Torino sopprime la Scuola Universitaria Management d’Impresa (SUMI) di Pinerolo

Una scuola di eccellenza i cui laureati trovano un lavoro a un mese dal diploma, sostenuta da 150 aziende ed enti pubblici di primaria importanza, viene sacrificata anche grazie a un professore che ne era stato escluso

Interrogazione al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Premesso che:

il Senato accademico e la Facoltà di Economia dell’Università di Torino hanno recentemente assunto la decisione di sopprimere senza alcuna ragione la Scuola Universitaria Management d’Impresa (SUMI) di Pinerolo, realtà altamente dinamica e innovativa, un esempio per ora forse unico di collaborazione tra pubblico e privato nell’istruzione, che in pochi anni ha raggiunto eccellenti risultati;

tale Scuola ebbe origine quando, in data 17 dicembre 1996, venivano stipulate in Pinerolo tra l’Università di Torino e il consorzio CUEA (Consorzio Universitario di Economia Aziendale per gli studi e la formazione nel settore dell’economia e dell’amministrazione delle imprese) le convenzioni per l’istituzione della Scuola Universitaria in Economia e Amministrazione delle Imprese e della Scuola Universitaria in Economia e gestione dei servizi turistici, destinate alla realizzazione dei relativi diplomi universitari;

detto CUEA è arrivato a comprendere oggi circa 150 aziende ed enti pubblici di primaria importanza quali ad esempio: Fondazione CRT, Comune di Torino, Provincia di Torino, AEM di Torino, Autostrada Torino–Milano, San Paolo IMI, Credito Italiano, SAI, Toro Assicurazioni, Gruppo Marcegaglia, Ferrero, Ordine Mauriziano, CTO di Torino, Lavazza, parecchi comuni e comunità montane del Pinerolese, ecc.;

successivamente, in data 28 gennaio 1998, il medesimo Consiglio di facoltà deliberava anche l’attivazione del diploma universitario in Gestione delle Amministrazioni pubbliche e contemporaneamente decideva di dar vita a Pinerolo ad un’unica Scuola, cui affidare la realizzazione dei tre suddetti diplomi quale «struttura didattica speciale», ai sensi dell’articolo 48 dello statuto dell’Università degli studi di Torino;

a tal uopo il 25 novembre 1998 fu stipulata, fra l’università e il consorzio CUEA, una convenzione in cui si prevedeva tra l’altro:

  • la sottoposizione della Scuola al controllo didattico della Facoltà di Economia dell’Università di Torino, alla quale era riservata la scelta dei docenti;
  • l’autonomia didattica e gestionale della Scuola;
  • il trasferimento alla Scuola da parte dell’Università delle risorse finanziarie derivanti dai contributi universitari versati dagli studenti;
  • l’accollo da parte del CUEA delle spese di riscaldamento, delle utenze, dei servizi vari e del personale non docente e di segreteria;
  • la partecipazione del CUEA alla preparazione del materiale didattico;
  • la responsabilità del CUEA per l’organizzazione e il finanziamento degli stage presso le aziende di tutte le unità di tirocinio e di esercitazione;
  • l’obbligo per il CUEA di sostenere finanziariamente la Scuola in tutte le attività didattiche, anche con la copertura delle retribuzioni e dei rimborsi spese per i docenti e per la realizzazione di attività tutoriali;
  • la durata triennale della convenzione stessa a decorrere dal 1º novembre 1998, con tacita proroga in mancanza di disdetta e l’obbligo a tenere comunque in vita la Scuola il tempo necessario al completamento del ciclo di studi iniziato dagli studenti;

la dedizione dei docenti, il controllo esercitato dalla Facoltà e la costante opera di collaborazione, proposta e supporto del CUEA hanno permesso di implementare in una zona priva di altre strutture universitarie una scuola di assoluta eccellenza, dove gli studenti possono usufruire di laboratori di avanguardia, di stage formativi, impianti sportivi, un’ottima mensa e valide sistemazioni abitative, e ciò senza che essi debbano sostenere alcun onere oltre al pagamento di normali tasse e contributi universitari;

l’eccellenza della scuola si rispecchia nei risultati: il tasso di assenza dalle lezioni è dell’11%, il tasso dei fuori corso è del 7%, quello di abbandono è appena del 10% a fronte di una media nazionale che supera il 60%, mentre a un mese dal diploma ben il 92,7% dei diplomati ha già trovato un lavoro;

anche la crescita continua del numero di iscritti va tenuta presente: 117 il primo anno (1996/97), 228 il secondo, 286 il terzo, 309 il quarto, 358 il quinto e infine oltre 660 nell’anno in corso; è interessante notare che il 60% degli iscritti proviene da fuori del bacino naturale di utenza di Pinerolo;

