Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, innanzitutto voglio sottolineare che la presenza del Presidente del Consiglio e dei Ministri in quest’Aula è sicuramente superiore a quella dei Governi precedenti. Basti dire che poche settimane fa il presidente Meloni è stata qui per il cosiddetto Premier time, in occasione delle interrogazioni a risposta immediata, ed era la terza volta che accadeva negli ultimi dieci anni: questo è un fatto significativo. Anche i Ministri hanno dimostrato la loro presenza. Questo quando si parla del ruolo del Parlamento e del Senato in particolare. Qualcuno ha detto che noi saremmo ridotti a fare da claque al Presidente del Consiglio, ma per fare la claque innanzitutto bisogna che il Presidente del Consiglio ci sia – e c’è – e che i parlamentari ci siano, cosa che non si può dire di colui che ci ha accusato di fare da mera claque. Non ne faccio il nome, ma dico che è stato sindaco di Firenze e nel passato anche Presidente del Consiglio; era Presidente del Consiglio anche quando, durante una seduta informativa come quella di oggi, la sua presenza fu “alternata”, diciamo così nel senso che per la maggior parte del tempo non c’è stato visto che era in corso un’importante partita di calcio, che peraltro andò pure male per la nostra Nazionale.
Veniamo al punto. Il Consiglio europeo vedrà l’Italia con un ruolo centrale e da protagonista, nonostante qualcuno forse speri che ciò non avvenga. Questo per una serie di ragioni: per la capacità del presidente Meloni, con l’intero Governo, come lei ci ha riferito e cosa per la quale viene anche criticata, di saper parlare con tutti.
L’Europa ha 27 Paesi membri; ce ne sono di molto grandi e molto importanti, come la Germania, la Francia e l’Italia, altri più piccoli, altri piccolissimi, ma poi votano tutti quanti e bisogna avere rapporti con tutti perché non scegliamo noi, ma i cittadini degli altri Stati, chi avere a capo del proprio del proprio Paese. Il dialogo è però doveroso con tutti nell’interesse dell’Italia. Su certi argomenti possiamo avere infatti degli interessi comuni con i grandi Paesi europei, su altri invece possiamo avere argomenti in comune con altri ancora. Questo è uno degli aspetti.
Un altro aspetto è il fatto di avere un Presidente del Consiglio che sarà tale per i prossimi anni perché ha avuto un chiaro mandato dagli elettori, perché c’è una coalizione unita e coesa e perché è espressione diretta del voto dei cittadini. Parliamo per esempio dei sindaci, del governo delle nostre città; ci sono stati dei commissari, evidentemente non votati, persone stimabilissime, di prestigio, vice prefetti e così via, ma chi fa la politica e chi viene davvero ritenuto un rappresentante di una città è colui che viene eletto, indipendentemente dal prestigio di chi sia il commissario che non discutiamo. A livello internazionale il fatto che il nostro Capo del Governo sia espressione dei cittadini è un aspetto molto importante e la riforma del premierato fa in modo che questa situazione non sia un’eccezione, come purtroppo è stata negli ultimi dodici anni, ma diventi la regola. Questo ci rafforzerà anche a livello europeo.
Questa capacità di relazionarci con tutti ci ha consentito a livello europeo di ottenere degli importanti risultati, ad esempio, sull’euro 5, dove il rischio era che centinaia di migliaia, milioni forse di automobilisti italiani, non potendosi permettere l’auto nuova, non potessero più circolare subito o nel breve periodo. Pensiamo ancora alle case green; ci sono state delle dilazioni ragionevoli per fare in modo che questa transizione, alla quale qualche collega dell’opposizione ci ha richiamato, sia ecologica e non ideologica, dove indipendentemente dal risultato sull’ambiente bisogna imporre determinati modelli ai quali magari non si è pronti. (Applausi). Parlo, per esempio, dell’elettrico, della rete, del fatto che in Italia non c’è neanche un impianto. Quando è iniziato il lavoro di questo Governo, non c’era neanche un impianto per lo smaltimento del litio, cosa fondamentale perché poi anche le batterie si esauriscono e dunque occorre intervenire.
