Il Governo impone una legge indegna, irrazionale e pericolosa per le persone perbene
Intervento in Aula nella discussione sull’omicidio stradale
Signor Presidente, il testo che stiamo esaminando è frutto delle migliori intenzioni che animano coloro che hanno iniziato questo percorso – a cominciare dal primo firmatario del primo provvedimento, ovvero il senatore Scilipoti Isgrò. (Questo dovrebbe essere il disegno di legge Scilipoti Isgrò in ragione di come lo sciagurato provvedimento approvato in Senato la scorsa settimana passa per disegno di legge Cirinnà.) Ebbene, le migliori intenzioni del senatore Scilipoti Isgrò e di tanti altri in quest’Assemblea – certamente, l’ampia maggioranza – arrivano a risultati sciagurati quando si lavora allo scopo di dare al Presidente del Consiglio il modo di fare un tweet con i suoi ben 140 caratteri – a volte un po’ di meno – anziché con il desiderio di rendere un servigio al Paese e fare una legge utile.
La ragione per cui si è ritenuto opportuno – e io stesso ritengo opportuno – porre in essere interventi di modifica alle leggi non sta in quello che qualcuno ha persino affermato (e, francamente, quando si negano statistiche ufficiali sono sempre un po’ sorpreso, visto che gli incidenti sono in costante e forte diminuzione); la ragione è che è accaduto, in diversi casi, che soggetti chiaramente e gravemente colpevoli si siano messi alla guida da ubriachi fradici o da drogati, abbiano ammazzato non una ma diverse persone e abbiano poi ricevuto un trattamento di assoluto favore nei tribunali e forse non hanno neanche visto il carcere o lo hanno visto pochissimo.
Andrebbe ribadito che la ragione per cui questo è accaduto non è che la legge a tutt’oggi in vigore non sia sufficientemente severa, visto che, a oggi, è possibile infliggere più di dieci anni di carcere a coloro che, nelle condizioni che ho descritto, con grave colpa, si mettono alla guida da ubriachi o da drogati e, violando norme del codice della strada, ammazzano qualcuno; già oggi si possono superare i dieci anni di reclusione. Il problema è che ci sono alcuni giudici che, tra il massimo e il minimo della pena, hanno applicato il minimo anche in casi in cui sarebbe stato doveroso applicare il massimo. Per cui, forse, anziché rendere una legge irrazionale, di modo che anche nei casi meno gravi si applichi una pena che sarebbe forse adeguata nei casi più gravi, sarebbe il caso di intervenire maggiormente sulla questione della giustizia, anziché aver fatto passare l’anno scorso una legge sulla cosiddetta responsabilità civile dei magistrati con cui si sancisce a chiare lettere che giammai un magistrato pagherà, specialmente se in malafede (se in buona fede potrebbe anche darsi, almeno in via residuale).
Saluto la presenza del ministro Boschi che, temo, non sia qui per ascoltare le ragioni che le stiamo illustrando – non soltanto io ma anche senatori di altri Gruppi. In altra seduta, probabilmente per prudenza, anche quelli del suo Partito hanno detto, come noi stiamo dicendo, quanti gravi problemi causi questa legge. Il Ministro sarà qui, ancora una volta, per tappare la voce alla coscienza e alla voce del Popolo italiano, che è rappresentato qui dai senatori – come dai deputati alla Camera – e non da un Governo frutto di manovre di Palazzo – anzi, di manovre di Partito, perché giammai c’è stata un’azione al di fuori dello “stai sereno” Partito Democratico e di “stai sereno” Enrico Letta.
Però, forse il ministro Boschi è qui per ascoltare e accogliere i semplici emendamenti che abbiamo proposto e che sono sacrosanti. Questi emendamenti, se non passano, porranno sulla coscienza di chi approva questo provvedimento o di chi ne impone il voto (con tutto che qui nessuno si fa imporre niente; quelli che qui si fanno imporre il voto dalla fiducia lo fanno perché vogliono votarlo) la morte di alcune persone.
