esenta dalle loro responsabilità ma diciamo che li giustifica) – avrebbe mai accettato.