Vi è poi un altro aspetto che dà prestigio e forza alla presenza italiana a livello europeo e internazionale: il fatto di aver avuto dei risultati economici ampiamente positivi. È stata citata l’occupazione che ha registrato 481.000 occupati in più dell’anno scorso, con un aumento ancora maggiore degli occupati a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione ha così raggiunto un record storico. Ricordo ancora che lo spread, il differenziale degli interessi tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, nel corso del 2023 ha avuto la media di 176 che, tra l’altro, guarda caso, è proprio il livello che c’è oggi, rispetto a 196 che è stato il livello medio del 2022. Non è quindi un fatto episodico, legato magari ai picchi che si videro nel mese di settembre dell’anno scorso, ma è un fatto strutturale. E ancora abbiamo una Borsa che è cresciuta del 44 per cento da quando il Governo è entrato in carica.
Tutte queste cose danno evidentemente forza e prestigio all’Italia. Un prestigio che viene fatto valere non per avere magari qualche aspetto che possa interessare per fare qualche spesuccia elettorale in più, ma per avere un’Europa che punta allo sviluppo e alla crescita e non ad una cieca austerità. È curioso che ci venga rimproverata dall’esponente del MoVimento 5 Stelle questa presunta austerità: è un’austerità dove l’occupazione raggiunge livelli record storici. Ad averne di austerità! Il fatto è che non è austerità: è aver saputo concentrare le risorse su ciò che serve all’Italia e su ciò che serve agli italiani, per stimolare l’occupazione e la crescita, anziché perdersi tra mille rivoli di bonus, superbonus e – lo dico o non lo dico? – i banchi a rotelle e il bonus monopattini. (Applausi. Commenti). Lo so che c’è sempre una reazione a questo punto, ma, quando ci spiegherete l’utilità di questi banchi, noi non parleremo più di banchi a rotelle comprati a centinaia di migliaia a prezzi superiori rispetto a quelli che si potevano trovare tranquillamente su Internet, comprandone uno solo. (Applausi). Questo è un mistero nelle capacità negoziali di condurre determinati tipi di acquisti.
Ebbene, sul superbonus, quando si parla di austerità, se c’è la necessità (e c’è stata) di limitare gli interventi, avremmo voluto ridurre ancora di più le imposte ai redditi medio-bassi, avremmo voluto aiutare ancora di più le famiglie sulla natalità (più ancora di quanto viene fatto in questo disegno di legge di bilancio). Però, dovendo stanziare 20 miliardi anche nel 2024 (e purtroppo non finisce lì) per coprire i costi del superbonus, incluse le truffe, una parte delle quali sono venute alla luce, ma non credo che tutte le truffe siano state scoperte (evidentemente ce ne sono delle altre), è evidente che si è dovuto fare una finanziaria prudente, concentrando le risorse. Ricordo che 20 miliardi equivalgono a circa 850 euro per ogni italiano che lavora, in un anno. È chiaro che, se ci fosse stata questa somma a disposizione, avremmo potuto agire in modo ben diverso.
Sorprende anche sentir parlare di spese per le armi, che sarebbero eccessive. Ricordo che anche il presidente del Consiglio Conte assunse l’impegno, in sede NATO, di aumentare le spese militari portandole al 2 per cento, livello al quale non siamo neppure ancora adesso. (Applausi). E mi fa specie che il senatore De Cristofaro, dell’Alleanza Verdi e Sinistra, abbia detto che non bisogna aumentarle, ma diminuirle. È possibile, certo, ma questo vuol dire uscire dalla NATO, perché la NATO ha detto esattamente il contrario e tutti i Governi hanno preso questo impegno. Chi lo propone, e ha tutto il diritto di proporlo, poi se ne prende la responsabilità, e se la prendono anche i suoi alleati a livello nazionale e locale. (Applausi).
Concludo annunciando il voto favorevole di Fratelli d’Italia alla risoluzione di maggioranza, ribadendo la piena fiducia in quello che lei, presidente Meloni, farà in sede europea nel difendere gli interessi di tutti gli italiani, che lei rappresenta. (Applausi).