la totale positività dell’esperienza della SUMI è riconosciuta anche in parecchi documenti ufficiali dell’Università, la quale peraltro il 15 febbraio 2001 decideva la trasformazione dei diplomi universitari attivati in Pinerolo nei corrispondenti Corsi di Laurea Triennali di 1º livello; in tale occasione il preside della Facoltà di Economia, prof. Daniele Ciravegna sottolineava come i corsi di Pinerolo «possano contare su risorse personali, reali e finanziarie fornite da enti pubblici e privati che hanno creduto nella bontà degli iter formativi messi in campo; come sia essenziale che tale collaborazione e integrazione sia ulteriormente espansa sia perché alcuni punti degli iter formativi non possono essere realizzati in assenza di questa collaborazione (si pensi agli stage e alle testimonianze aziendali) sia perché questa è la testimonianza dell’effettiva rilevanza economica e sociale degli iter stessi»;

tali affermazioni sono confermate anche dal fatto che, nei cinque anni di funzionamento della SUMI, il CUEA ha sostenuto il 63,1% delle spese della scuola, la fondazione CRT (anch’essa aderente al CUEA) il 15,2%, e l’Università solo il 21,7%, cifra peraltro inferiore ai soli contributi universitari versati gli iscritti alla SUMI, escluse dunque le tasse universitarie;

improvvisamente, il 16 maggio 2001, il prof. Ciravegna mostrava un atteggiamento opposto, proponendo di «far riappropriare alla Facoltà il pieno controllo»dei corsi di laurea riducendo quelli che definiva «soggetti esterni che volessero collaborare, partecipare e sostenere i corsi stessi»a semplici e passivi finanziatori, completamente esclusi da tutto ciò che egli stesso aveva ben descritto e lodato appena sessanta giorni prima, proponendo infine di «trasferire il logo SUMI a una associazione costituita dalla stessa università e dal CUEA», svuotando però quel «logo» di gran parte del suo significato poiché la Scuola universitaria non esisterebbe più in quanto i corsi sarebbero interamente gestiti dalla Facoltà di Torino;

il prof. Ciravegna motivava la proposta affermando che l’associazione sarebbe«istituzione giuridicamente più forte» della convenzione (ma in questo caso privata dell’oggetto del suo costituirsi) e le Scuole universitarie «si presenterebbero meno forti della Facoltà, sul piano competitivo» (mentre i risultati della stessa SUMI dimostrano semmai l’opposto);

va sottolineato che nessun fatto nuovo era intervenuto nel tempo trascorso tra le due diversissime posizioni assunte dal prof. Ciravegna (e comunque nulla viene da lui stesso addotto al riguardo), tranne l’esclusione del professore stesso dal Consiglio d’Amministrazione del CUEA, per decisione della Fondazione CRT dalla quale era stato a suo tempo designato;

lo stesso 16 maggio 2001 il presidente del CUEA, con una lettera al prof. Ciravegna ribadiva la posizione del Consorzio stesso favorevole alla conferma dell’assetto già collaudato, ricordando che tale assetto aveva permesso alla SUMI, oltre ai successi qui già citati, di diventare sede della Summer School dell’Accademia Italiana di Economia Aziendale, che raggruppa i docenti di ruolo su materie aziendalistiche di tutte le facoltà italiane, e di essere inserita nel Comitato patrocinante il premio annuale «Archimede» che offre un consistente premio in denaro alla migliore idea imprenditoriale proposta da un neo-imprenditore; è comunque palese che i soggetti aderenti al consorzio perderebbero interesse a sostenere un’iniziativa che li vedesse declassati a semplici, passivi e quasi coattivi finanziatori;

ciononostante, il 2 luglio 2001 il Senato Accademico dell’Università di Torino assumeva la Delibera «Modifiche di Statuto dell’università degli Studi di Torino – Titolo IV e V» in cui al nuovo articolo 50 si prevede che per la realizzazione delle attività didattiche delle singole facoltà possano essere costituite apposite strutture didattiche (in tutto analoghe alla già esistente SUMI), ma allo stesso tempo si cancella la SUMI di Pinerolo dell’elenco delle Strutture Didattiche Speciali, violando peraltro la convenzione Università di Torino – CUEA che prevede, all’articolo 12, una durata di tre anni a partire dal 1º novembre 1998, con proroga automatica salvo disdetta di una delle parti, da comunicarsi almeno sei mesi prima dalla scadenza, con garanzia, da entrambe le parti, di completare l’ultimo ciclo di studi triennale avviato; a tutt’oggi peraltro nessuna disdetta è intervenuta; pertanto la convenzione andrebbe ritenuta valida fino al 31 ottobre 2004, con garanzia di completamento dell’ultimo corso triennale avviato;

