Chi finora ha voluto creare la società perfetta è passato o attraverso lo sterminio – come il nazismo – o attraverso lo snaturamento – come il comunismo. La persona non deve essere sottomessa né alla razza, né alla classe, né all’ideologia
Intervento in Aula nella discussione del disegno di legge di istituzione del “Giorno della libertà” in data 9 novembre, in ricordo dell’abbattimento del Muro di Berlino
Signor Presidente,
“la democrazia è il peggiore dei sistemi, eccettuati tutti gli altri”. Questa frase paradossale fu pronunciata, come è noto, da Winston Churchill – forse l’uomo che, nello scorso secolo, più di tutti ha fatto per salvare la democrazia quando il suo Paese era rimasto il solo a battersi contro Hitler, che aveva ormai invaso parecchi Paesi europei. Altri Paesi – come il nostro, purtroppo – erano suoi alleati; altri ancora, come l’Unione Sovietica di Stalin, si erano accordati con Hitler stesso per partecipare alla spartizione di Popoli che prima erano liberi o, se non liberi, quantomeno indipendenti.
“La democrazia è il peggiore dei sistemi, eccettuati tutti gli altri”. Io credo che, per la coscienza democratica e la crescita democratica di un Paese democratico, sia utile conoscerli questi altri sistemi, perché è sempre molto facile vedere i difetti del sistema nel quale si vive mentre è più difficile vedere i difetti degli altri sistemi. È dunque bene che i nostri studenti, i nostri cittadini di tutte le età ricordino bene ciò che sono state e sono le tirannie, ciò che comporta la mancanza di democrazia.
Forza Italia ha votato, nella scorsa legislatura, a favore della celebrazione del 27 gennaio come giorno simbolo della fine di quell’evento terribile che fu la Shoah, il tentativo di massacrare un intero Popolo in nome di un’ideologia mostruosa. Occorre però ricordare – e questo è uno degli scopi che possono essere perseguiti con l’istituzione del 9 novembre come “Giorno della libertà” – che non tutti i regimi si presentano con la loro faccia. Il nazismo, fin dalle sue origini, fin dalla fondazione del Partito nazionalsocialista che poi prese il potere, fu esplicito sui suoi fini – che erano far trionfare il potere della forza, basandosi sul presupposto che la forza risiede in una razza pura, e l’eliminazione di tutti coloro che turbavano la purezza della razza. Questo il nazismo lo disse in modo esplicito sin dagli inizi e purtroppo, nonostante ciò, incontrò un grande consenso- forse perché i cittadini tedeschi vedevano del sistema democratico in cui vivevano soltanto i difetti, attribuivano ad esso ogni male e lo consideravano la radice di tutti i loro problemi. Cercarono allora in questa ideologia mostruosa il riscatto da una situazione, che, per vari motivi (economici, storici e ideologici), li vedeva in difficoltà. Vi sono però altri regimi che si presentano, invece, con la faccia esattamente opposta; regimi che si presentano con l’intento di voler creare la felicità per tutti gli uomini, un mondo dove ciascuno abbia ciò che è giusto: “a ciascuno secondo i propri bisogni”; un mondo perfetto che non ha nulla a che fare con la democrazia- che ovviamente è piena di difetti, come diceva Churchill e come sappiamo noi che ci viviamo dentro. Questo mondo meraviglioso, che avrebbe comportato la nascita di un “uomo nuovo” – non più l’uomo corrotto che vive nei sistemi democratici o, comunque, non così evoluti come i sistemi marxisti – sarebbe stato ovviamente desiderabile da parte di tutti e moltissimi ci hanno creduto, fino a dare a volte la loro vita per raggiungere questo fine. Purtroppo, questo fine si è dimostrato, nella pratica, altrettanto mostruoso di quello perseguito da chi, invece, prospettava fin dall’inizio un mondo basato su princìpi verso i quali oggi proviamo un’immediata e istintiva repulsione.
Chi propone la superiorità di uomini su altri uomini in nome della razza, fonda la sua tesi su un concetto peraltro scientificamente senza fondamento; e, se anche lo avesse, non potrebbe che incontrare la nostra immediata repulsione. Chi, invece, si presenta con l’intento di creare la felicità per tutti gli uomini, ipotizzando un’umanità in cui tutti sono fratelli e uguali, può suscitare – come è avvenuto – grande consenso.
