Addio alla democrazia e allo Stato di diritto: siamo all’arbitrio, e cioè esattamente a ciò che la democrazia e lo Stato di diritto sono nati per abolire

L’articolo 68 della Costituzione non è un privilegio per i parlamentari, ma una prerogativa a tutela di un ruolo che è espressione della democrazia. Non può cessare, e solo per qualcuno.

Intervento in Aula per dichiarazione di voto sulla domanda di autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche del senatore Denis Verdini e del signor Nicola Cosentino, deputati all’epoca dei fatti, e del signor Marcello Dell’Utri, senatore all’epoca dei fatti, nell’ambito di un procedimento penale pendente anche nei loro confronti

Signor Presidente,

ha detto bene il senatore Verdini: o si può o non si può. L’articolo 68 della Costituzione è estremamente chiaro, i Costituenti non avrebbero potuto scriverlo in modo più radicale e totale: non si può procedere a intercettazioni di comunicazioni o della corrispondenza senza l’autorizzazione della Camera di appartenenza. Non poteva essere scritto in modo più chiaro.

Poi arrivano le interpretazioni, ma anche queste interpretazioni non possono cambiare quello che stabilisce la Costituzione- neppure se vengono dalla Corte Costituzionale. E la Corte Costituzionale non ha mai prospettato criteri come quelli paradossali che abbiamo sentito qui, secondo cui vanno benissimo 30 o 50 intercettazioni di chiamate di un parlamentare visto che il numero totale è molto maggiore. Allora, a quel punto, vanno bene anche mille intercettazioni di un parlamentare, basta fare un milione di intercettazioni.

In altre parole, come ha detto testé il presidente Nitto Palma, l’articolo 68 della Costituzione viene cancellato.

Purtroppo non è neanche così: non viene cancellato, perché resta. Allora, quello che non è stato applicato al senatore Verdini, né nella fase delle indagini, né in quest’Aula (mi riferisco al voto precedente), può essere benissimo stato applicato senza che noi lo veniamo neppure a sapere ad altri, addirittura nella stessa indagine. Qualcuno infatti può aver detto che c’era una chiamata al senatore tale o al deputato talaltro e che, poiché l’articolo 68 della Costituzione parla chiaro, anche alla luce della sentenza n. 114 del 2010 della Corte Costituzionale, quelle intercettazioni devono essere tolte e non le si può più trascrivere. In tal modo, noi di questo atto non ne avremmo neppure notizia. Così come non ne avremmo avuto notizia se avessero applicato la Costituzione nel caso del senatore Verdini. Non l’hanno fatto e il caso è arrivato a noi, perché noi dovremmo essere garanzia su questo.

Ricordo, anche se non dovrebbe essere il caso di farlo (ma, purtroppo, i tempi sono tali che è il caso di farlo), che l’articolo 68 non prevede privilegi per i parlamentari. Esso prevede delle prerogative che sono legate al loro ruolo, esattamente come per un magistrato la possibilità di condurre delle indagini e di richiedere delle intercettazioni (cosa che nessuno di noi, come parlamentari, e nessun cittadino comune potrebbe fare) non è un privilegio del magistrato ma è uno strumento che gli viene dato per poter fare il suo lavoro.

La stessa cosa vale per questo: non è un privilegio ma è una prerogativa a tutela del parlamentare in quanto espressione della democrazia. Se cessa questa tutela, e cessa solo per qualcuno, allora abbiamo esattamente l’opposto, purtroppo. Anche questo ha detto il senatore Verdini: se non piace questa norma, allora qualcuno abbia il coraggio di cancellarla. Saremmo l’unico Paese democratico senza queste tutele per i parlamentari ma, almeno, sarebbe una regola chiara che non vale per nessuno. Resta sempre la discrezionalità di chi conduce le indagini, per carità, ma perlomeno nessuna manina potrebbe dire di smettere di intercettare quell’utenza perché corrisponde a un parlamentare. Non lo si potrebbe fare per il senatore Verdini e non lo si potrebbe fare per chiunque altro. Invece, per il senatore Verdini si può fare e per qualcun altro non si può fare.

Per cui abbiamo esattamente l’opposto di una garanzia: abbiamo l’arbitrio. E l’arbitrio è esattamente ciò che la democrazia e lo Stato di diritto sono nati per abolire. Il voto quindi non è su un privilegio e, senatore Giarrusso, non c’entra assolutamente nulla la gravità o meno delle accuse alle quali l’intercettato casualmente va incontro. La Costituzione non dice che, se si tratta di reati da poco, è necessaria l’autorizzazione e se, invece, si tratta di reati gravi, non è necessaria. La Costituzione è chiarissima; chi ha scritto quell’articolo l’ha scritto in modo chiarissimo. E noi dovremmo ricordarci della necessità di scrivere cose chiare in una fase in cui ci accingiamo a riformare – speriamo per migliorarla – la Costituzione. Soprattutto, dovremmo ricordarci che, una volta che un articolo della Costituzione o un articolo di legge c’è, bisogna rispettarlo e non lasciare che diventi strumento di arbitrio.

Per questo il Gruppo Forza Italia voterà contro la decisione della Giunta, a difesa di questo principio, che è fondamentale per la democrazia e lo Stato di diritto. Chi è contro la democrazia ed è contro lo Stato di diritto, si senta obbligato invece a votare a favore di questo atto, per l’appunto, di arbitrio. La Costituzione dice una cosa e noi gliene facciamo dire un’altra.

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