in data 25 luglio 2001 il Consiglio di Facoltà di Economia, in ulteriore violazione della convenzione, approvava la Delibera n.374, nella quale l’attivazione in Pinerolo dei Corsi di laurea Triennale in Economia e Gestione dei servizi turistici, Economia e gestione delle Imprese e Gestione delle Amministrazioni pubbliche viene sottoposta alla condizione della stipula di una nuova Convenzione fra l’Università ed il CUEA, nelle forme imposte dalla facoltà stessa, forse anche perché gran parte dei partecipanti al consiglio non era informato del fatto che ciò significherebbe molto probabilmente la soppressione non solo della SUMI, come tale, ma anche dell’attivazione dei corsi universitari in Pinerolo, che l’Università non sarebbe in grado di finanziare senza l’apporto del CUEA, contrario a modificare in modo così rilevante l’assetto attuale;

una lettera del Rettore del 24 luglio 2001 mitigava provvisoriamente e opportunamente le decisioni assunte, invitando la Facoltà a non introdurre modifiche alla situazione in atto, quanto meno in attesa di apposito incontro trilaterale;

tuttavia, solo il 5 settembre 2001 il Consiglio di facoltà deliberava l’attuazione presso la SUMI dei corsi per l’anno 2001-2002, mettendo in grave difficoltà la Scuola stessa che fino a poco prima dell’inizio delle lezioni non ha avuto la certezza di poterle avviare;

contestualmente il Consiglio fissava al 31 marzo 2002 il termine ultimo per «valutare l’opportunità di continuare ad attivare per l’anno accademico 2002-2003 i corsi di laurea in Pinerolo in relazione all’avvenuto conseguimento dell’accordo con il consorzio CUEA sulla configurazione dei reciproci rapporti che tenga del nuovo (sic! Si deve intendere «tenga conto») ordinamento didattico universitario e della nuove (sic!) esigenze di impostazione istituzionale della collaborazione tra Università ed enti esterni, pubblici e privati»;

il 3 settembre l’interrogante aveva fatto pervenire al Rettore una lettera a difesa della SUMI, in cui si sottolineava l’importanza di tale istituzione per la città di Pinerolo e per tutto il territorio circostante, oltre che la valenza nazionale di tale esperienza;

a fronte di una situazione di assoluta emergenza per la sopravvivenza della Scuola, il CUEA, in data 8 novembre 2001, depositava presso il TAR un ricorso avverso i diversi atti del Senato accademico e del Consiglio di Facoltà di Economia che tendono a sopprimere la SUMI, ravvisando in essi eccesso di potere per contraddittorietà con precedenti manifestazioni di volontà dell’Amministrazione, eccesso di potere per insanabile contrasto con la Convenzione 25 novembre 1998 ormai rinnovata per un ulteriore triennio, eccesso di potere per difetto di motivazione in ordine alle ragioni di interesse pubblico che hanno condotto alla cancellazione della SUMI dalle Strutture didattiche speciali;

al di là della fondatezza giuridica del ricorso, che all’interrogante pare salda, l’atto dimostra nel modo più evidente l’indisponibilità del CUEA ad ottemperare alle pretese della Facoltà di Economia dell’Università di Torino e, dunque, che un perdurare dell’atteggiamento della Facoltà porterebbe all’annullamento di ogni attività a Pinerolo;

ciò nondimeno, il CUEA non tralasciava nulla che potesse portare ad un accordo consensuale, formulando, anche per iscritto il 29 novembre 2001, proposte per una maggiore partecipazione della Facoltà alla vita della SUMI, rendendosi disponibile all’inserimento di due nuove vicepresidenze della Scuola, da assegnare alla Facoltà e all’Ateneo;

il prof. Ciravegna rispondeva il 18 dicembre biasimando innanzitutto la mancanza di «alcuna traccia di apertura da parte del Consorzio» e le «posizioni di chiusura» da lui ad esso attribuite; nel prosieguo della sua missiva l’illustre docente ribadisce i «due punti irrinunciabili per la Facoltà e per l’Ateneo»: la soppressione della SUMI quale struttura didattica speciale accompagnata dall’istituzione di un’associazione tra Università e CUEA, che vincoli «ex ante» quest’ultimo a mettere a disposizione le risorse necessarie al progetto formativo, la cui responsabilità «non può che essere della Facoltà» che deve scegliere anche il modello organizzativo; non mancano nella lettera espressioni irriguardose nei confronti del CUEA («non mi sorprende perché non è la prima volta che ci si lascia con una larvata apertura e poi ci si ritrova poco dopo sulle solite posizioni di chiusura») e un’aperta per quanto generica messa in dubbio della validità dell’esperienza SUMI, in particolare della significatività del raddoppio di iscrizioni nell’ultimo anno, da lui attribuita all’istituzione dei nuovi corsi di laurea triennali (che ha avuto però effetti ben più modesti sulle iscrizioni alla Facoltà direttamente gestita dal prof. Ciravegna);