Forse uno dei motivi per ricordare quel giorno è anche questo: nella politica e nella realtà, non sono i fini quelli che determinano la differenza tra un’ideologia e un’altra (a meno che questi siano già di per sé negativi, come era il caso del nazismo), bensì i mezzi. Dare la felicità a tutti gli uomini a prezzo di sterminarne a milioni o di snaturarli, obbligandoli a trasformarsi nel cosiddetto “uomo nuovo” prospettato da varie utopie tra cui quella comunista, è un’ipotesi ancor più mostruosa. L’uomo nuovo era quello di Pol Pot, che si vantava di aver messo in atto tale ideologia con più coerenza, più velocità e più efficacia di qualsiasi altro leader comunista.
Questo – ripeto – è ancora più mostruoso, ed è bene che ciascuno di noi, i nostri figli e i figli dei nostri figli siano messi in guardia di fronte a simili prospettive di felicità e di perfezione che considerano un dettaglio un aspetto che, invece, è il fondamento delle nostre società: la persona. Quest’ultima va posta al centro della nostra società e non può essere sottomessa né alla razza, né alla classe, né all’ideologia che si propone di creare una società perfetta per uomini perfetti, perché gli uomini sono quelli che sono.
Chi vuole creare la società perfetta deve passare attraverso lo sterminio fisico o lo snaturamento degli uomini veri, quelli che rappresentano la parte fondante della nostra società. La nostra società non è formata dallo Stato, bensì dagli uomini e dalle donne. Se si disconosce questo principio – come hanno fatto tante ideologie, in particolare i totalitarismi del Novecento – si va inevitabilmente verso un regime mostruoso e verso mali inenarrabili.
Pertanto, è necessario conoscere ciò che è stato e i diversi aspetti in cui si sono prospettati questi mostri, che mirano a sottomettere la persona a qualcos’altro (sia esso l’ideologia, la razza o la Nazione). Non è questo o quel regime totalitario a essere un danno e un male da combattere, ma tutti i regimi totalitari.
Il 9 novembre 1989 si è finalmente aperta la possibilità per l’Europa intera di un’era di libertà e, sulla base della libertà e della democrazia, di poter costruire un futuro comune. L’Europa non può avere senso se non è fondata su questi valori. Altri hanno tentato di unificarla ma con le armi e il terrore. Non è certamente questa l’Europa che può interessarci. Ci interessa, invece, l’Europa che si costruisce con fatica e che richiede un grande impegno da parte di tutti noi. È questa l’Europa per la quale vogliamo lavorare. Ma questa Europa ha potuto volgersi verso tale prospettiva una volta caduti tutti i totalitarismi.
Il 9 novembre 1989 è caduto il totalitarismo comunista dell’Est europeo ma certamente, se non fossero caduti prima altri totalitarismi, se non fossero prima cadute le dittature che c’erano in Spagna, in Portogallo e successivamente in Grecia, non sarebbe stata possibile l’Europa. Questo andrà detto nei 9 novembre che si succederanno; questo sarà l’argomento, il motivo positivo di speranza. Noi vogliamo celebrare la speranza, i valori positivi, non vogliamo scatenare odi e fare usi strumentali o di parte.
Se poi la lunga citazione fatta dal senatore Vitali del senatore Norberto Bobbio ci insegna qualcosa, bene. Se qualcuno crede che il comunismo, i disastrosi risultati, i mostruosi risultati portati dal comunismo reale siano dovuti non a un’intrinseca negatività del comunismo in sé ma a parecchi errori di applicazione, ebbene anche quella può essere un’occasione per dirimere la questione, per parlarne. La frase centrale della lunga citazione di Norberto Bobbio da parte del senatore Vitali è “la prova non è riuscita“. Forse è bene ricordare il costo enorme che ha avuto questa prova per l’umanità, in particolare in Europa ma anche al di fuori di essa. È bene dunque ricordare che le prove, gli esperimenti forse non vanno fatti sui Popoli interi e, comunque, sulle persone. Una disputa ideologica è una cosa ma, quando gli azzardi vengono tramutati in azione politica e quando quest’ultima implica il terrore e la soppressione delle persone o il loro totale snaturamento, allora ci deve essere un “no” altrettanto immediato e convinto dei “no” che si dicono alle ideologie che si prospettano addirittura in modo esplicito come contrarie ai valori dell’umanità.
