Una scuola che non insegna e non motiva, nella quale non si mandano volentieri i propri figli

Intervento in Aula per dichiarazione di voto sul decreto “disposizioni urgenti concernenti abolizione degli esami di riparazione e di seconda sessione e attivazione dei relativi interventi di sostegno e di recupero”

Presidente,

voterò contro questo provvedimento perché ritengo che esso si collochi nella medesima linea di molti altri varati nel settore della scuola negli ultimi 20-30 anni: una serie di provvedimenti che, pur essendo partiti sostenendo nobili ideali (diritto allo studio, eguaglianza e così via), si sono in realtà dimostrati insufficienti, dando vita a una scuola che non insegna e che non motiva né gli studenti né gli insegnanti e che, per far ciò, sottrae sempre più tempo alla vita familiare e sociale extrascolastica dei ragazzi e dei bambini. Si tratta, nella sostanza, di una scuola dove, per una malintesa idea di bontà, si promuoveranno gli studenti di fatto insufficienti non più in una materia ma in due e in tre (ciò si verificherà e si è verificato anche quest’anno); dove insegnanti, che leggono il giornale durante le ore di lezione ma compilano accuratamente il registro, spendono qualche pomeriggio a seguire corsi di aggiornamento tenuti da colleghi che non hanno voglia di insegnare e che vengono promossi docenti di corsi di aggiornamento (con numerose e lodevoli eccezioni); una scuola, dunque, nella quale non si mandano volentieri i propri figli e rispetto alla quale, se si hanno le possibilità economiche, si trova un’alternativa.

Per tutti quei milioni di Italiani che, invece, non hanno le possibilità economiche di trovarsi un’alternativa, non vi sarà altra scelta che questa scuola che non forma e che prima renderà impreparati gli studenti della media superiore e dell’università, e poi li renderà impreparati all’ingresso nel mondo del lavoro!

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