l’intera vicenda rimaneva oggetto di un prudente riserbo da parte di tutti i soggetti coinvolti, per non allarmare gli studenti e le loro famiglie, finché un brillante servizio del settimanale locale «L’eco del Chisone», nel numero del 10 gennaio 2002 rendeva nota l’incresciosa situazione, suscitando un unanime sostegno al proseguimento della positiva esperienza della SUMIi;

il prof. Ciravegna rispondeva al servizio giornalistico con una lettera al direttore, pubblicata il 17 gennaio 2002, in cui esordisce accusando il giornalista (che ha riferito i semplici fatti) di errori e scorrettezza; i presunti «errori» gli offrono però la conferma di una – questa sì presunta e, a suo parere grave – colpa della SUMI, di aver «sempre cercato di presentarsi come qualcosa di separato dalla facoltà di Economia»; afferma poi che, con una più chiara appartenenza alla facoltà torinese, gli studenti di Pinerolo «potranno competere con i laureati di Torino» (competizione peraltro priva di interesse per gli studenti della SUMI che trovano lavoro molto più facilmente dei loro colleghi, che secondo il suddetto illustre economista godrebbero in partenza di maggiore considerazione); la missiva contiene poi alcune gratuite affermazioni nei confronti del presidente della SUMI, prof. Umberto Bocchino (neppure citato nell’articolo che ha dato origine alla lettera in quesitone), velatamente bollato di assenteismo (Ciravegna scrive che era contrario alle delibere del Consiglio di Facoltà «quando era presente»), nonché di «posizione di profondo disaccordo con le scelte strategiche della facoltà che lo ha espresso»; si chiude infine con neanche troppo velate accuse alla SUMI di immobilismo e chiusura: «innovare per crescere, questo dovrebbe essere la parola d’ordine di una scuola che deve e vuole insegnare il management!»;

il passaggio più sconcertante di detta lettera è però quello in cui si afferma che alla nuova associazione «potranno affluire anche tutti i contributi che gli studenti pagano», mentre all’attuale SUMI oggi «affluisce solo la quota parte dei contributi che il Consiglio di amministrazione dell’università di Torino decide autonomamente anche sulla base delle esigenze di bilancio dell’ateneo nel suo insieme»;ciò per un verso è in contrasto con la convenzione (la quale prevede il trasferimento alla Scuola da parte dell’Università di tutte le risorse finanziarie derivanti dai contributi universitari versati dagli studenti della scuola stessa); per altro verso tali parole sembrano evidenziare che il supporto finanziario da parte dell’ateneo non viene influenzato da accordi trasparenti e liberamente assunti dalle parti né dalle reali esigenze di carattere gestionale e didattico, ma da altre considerazioni; va da sé che tale lettera ha causato vivo stupore e perplessità tra gli studenti, le loro famiglie e la popolazione locale;

alla luce di quanto esposto risulta una presente situazione di disagio e disorientamento da parte di studenti, finanziatori e sostenitori della SUMI, un incombente pericolo di soppressione di corsi di grande successo e di una realtà che non solo offre un insostituibile servizio di istruzione pubblica, ma addirittura finisce per rendere anziché costare all’ateneo di Torino,

si chiede di sapere:

quale fondamento abbia la citata affermazione del Consiglio di facoltà di Economia di Torino, secondo il quale la pretesa di sopprimere la SUMI sarebbe necessaria per avere una «configurazione dei reciproci rapporti che tenga conto del nuovoordinamento didattico universitario e delle nuove esigenze di impostazione istituzionale della collaborazione tra Università ed enti esterni, pubblici e privati»;

se, stanti la carenza di laureati che affligge il Paese, in particolare nel settore economico, gli alti tassi medi di abbandono universitario, la forte necessità di reperire nuove risorse finanziarie in questo settore, non si ritenga che un’esperienza come quella della SUMI che presenta un bassissimo tasso di abbandono scolastico, un’alta produttività di laureati, nessun costo gravante sull’erario e anzi un apporto di ben 905.000 euro nell’ultimo anno provenienti dal privato a un istituto di istruzione pubblica, e addirittura un saldo attivo a favore delle casse dell’ateneo di Torino, vada tutelata, valorizzata, presa ad esempio, anziché ostacolata e minacciata nella sua sopravvivenza;

quale sia la valutazione del Ministro in indirizzo sull’esperienza SUMI, in quanto collaborazione tra pubblico e privato, tra istruzione e mondo del lavoro e delle imprese, tra università ed enti locali, anche alla luce della linea che intende seguire a livello nazionale;

se ritenga di compiere atti conoscitivi o ispettivi sia per verificare la veridicità di quanto sopra esposto sia per trovare ulteriori elementi utili a meglio valutare la situazione.

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