Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. –
Premesso che:
il 21 aprile 2021, nel corso dell’audizione presso la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, il Ministro in indirizzo, nel rispondere a domande dei parlamentari, ha comunicato che è in corso di elaborazione una nuova Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere, poiché quella attualmente pubblicata si riferisce al 2013-2015, e non sarebbe più valida; per la elaborazione in corso, ha altresì riferito il Ministro, sono state consultate circa sessanta associazioni e sarà prevista una serie di ulteriori passaggi, anche a livello istituzionale;
tuttora il sito internet della “Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari opportunità – Unar” riporta una strategia, precisando che è stata approvata dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri il 29 aprile 2013; solo nel testo da scaricare c’è scritto che è la strategia 2013-2015,
si chiede di sapere:
quali siano le associazioni consultate, con quale criterio siano state scelte, se, come per l’elaborazione della precedente strategia, siano state consultate solo le associazioni LGBT;
se il Senato e la Camera dei deputati verranno coinvolti prima dell’approvazione della strategia, anche in considerazione del fatto che il disegno di legge su omofobia, transfobia e altro, approvato dalla Camera dei deputati, eleva il rango della strategia stessa a un livello simile a quello di norma delegata;
se nella strategia in elaborazione si intendano confermare i seguenti punti, contenuti in quella oggi pubblicata nel sito governativo:
l’accettazione della teoria della “performatività” del genere, anche detta “gender”, la quale afferma che “maschio e femmina” sono, in tutto o in grandissima parte, costruzioni sociali ovvero culturali e, nelle sue formulazioni più estreme, oggi postula che tale sia anche l’attrazione sessuale, secondo la quale, come scritto nella “strategia”, quella fra uomo e donna “è solo una delle possibilità”;
la diffusione nelle scuole della conoscenza di presunte “nuove realtà familiari”, quale quella dei “figli di genitori omosessuali”, e di un glossario dei termini LGBT, che consenta un uso appropriato del linguaggio;
valorizzazione dell’expertise delle associazioni LGBT in merito alla formazione e sensibilizzazione dei docenti, degli studenti e delle famiglie, per potersi avvalere delle loro conoscenze, e il loro accreditamento presso il Ministero dell’istruzione in qualità di enti di formazione;
predisposizione della modulistica scolastica amministrativa e didattica in chiave di “inclusione sociale, rispettosa delle nuove realtà familiari, costituite anche da genitori omosessuali”;
realizzazione di percorsi innovativi di formazione e di aggiornamento per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con un particolare focus sul tema LGBT e sullo sviluppo dell’identità sessuale nell’adolescente, sull’educazione affettivo-sessuale, sulla conoscenza delle nuove realtà familiari, formazione rivolta non solo al corpo docente e agli studenti (con riconoscimento per entrambi di crediti formativi), ma anche a tutto il personale non docente della scuola (personale amministrativo, bidelli, eccetera);
se le “linee guida per una comunicazione rispettosa delle persone LGBT” pubblicate nel sito governativo come allegati alla “Strategia”, senza indicazione di data siano ancora valide; in caso negativo, se nella strategia in elaborazione ovvero in eventuali allegati, si intendano confermare i seguenti punti, contenuti nelle suddette linee guida:
il proposito di modificare il modo di esprimersi non solo di enti e istituzioni pubbliche, ma anche dei media e persino delle istituzioni ecclesiastiche;
la fideistica accettazione della dottrina secondo la quale nell’individuazione del sesso del partner sessuale non ci sia mai un aspetto di scelta, ma sempre e soltanto l’espressione di una natura;
l’indicazione che l’orientamento sessuale non debba essere menzionato nelle notizie giornalistiche e l’esecrazione di espressioni come “amico vicinissimo, la persona che gli è stata più vicina”, perché non darebbero sufficiente dignità a legami omosessuali;
l’aprioristica esecrazione dell’uso del genere grammaticale non corrispondente al sesso di autoidentificazione;
la descrizione di un percorso da eterosessuale a omosessuale come totalmente e incondizionatamente positivo, e la classificazione dell’ipotesi inversa come immancabilmente manipolativa e tale da causare gravi conseguenze sul piano psichico;
l’enunciazione dell’aforisma secondo il quale il matrimonio non esiste in natura, mentre in natura esiste l’omosessualità;
l’enunciazione del concetto secondo il quale coloro che non si conformano alla nuova ideologia lo fanno per rassicurazione rispetto alla propria sessualità;
la condanna dell’abitudine di rimandare al sesso quando si parla di omosessualità, dell’uso di immagini dei “gay pride” e simili per illustrare servizi giornalistici sulla richiesta dei cosiddetti “diritti”, in quanto tali immagini potrebbero gettare un’ombra sulla sacralità di tali richieste, del contraddittorio quando si parla dei “diritti”;
la condanna di qualsiasi contrarietà ai matrimoni omosessuali negandone qualsiasi fondatezza e l’enunciazione del “diritto delle persone omosessuali ad avere una famiglia”;
la condanna delle espressioni, “matrimoni gay”, “famiglia gay”, “famiglia omosessuale” e “famiglia tradizionale”, in nome del fatto che non c’è ragione per tali distinzioni;
la condanna dell’idea che un bambino abbia bisogno di una figura maschile e di una femminile e dell’espressione “adozione” in caso di maternità surrogata, espressione “che nasce dal pregiudizio” secondo il quale la coppia omosessuale è sterile.