Infatti, noi dobbiamo incoraggiare chi causa un incidente e chi investe una persona a fermarsi e a soccorrerla; quella è la prima cosa, perché lo scopo è ridurre le vittime della strada. Invece, con la norma al nostro esame – che noi vorremmo modificare con gli emendamenti che abbiamo presentato – si induce colui che ha investito una persona a fuggire. Infatti, se uno investe una persona con colpa e fugge, intanto, se anche in un secondo momento viene preso, avrà una riduzione della pena rispetto a quanto accadrebbe se venisse preso subito perché, in quel caso, magari il tasso alcolico sarebbe superiore alla soglia e avrebbe un’aggravante della pena: da otto a dodici anni di reclusione (mentre per l’omicidio semplice va da due a sette anni). Per cui, deve scappare. Senza contare che, scappando, magari riesce a farla franca. Se invece si ferma, soccorre questa persona magari salvandole la vita (dopo – ahimè – aver rischiato di causarne la morte ma, comunque, questa persona viene salvata), allora è sicuro che venga preso ed arrestato, con il rischio evidente di incorrere in una pena superiore. Ebbene, questo è quello che voi tutelate, con la ignobile apposizione della questione di fiducia su un provvedimento che ha ben tre emendamenti (che in realtà è uno solo, perché vanno tutti e tre nella stessa direzione).
Ma torno all’intervento come avevo inteso farlo prima del prestigioso arrivo del ministro Boschi.
Gli incidenti stradali sono indubbiamente un problema e causano migliaia di morti. Io rivendico al Governo Berlusconi del 2001-2006 il fatto di aver dato vita a delle norme – come la patente a punti – che hanno determinato una riduzione degli incidenti stradali dai 7.096 dell’anno 2001 a 3.381 dell’anno 2014, l’ultimo sul quale abbiamo delle statistiche. Sono, cioè, più che dimezzati. Solo dal 2010 al 2014 c’è stata una ulteriore riduzione del 18 per cento e, solo nell’ultimo anno, una riduzione dello 0,6 per cento e una riduzione dei feriti da 380.000 a 250.000: 130.000 feriti all’anno in meno grazie alle norme approvate sotto il Governo Berlusconi, all’inizio dello scorso decennio.
L’Italia si trova come indice di mortalità grosso modo nella media dell’Unione Europea. Ci sono Paesi che, quando fanno altre cose strane, vengono presi ad esempio – come il Lussemburgo e il Belgio, che hanno una mortalità superiore a quella italiana; altri l’hanno inferiore, e noi dobbiamo cercare di andare nella direzione di questi altri Paesi. Ma la soluzione non è l’aumento delle pene. Io ho sentito dire in quest’Aula che altri Paesi hanno pene ancora più gravi. Ho sentito citare gli Stati Uniti, dove sono previsti fino a trent’anni di reclusione per l’omicidio stradale. A parte il fatto che le norme sono scritte meglio in quei Paesi (e poi arrivo ad alcune follie contenute in questo testo), ma faccio notare che gli Stati Uniti, con i loro trent’anni di reclusione, hanno 40.000 morti da incidenti stradali all’anno. Noi ne abbiamo 3.000, come ho detto poco fa. Ora, siccome gli Stati Uniti hanno una popolazione cinque volte superiore a quella dell’Italia, dovrebbero avere 15.000 morti all’anno; invece, ne hanno 40.000. La differenza tra i morti che gli Stati Uniti dovrebbero avere se avessero una percentuale come la nostra e quella reale è molto superiore alle morti causate da armi da fuoco, che sono circa 11.000 all’anno e delle quali si fa un gran parlare (e a causa delle quali vogliono modificare la Costituzione).
Parliamo quindi delle questioni reali, come il modo in cui sono scritte le norme. Ad esempio, passare con il semaforo rosso è considerata aggravante, e fa passare la pena (che ordinariamente va da due a sette anni) da cinque a dieci anni. Ora, le morti causate da un mancato rispetto del semaforo rosso sono lo 0,9 per cento del totale; quelle causate dal mancato rispetto dello stop sono il 5,6 per cento, cioè sei volte di più. Sei volte più numerose sono anche le morti causate dal mancato rispetto della precedenza e cinque volte più quelle per il mancato rispetto della precedenza a destra. In altre parole, per queste infrazioni (mancato rispetto dello stop, mancato rispetto del segnale di precedenza, mancata concessione della precedenza a destra) gli incidenti sono pari al 15 per cento; per il semaforo rosso sono pari allo 0,9. Per il semaforo rosso c’è l’aggravante; per gli altri, no.