L’intervento del senatore Vitali – e, prima ancora, quello del senatore Turroni – mi hanno convinto della bontà di questa proposta. Il senatore Turroni ha proposto, come alternativa al Giorno della libertà, la data della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, che peraltro è già giustamente ricordata il 27 gennaio. Forse non tutti sanno – sicuramente non lo sa la grandissima maggioranza degli studenti che frequentano le nostre scuole – quanti prigionieri, sopravvissuti miracolosamente ad Auschwitz e liberati, sono stati poi internati in campi di concentramento sovietici nella lontanissima e freddissima Siberia e, generalmente, a quella seconda mostruosità non sono sopravvissuti.
Quanti ricordano, tra gli studenti che frequentano le nostre scuole, che la seconda guerra mondiale è nata grazie anche al trattato di sostanziale alleanza attiva (perché era un’alleanza attiva, non un trattato di pace) tra la Germania nazista e l’Unione Sovietica di Stalin? L’accordo stabilito tra Molotov e Ribbentrop consentì a Hitler di iniziare la seconda guerra mondiale sapendo di essere tutelato sul fronte orientale. Una volta liquidata la poca resistenza che era in grado di offrire la Polonia, anche perché attaccata sull’altro fronte dall’Unione Sovietica, avrebbe potuto dedicarsi con comodo alle sole Francia e Gran Bretagna senza temere attacchi da Est. Quello non fu certo un accordo con finalità positive, poiché la controparte che ebbe l’Unione Sovietica furono le Repubbliche baltiche, metà della Polonia, e anche un tentativo di impadronirsi della Finlandia.
A questi dettagli vorrei aggiungerne qualche altro che, difficilmente, i nostri studenti (ma anche alcuni adulti) ricordano. La Rivoluzione di Ottobre, di cui si conoscono le conseguenze, viene ricordata come il rovesciamento del regime antiquato e non certo democratico degli Zar, con l’instaurazione della dittatura del proletariato e del Partito bolscevico. Sappiamo, in realtà, che la Rivoluzione di Ottobre non rovesciò gli Zar, che erano già stati esautorati dal Potere, ma rovesciò un Governo democratico il quale, in quanto tale, aveva molti difetti ma era democratico e poteva dare alla Russia delle speranze – sia pure con grandi difficoltà – evitando milioni di persone sterminate, internate, deportate, le sofferenze immense di milioni di esseri umani privati durante il corso della loro vita di quel bene fondamentale che è la libertà.
Sui danni creati dalle ideologie ritengo vada sviluppata una riflessione: stiamo parlando del comunismo, ma ci riferiamo a tutte le ideologie capaci di suscitare entusiasmo, con risultati invece opposti alle aspettative. Milioni di persone che si sono battute per queste ideologie impegnando il proprio tempo, il proprio denaro e la propria vita a volte sono stati loro stessi vittime di uno spaventoso inganno: hanno dedicato la loro vita a ciò che, in alcuni casi, si è rivolto contro loro stessi e le loro famiglie e, in ogni caso, contro la libertà e il benessere dei loro concittadini e di tutto il mondo.
Questo credo sia da ricordare il 9 novembre. Si potrà dire che non è tutto, ma credo che il testo al nostro esame sia formulato con grande cura: si devono ricordare i danni creati dal totalitarismo passato e presente, da tutti i totalitarismi.
Ho iniziato il mio intervento con una citazione e lo chiuderò con un’altra che, avendo molti padri, non attribuirò a nessuno: la libertà non è un bene conquistato una volta per sempre, ma va difeso giorno per giorno contro le ideologie di ieri, contro le false ideologie di oggi, contro i totalitarismi passati e presenti. Questa giornata dovrà essere un aiuto per fare questo: per ricordare, contro i totalitarismi, che la libertà è una sola. È difficile da difendere ma merita il nostro impegno giorno per giorno.