Venezuela: davanti alla tragedia, nessuna timidezza. Auspico una presenza forte del Governo italiano, anche a tutela dei nostri connazionali

Dobbiamo esigere, anche a costo di essere accusati di ingerenza, che il Governo venezuelano rispetti la sua Costituzione e cessi le persecuzioni

Intervento in Aula nella discussione sull’informativa del Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale sulla situazione in Venezuela

Signora Presidente, Signor Ministro, Onorevoli Colleghi,

la situazione del Venezuela è molto al di là del drammatico. Un Paese che gode di una potenziale enorme ricchezza, con un sottosuolo tra i più ricchi del Pianeta, si trova nella situazione che in molti – e Lei stesso, Signor Ministro – hanno illustrato: la mortalità infantile aumentata a livelli inverosimili, una carenza del latte in polvere per i bambini che ne hanno bisogno, gravi carenze alimentari che affliggono gran parte della popolazione – non certo coloro che dominano su questo caos e che, invece, evidentemente non lo patiscono.

È una situazione che corrisponde a quella istituzionale. Io non sarò equidistante come la senatrice del Movimento 5 Stelle che mi ha preceduto, perché credo che, quando c’è un Presidente che si fa attribuire tutti i poteri del Parlamento da una Corte costituzionale che egli stesso ha nominato, quando diversi dei principali leader dell’Opposizione sono in carcere (Leopoldo López è stato condannato a 13 anni e 9 mesi di reclusione due anni fa, accusato di essere responsabile dei disordini che sono accaduti parallelamente a una manifestazione effettivamente da lui promossa, senza che si sia dimostrato alcunché sui reali contatti tra Leopoldo López e i violenti che hanno dato luogo a questi atti sicuramente esecrabili, in un processo nel quale non c’è stata la possibilità di portare testimoni da parte della difesa ma solo da parte dell’accusa), quando la condotta di questo Governo è stata ritenuta impropria attraverso numerosi documenti di Organismi nazionali e internazionali, quando il Sindaco di Caracas è in carcere da due anni (anche lui con accuse di carattere chiaramente politico), non ci può essere né l’equidistanza del Movimento 5 Stelle, né timidezza.

Io apprezzo, Signor Ministro, le esortazioni che Lei ha pronunciato nei confronti del Governo venezuelano, e apprezzo – naturalmente – quelle del Presidente della Repubblica. Credo che in questi casi, proprio per il fatto che c’è una forte comunità italiana in Venezuela, che ci sono investimenti e grossi crediti italiani in quel Paese, ci voglia un’azione decisa di fronte a chi non rispetta la propria Costituzione, quella che quel stesso Esecutivo ha fatto approvare. Osservo, infatti, che è stato il Governo a ritenere nullo il milione di firme raccolto per chiedere quello che si chiama tecnicamente il recall, la destituzione del Presidente – istituto che, per esempio, in Italia non esiste ma che è stato introdotto nella Costituzione proprio dai chavisti.

Ebbene, di fronte a questa situazione non può esserci timidezza, e possiamo anche rischiare di essere accusati di qualche ingerenza perché abbiamo prova di ben altre ingerenze che sono state fatte in altri Paesi con ben altri presupposti. La nostra comunità, i nostri interessi non possono essere tutelati in modo timido; non possiamo certamente tutelarli se si mostra un eccessivo timore nei confronti di ciò che, a tutti gli effetti, è un regime.

Ritengo positiva la collaborazione – come ha detto il Ministro – con la Santa Sede, ma ricordo che la Conferenza episcopale del Venezuela è stata assai meno prudente della Santa Sede, dichiarando apertamente che quello di Maduro è un regime totalitario marxista. Lo ha detto la Conferenza episcopale del Venezuela, che penso conosca la situazione venezuelana ancor più degli apprezzabili e stimati diplomatici che ci sono al di là del Tevere.

Accanto all’apprezzamento per le parole e i principi – che condivido pienamente – che il Ministro ha menzionato, auspico che ci sia una presenza istituzionale più forte – Lei stesso, Ministro, forse altre figure istituzionali – in quel Paese, proprio a tutela della nostra comunità.

Ricordo peraltro che, esattamente due settimane fa, l’aspirante Presidente del Consiglio del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha auspicato che il Venezuela e Cuba, proprio in quanto esponenti di questa bella alleanza bolivariana, partecipino e facilitino le trattative per la pace in Libia. Sono esterrefatto da queste dichiarazioni, su cui non ci sono state marce indietro; esprimo la preoccupazione gravissima su ciò che sarebbe del nostro Paese se fosse governato da chi pensa che, per risolvere la situazione caotica e disastrosa che c’è in Libia, debba intervenire chi nel suo Paese ha la situazione che tutti conoscono.

Ho sentito anche altre cose bizzarre. Credo che tutti noi abbiamo ricevuto un messaggio di posta elettronica da parte dell’Onorevole Giovanna Martelli, del Gruppo Articolo 1-MDP, che ci mandava la visione del Governo – che ho sentito echeggiare nell’intervento della senatrice Bertorotta del Movimento 5 Stelle – dove si accusa l’Opposizione di avere messo in atto violenze. Guarda caso, i 48 morti sono tutti dalla parte degli oppositori e non ci sono poliziotti o altri morti dall’altra parte. Di fronte a questa situazione, la preoccupazione e la vicinanza nei confronti della popolazione di quel Paese impongono anche a noi – io lo chiedo al Governo – di mettere al bando la timidezza. Invito tutti a considerare ciò che il Movimento 5 Stelle propone, e cioè di promuovere il Venezuela – che ha questa situazione – come facitore e facilitatore della pace in Libia.

Lasciamo stare. Che il Governo venezuelano rispetti la sua Costituzione e cessi di perseguitare l’Opposizione, la Chiesa cattolica e le altre chiese e risolva i suoi problemi. Dobbiamo esigerlo, a costo di essere accusati di ingerenze.

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