Evidentemente, è lo stesso concetto. Purtroppo, però, le leggi sono quasi tutte predisposte con un concetto “cittadino”. Tanti, a cominciare da me – che ne sono orgoglioso – vissuti, nati e residenti in piccoli paesi, si fingono dei raffinati abitanti del centro delle città dove, indubbiamente, pensare un incrocio senza semaforo è un po’ strano. Ma la realtà è che la metà degli incidenti accade su strade extraurbane, perché vi sono anche persone che non guidano per divertirsi ma che devono guidare per andare a lavorare, per andare in farmacia, per portare i loro figli a scuola. Queste persone circolano per strade dove sono molto più frequenti i segnali di precedenza e di stop piuttosto che il semaforo. Ma chi se ne importa? Approviamo, invece, una norma che consenta di inviare un bel tweet «L’Italia cambia verso», o robacce del genere.
Andare contromano è un’aggravante mentre, invece, la svolta vietata non lo è; peccato che gli incidenti causati dalla guida contromano siano pari al 2,3 per cento e quelli causati da una svolta vietata siano pari al 2,9 per cento. Ma la svolta vietata, che è palesemente più pericolosa, almeno potenzialmente, non è considerata un’aggravante.
Il testo contiene poi dei punti stranissimi. Per esempio, considerate questa aggravante che, lo ripeto, moltiplica di due volte e mezzo la pena minima.
È prevista un’aggravante quando il conducente di un veicolo a motore, a seguito di sorpasso di un altro mezzo, in corrispondenza di un attraversamento pedonale cagioni la morte di una persona. Causare la morte di una persona passando sull’attraversamento pedonale – cosa che non c’entra nulla con i pedoni – è considerata circostanza aggravante. Perché? Non è invece considerato aggravante travolgere una signora con la carrozzina o una vecchietta con il bastone sulle strisce pedonali. Non è una circostanza aggravante. Come si fa a scrivere una legge così? Ci mettete pure la fiducia? Ci impedite di parlare! Il sorpasso irregolare costituisce invece il due per cento delle cause di incidenti. Si tratta quindi di qualcosa di totalmente irrazionale sia dal punto di vista della gravità della colpa, sia dal punto di vista delle fattispecie che creano l’aggravante.
Potremmo osservare un’altra cosa. Qui abbiamo pene da cinque a dieci anni con queste stranissime previsioni. C’è poi una norma gravissima, a mio parere, che è stata introdotta qui. Men omale che non avete messo la fiducia la scorsa volta, sennò neanche questo si faceva. È stata introdotta la norma – che prima non c’era – per cui, se c’è un concorso di colpa, c’è una riduzione della pena, però è una riduzione fino alla metà. Per cui, se al 99 per cento l’incidente è causato da un altro e all’1 per cento da colpa propria, si è soggetti al 50 per cento della pena; parliamo di due anni e mezzo. Supponiamo che una persona in una città, trovando la sua corsia di marcia ingombrata da un veicolo fermo, per evitare code e anche situazioni di pericolo, passi nell’altra corsia, andando contromano (constatando che non c’è nessuno davanti a lui per i successivi 100 metri, cosa che dovrebbe consentirgli di attuare tale manovra) e che, dalla direzione opposta, sbuchi, con svolta irregolare, un motorino a 100 chilometri l’ora che si schianta contro questa macchina: il primo conducente si vedrebbe inflitta una pena di due anni e mezzo di galera perché ha superato per qualche metro un auto che ingombrava il suo senso di marcia. Se il conducente di quel motorino, anziché uccidere se stesso, uccide tuo figlio accanto a te in auto, si prende due anni e mezzo di galera. Ha senso una cosa di questo genere? Se poi muoiono sia il motociclista che tuo figlio in macchina, puoi arrivare anche a quindici anni di galera per una parte piccolissima di colpa, che in realtà non è tale perché hai circolato contromano. Invece, non rispettare il semaforo o uno stop va bene. Come si fa a fare una cosa di questo genere?
Chiudo ricordando che il relatore Lumia, quando c’è stata una giusta richiesta di rinvio in Commissione, ha risposto in senso negativo perché avremmo dovuto discutere degli emendamenti: sì, li discutiamo con la fiducia! Complimenti: state facendo un danno gravissimo a ogni Italiano che si mette sulla strada, al diritto e alle vittime degli incidenti stradali, che vengono strumentalizzate per fare una legge indegna, irrazionale e pericolosa specialmente per le persone perbene e non per i pirati della strada.