Bisogna trovare il modo di valorizzare chi lavora bene e agire in modo differenziato su coloro che fanno esattamente l’opposto
Interrogazione 3-01279 del senatore Malan – “Abolizione del tempo pieno”, “abolizione delle mense”, “lezioni a pagamento”: le bugie inducono molte donne a lasciare il lavoro e molti nonni a chiedere la pensione in anticipo (23 ottobre 2003)
Risposta del Sottosegretario all’Istruzione
Signor Presidente,
sono pienamente condivise le affermazioni dell’Onorevole senatore interrogante circa la campagna di disinformazione, strumentalmente alimentata da alcuni ambienti politici e sindacali pregiudizialmente ostili alla riforma del sistema scolastico e formativo promossa dal Governo all’inizio della legislatura. Dopo un ampio e approfondito confronto e dibattito nelle Aule parlamentari, la riforma è stata varata con la legge delega 28 marzo 2003, n. 53, ed è stata ora completata con l’emanazione dei relativi decreti delegati.
Per quanto riguarda in particolare la strumentale disinformazione sul tempo pieno nella scuola elementare e il tempo prolungato nella scuola media, confermo che il tempo pieno e il tempo prolungato sono stati assicurati a tutte le scuole che lo avevano adottato precedentemente alla riforma del primo ciclo d’istruzione attuata con il decreto delegato 19 febbraio 2004, n. 59. Le famiglie hanno, quindi, potuto constatare che i loro figli possono rimanere a scuola per le stesse quantità orarie o per quantità – persino maggiori. Lo prova il fatto che le 30 ore sono state confermate in maniera generalizzata e che l’orario da 30 a 40 ore, comprensivo della mensa e del dopo-mensa, è passato dal 21 per cento al 23,5 per cento nella scuola primaria e dal 28 per cento al 30 per cento nella scuola secondaria di primo grado.
La maggiore ampiezza degli interventi formativi, legati alle attività opzionali facoltative, valorizza l’autonomia delle scuole, rafforza l’unitarietà del progetto didattico, rende i percorsi più flessibili e ricchi di opportunità. In sede di elaborazione degli organici, l’Amministrazione ha avuto cura di garantire le risorse necessarie per un’offerta formativa valida sia sul piano qualitativo che sul piano quantitativo.
Tutto ciò dimostra l’assoluta infondatezza degli allarmi diffusi ad arte nella prima fase di attuazione della riforma.
È parimenti condivisa l’esigenza di migliorare il funzionamento degli Uffici per le Relazioni con il Pubblico (UU.RR.PP.).
A tale proposito, non va peraltro sottaciuto che, in passato, a questa esigenza non si è dato sufficientemente rilievo nella Pubblica Amministrazione, ivi compresa l’Amministrazione dell’istruzione. L’insufficiente attenzione al problema ha avuto riflessi sulla organizzazione degli Uffici per le Relazioni con il Pubblico, che non hanno potuto contare su risorse di personale quantitativamente e qualitativamente adeguate all’importanza del ruolo che la comunicazione ha, via via, assunto nella società.
Quanto allo specifico episodio cui fa riferimento il Senatore interrogante, va considerato che esso risale all’ottobre del 2003, cioè a un periodo in cui non era stato ancora pienamente definito il testo del decreto delegato sulla scuola dell’infanzia e sul primo ciclo dell’istruzione, che è stato emanato il 19 febbraio 2004; ciò può aiutare a comprendere come non tutto il personale addetto all’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Ministero potesse essere adeguatamente preparato a dare risposte compiute su provvedimenti normativi in via di definizione.
Va fatto comunque presente che, successivamente all’episodio segnalato dal Senatore interrogante, è stata ridisegnata l’organizzazione di questa amministrazione; in particolare, è stata modificata la struttura del Ministero cui fa capo l’U.R.P. e sono cambiati i responsabili dei relativi uffici; in generale, il sistema della comunicazione ha ricevuto maggiore attenzione.
A tal fine, infatti, già nel 2004 sono stati organizzati interventi formativi, in collaborazione con il Dipartimento di sociologia e comunicazione dell’università degli studi “La Sapienza” di Roma, destinati ai dipendenti in servizio presso le strutture centrali e le articolazioni territoriali del Ministero che svolgono attività di comunicazione all’interno degli UU.RR.PP. Per i medesimi addetti è stata, poi, organizzata la manifestazione “COM.PA.”, che si è svolta a Bologna dal 2 al 4 novembre 2005, su iniziativa della Direzione generale per la comunicazione del Ministero in collaborazione con la suddetta Università; in questa occasione è stato realizzato uno specifico intervento formativo, denominato “FORMIUR150”, che rappresenta un indubbio momento di arricchimento professionale per gli operatori istituzionali addetti al settore.
Attualmente è in corso di elaborazione un piano di interventi per rafforzare e qualificare l’intero sistema di comunicazione; nell’ambito di questo piano, saranno previste una serie di iniziative destinate a rafforzare gli UU.RR.PP. dell’Amministrazione e ad assicurare una più puntuale e costante informazione del Personale addetto alla comunicazione, nonché una maggiore professionalità nel comunicare.
Replica del senatore Malan
Signor Presidente,
ringrazio innanzitutto il Sottosegretario, senatrice Siliquini, per la sua risposta e – per suo gentile tramite – ringrazio il Ministro al quale l’interrogazione è stata rivolta.
Esprimo soddisfazione per la riorganizzazione dell’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico del Ministero dell’Istruzione che ci è stata illustrata e per gli altri provvedimenti che sono stati adottati.
Vorrei, però, sottolineare che, nella mia interrogazione, ho segnalato precisi episodi di infedeltà da parte di dipendenti del Ministero, i quali, nella loro posizione, benché forse non ancora informati sui dettagli della riforma, non è che non rispondessero alle domande, ma le volte in cui rispondevano – perché generalmente non rispondevano proprio – lo facevano puntualmente e specificamente con una disinformazione sistematica e contraria a quanto previsto dalla legge già approvata e alle dichiarazioni pubbliche rese dal Ministro Moratti dentro e fuori il Parlamento.
Di fronte a tutto ciò, è stato certamente giusto e commendevole aver riorganizzato l’intero comparto del Ministero; mi chiedo però – ma credo sia un problema generale della Pubblica Amministrazione – quali siano gli strumenti per difendere il diritto dei cittadini affinché coloro che sono pagati dal Contribuente, che sono pagati dallo Stato, svolgano effettivamente il loro lavoro e che coloro che invece fanno il contrario del proprio lavoro – che sono una minoranza – vengano in qualche modo incentivati e spinti a tenere un comportamento migliore.
Ho segnalato anche episodi di propaganda politica specificamente contro la riforma della scuola approvata dal Parlamento. Ci sono – e già, secondo me, questo è particolarmente grave – insegnanti che, durante o dopo le ore di scuola, portano i bambini a manifestazioni di parte, coartando la loro volontà e andando contro la loro dignità, perché anche a quell’età hanno diritto di esprimere le loro opinioni ma devono essere le loro e non quelle dell’insegnante che su di essi ha un forte ascendente e anche un potere pratico nella vita di tutti i giorni.
Tuttavia, ancora più grave è il comportamento di coloro che hanno non già il dovere di insegnare – cosa che spero gli insegnanti che ho menzionato facciano – ma quello di informare, mentre invece fanno esattamente l’opposto.
È giusto che si migliori radicalmente la struttura ma credo che, nei confronti delle persone, nelle pubbliche amministrazioni in generale bisognerà trovare il modo di agire affinché chi lavora bene possa essere valorizzato, premiato e messo in condizioni di trarre migliori soddisfazioni dalla propria professionalità e anche di fornire un migliore servizio allo Stato e, dunque, ai Cittadini. Questo può avvenire solo se c’è una differenziazione rispetto a coloro che fanno esattamente l’opposto.
Detto questo, rinnovo il ringraziamento il Sottosegretario, che ha cortesemente risposto alla mia interrogazione.